MAFIA e LEGALITÀ: la testimonianza di Fabio Trizzino al Liceo Mattioli di Vasto

Le immagini dell’evento promosso questa mattina dall’Osservatorio regionale della Legalità, presieduto dal consigliere regionale Francesco Prospero, dal titolo: “Mafia e Legalità: la testimonianza di Fabio Trizzino“.

 

Il dibattito si è svolto presso il Liceo Scientifico “Raffaele Mattioli” di Vasto, alla presenza dell’avv. Fabio Trizzino, legale della Famiglia Borsellino e del Sen. Etel Sigismondi, membro della Commissione Antimafia. Ha moderato l’incontro il giornalista Mediaset, Lorenzo Salerni. 

 

La mattina è stata introdotta dai saluti istituzionali della dirigente Maria Grazia Angelini e dall’assessore del Comune di Vasto, Anna Bosco.

 

Al Mattioli “Mafia e legalità: la testimonianza di Fabio Trizzino”

Il Mattioli apre le porte al tema della legalità, già protagonista di diversi incontri di quest’anno scolastico, e nella giornata di venerdì 28 marzo ha ospitato il convegno “Mafia e legalità: la testimonianza di Fabio Trizzino”, il progetto promosso dall’Osservatorio Regionale della Legalità, attraverso il quale l’Avvocato Trizzino, genero di Paolo Borsellino, ha potuto offrirci un efficace spaccato di quella che è la realtà della mafia di ieri ed oggi, volto soprattutto a rinnovare la memoria tra i giovani che non hanno vissuto in prima persona il periodo precedente al maxiprocesso; insieme a lui sono intervenuti  Lorenzo Salerni, Giornalista e moderatore del discorso, Francesco Prospero, Presidente dell’Osservatorio della Legalità e il senatore, Membro della Commissione Antimafia, che hanno contribuito al suo racconto.

In apertura i saluti della Dirigente scolastica, prof.ssa Maria Grazia Angelini e quelli dell’assessore del Comune di Vasto Anna Bosco. Ha preso poi la parola Salerni per ricordarci quello che è stato il messaggio proprio dell’incontro, e cioè che “la memoria ha un futuro”’, perché essa rappresenta uno strumento essenziale per continuare la lotta alla criminalità organizzata anche con le generazioni future. Questo è stato, dopotutto, un incontro dedicato ai ragazzi, e di ragazzi ha parlato anche il video-saluto di Salvatore Borsellino, testimone della grande fiducia che il magistrato riponeva nei giovani.

È intervenuto poi Prospero, a sottolineare l’importanza dell’educazione civica nelle scuole, che è anche educazione alla legalità, perché “per amare la legalità non è necessario essere un giurista’”: essa deve diventare una nostra scelta tutti i giorni, affinché le vittime della lotta antimafia non siano state vane. Operazione fondamentale in quanto cittadini – ha poi aggiunto il senatore Sigismondi- è quella di cercare sempre di capire se le leggi sono attuali, perché la Mafia si annida in ogni apparato statale e l’unico modo per combatterla è denunciare.

Del ruolo della scuola ha parlato anche Trizzino, che ha ricordato la sua, nella Sicilia degli anni ‘70, completamente chiusa al dialogo sulla realtà mafiosa. Il cambiamento da allora, quindi, è simbolo della fine della vecchia Mafia, quella dimensione asfissiante, che ha perso tanto grazie a uomini come Falcone e Borsellino e che ha aperto alla possibilità di raccontare, di fare testimonianza, per educare alla legalità o, meglio, per metterla in pratica, “come un imperativo kantiano che deve preesistere al nostro agire”. “Siate degni custodi di quello che quelle persone hanno costruito- ha ricordato- di tutti i sacrifici che, a differenza di ciò che ci fanno credere, hanno prodotto risultati”.

L’avvocato ha quindi introdotto il tema della mafia nelle istituzioni che, oltre che danneggiarle economicamente, alimenta in Italia lo stereotipo dello Stato che non funziona: anche in questo caso è fondamentale la denuncia da parte del cittadino, che deve ‘restare sempre acerbo, sempre innocente rispetto alla legalità’, e sconfiggere l’idea che l’istituzione sia inaffidabile, perché i suoi valori sono sempre nobili a prescindere da chi ci lavori. Anche l’operato dei magistrati durante il maxiprocesso fu ostacolato – e lo stato si sta ancora mobilitando per capire in che modalità –  ma se il cambiamento è stato possibile è perché non si sono arresi. Giudici che, ha spiegato, non erano degli eroi: ‘magis-stratus’, a un livello più alto, ma non di potere, “solo di carica”. Parlando di Borsellino, infatti, ne dipinge l’immagine di un uomo umilissimo e ligio al dovere, che continuò a lavorare incessantemente pur nella consapevolezza, sua e di tutta la famiglia, che la sua vita era a rischio.

Della famiglia Borsellino, alla quale era vicinissimo, Trizzino ha raccontato prima la paura, ma anche la volontà di testimoniare, poi, la malinconia e la distanza dei suoi figli dalla figura del nonno. Distanza che lo spinge a fare a noi giovani una domanda: che percezione abbiamo della mafia? Una parentesi tanto lontana quanto vicina, onnipresente eppure profondamente cambiata, che, forse, nutre in noi ancora quell’idea che ‘in Italia le cose vanno così’ e non si può risolvere tutto, che non ci si può fidare completamente dello Stato.

Ma allora, cosa fare per restituire le istituzioni ai loro veri valori? Trizzino conclude con tre punti: fare il proprio dovere, tendendo a mente che spesso non lo si vuole fare, ma ieri non lo si poteva fare; non assumere un atteggiamento nichilistico di fronte a ciò che non funziona; fare le cose non solo per noi, ma per la collettività.

Arianna Roberti LA SCUOLA FA NOTIZIA

 

 

 

 

A Vasto Osservatorio Legalità con Commissione Antimafia e legale famiglia Borsellino

 

 

 

FABIO TRIZZINO: “Ora spazio alla verità storica”