La celebrazione del 25 aprile, in occasione dell’80° anniversario della Liberazione d’Italia prevede la santa messa in suffragio al cimitero monumentale di Como alle ore 9.30 e la deposizione delle corone al Sacrario militare alle ore 10.
In piazza Cavour alle ore 11.00 si terranno poi gli interventi delle autorità e del presidente del comitato 80° Liberazione.
La cerimonia sarà accompagnata dal Corpo musicale Banda Baradello.
La Festa della Liberazione, una delle poche ricorrenze laiche del nostro calendario, non sembra destinata, almeno nell’immediato futuro, a evaporare nell’indifferenza e nella normalizzazione. Un destino che alcuni avevano invece previsto o addirittura auspicato, in direzione di una completa pacificazione nazionale, che oltrepassasse l’eredità di quella che fu anche una guerra civile: altri, invece, più legati a memorie, in senso alto, partigiane, avevano temuto questa ‘rassicurante’ omologazione a una società dove, nel nome dell’utile e del successo, i confini ideali sono esili e tendenzialmente oscillanti. Il 25 aprile fa parlare di sé e l’eco dei suoi plurali significati non si sbiadisce in commemorazioni istituzionali e diventa tema di confronto culturale e politico. Perciò non è esercizio sterile ritornare ai modi per cui questa data ha assunto il suo ruolo.
Il 25 aprile come festa nazionale fu celebrato fin dal 1946, per un’iniziativa dell’allora presidente del Consiglio dei ministri , ratificata con un decreto dal principe e luogotenente d’Italia che sanciva al tempo stesso la soppressione di festività legate al regime fascista come l’anniversario della (28 ottobre) e la (9 maggio).
L’iniziativa di celebrare il fu reiterata sia nel 1947 sia nel 1948, ma soltanto dal 1949 la Festa della Liberazione è diventata una ricorrenza stabile. La scelta della data non era affatto scontata; in effetti la fine delle ostilità in Italia e quindi la totale liberazione del territorio nazionale sono arrivate il 3 maggio 1945.
Si preferì invece orientarsi verso il giorno in cui il (Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia) chiamò il popolo italiano all’insurrezione nei territori ancora occupati dai tedeschi e al tempo stesso si affermò come un’unica autorità nazionale legittima.
Scegliere il 25 aprile significava quindi celebrare non soltanto la fine della guerra e dell’oppressione nazifascista, ma anche riconoscere il valore e l’importanza del movimento partigiano.
La differenza non è da poco: un conto è auspicare la fine della guerra e il ritorno alla normalità, un altro è aderire ai valori e all’iniziativa della . In questo senso, l’istituzionalizzazione del 25 aprile, la sua accettazione da parte di tutti gli italiani, si è presentata più ardua rispetto ad altre memorie civili.
Il 25 aprile è una la festa che unisce, o almeno prova unire, un popolo intorno a determinati valori. Ma è anche una festa contro. Contro il , la dittatura, la guerra: questo non si può cancellare.
Soprattutto non si può dimenticare che questo ‘nemico ideale’ è anche un pezzo della storia nazionale da cui siamo emersi attraverso una guerra civile. Inoltre, la Resistenza è stato un immenso movimento di popolo, che attraverso la guerra partigiana ma anche scioperi, manifestazioni, disobbedienza civile, momenti di solidarietà ha provato a costruire il proprio destino.
Nondimeno, se il consenso fu diffuso, la partecipazione attiva fu certamente minoritaria; altri combatterono sotto una diversa, opposta, bandiera e ampia fu la cosiddetta zona grigia. I valori della Resistenza sono ampiamente condivisi, ma forse in modo minore di quanto comunemente si creda, anche in contesti sicuramente esenti da aperte forme di nostalgia verso il regime fascista, ma che hanno ereditato le sensibilità attendiste della cosiddetta zona grigia oppure atteggiamenti individualisti o qualunquisti.
In questi 80 anni, la Resistenza è stata celebrata, ma anche attaccata e sminuita.
Pure fra gli storici, il cosiddetto storico non è un fenomeno recente e contrasti, anche aspri, nell’interpretazione dell’esperienza resistenziale sono sempre esistiti.
D’altra parte, il dibattito sulla memoria, e su questa memoria in particolare, non è scevro di conseguenze vaste sull’orientamento che il Paese può prendere oggi e in futuro, nel definire cioè il nostro presente e il nostro domani.
Capire questa connessione è importante; non abbiamo di fronte un’icona vuota ma una memoria viva, che impegna, costringe a scegliere e può quindi anche dividere. Vivere il 25 aprile come qualcosa di vivo e pulsante, capace di parlarci ancora, rimane comunque anche il modo migliore per ricordare quanti in quella difficile stagione seppero scegliere e il prezzo che pagarono.
Immagine: Sfilata della Liberazione in piazza Vittorio Veneto, Torino (6 maggio 1945). Crediti: Giorgio Agosti [CC BY-SA 2.5 IT (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.5/it/deed.en)], attraverso Wikimedia Commons
Fonte TRECCANI