Ustica: PAOLO BORSELLINO indagò su ‘buco nero’ radar di Marsala

Paolo Borsellino, all’epoca procuratore di Marsala, indagò su uno dei tanti ‘buchi neri’ dell’inchiesta sulla strage di Ustica.

A richiamare l’interesse del magistrato, poi ucciso dalla mafia nell’attentato di via D’Amelio nel 1992, era stata una telefonata alla trasmissione “Telefono giallo” condotta da Corrado Augias su Rai 3. Era il 6 maggio 1988.
Nel corso di una telefonata una persona si presentò come un aviere in servizio al centro radar di Marsala la sera del 27 giugno 1980 e disse che doveva comunicare “elementi molto pesanti”.
I militari avevano “visto perfettamente i tracciati” negati invece dai vertici dell’Aeronautica militare. “Solo che il giorno dopo – aggiunse il presunto aviere – il maresciallo responsabile del servizio ci disse di farci gli affari nostri e di non avere più seguito in quella vicenda…. La verità è questa: ci fu ordinato di starci zitti”. Dopo otto anni un “fatto emotivo interiore” aveva indotto il testimone a chiamare “Telefono giallo” in forma anonima ma di riattaccare rapidamente quando Augias tentò di approfondire la rivelazione.
Il giorno dopo Borsellino aprì un filone d’indagine su un aspetto cruciale del “muro di gomma”, alzato per annebbiare ciò che era accaduto sull’aerovia Ambra 13. Borsellino fece interrogare i militari in servizio a Marsala la sera della strage. Ma non riuscì a trovare elementi conducenti.
L’inchiesta di Borsellino finì così per aggiungere un altro mistero ai tanti depistaggi con cui si è confrontato il giudice Rosario Priore.        


Ustica, Mattarella: ‘Cercare la verità, i Paesi amici collaborino’

“La strage di 45 anni or sono nel cielo di Ustica ha impresso nella storia della Repubblica un segno doloroso e profondo che non potrà mai essere cancellato” ed è “stata una tragedia tra le più oscure e laceranti che hanno colpito il nostro Paese.
La Repubblica non abbandona la ricerca della verità e sollecita la collaborazione di tutti coloro che, anche tra i Paesi amici, possono aiutarci a rispondere al bisogno di giustizia, che non si dissolve negli anni perché è parte del tessuto stesso della democrazia”. Così in una dichiarazione il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione del 45° anniversario della strage di Ustica.
“Tutti coloro che erano a bordo di quel DC9, partito da Bologna con destinazione Palermo, vi trovarono la morte. Ottantuno persone tra equipaggio e passeggeri: tanti i corpi che non fu possibile ritrovare”, ricorda il capo dello Stato. “La memoria rinnova anzitutto i sentimenti di solidarietà e vicinanza ai familiari delle vittime, costretti a uno strazio indicibile, indelebile, inspiegabile”, aggiunge ancora Mattarella. ANSA 27.6.2025