Relazione di Giovanni Falcone
[…] E allora, se il PM può svolgere le proprie indagini ai fini non soltanto di verifica, ma addirittura della ricerca della notizia di reato, ecco che tutto questo che potrebbe sembrare uno sproloquio fuori luogo è fondamentale ai fini dell’impostazione delle indagini in tema di pubblici appalti. Cosa intendo dire? Se si vuole realmente accertare se, e in che misura, vi può essere, o vi sia, un condizionamento mafioso, un’infiltrazione nei pubblici appalti, queste indagini non sono affatto condizionate dal nuovo codice, perché si può impostare un’indagine seria e adeguata, ovviamente fino a quando non emergerà la notizia di reato. Intendo dire, quindi, che tutto quello che si può fare, tutto quello che riguarda la ricerca della notizia di reato, quindi, l’ipotesi di lavoro, può esser fatto tranquillamente e senza problemi di termine. “
Estratto dalla relazione del dr. Falcone al convegno di castel Utveggio del 14/15 marzo 1991. Dal titolo” le infiltrazioni della criminalità organizzata nei pubblici appalti”.
“Ed abbiamo soprattutto, e questo nel futuro verrà fuori chiaramente una indistinzione fra irnprese meridionali e imprese di altre zone d Italia per quanto attiene il loro condizionamento e il loro inserimento in certe tematiche di schietta matrice mafiosa. È illusorio pensare che imprese appartenenti ad altre realta socio economiche nel momento in cui partecipano a gare che dovranno essere realizzate in determinate zone del mezzogiorno d Italia rimangano immuni da un certo tipo di collegamenti sia che lo vogliano e sia che non lo vogliano. Sono state acquisite tramite intercettazioni telefoniche chianssime indicazioni di ben precise scelte operative dell’ organizzazione mafiosa a cui tutti devono sottostare se non vogliono subire conseguenze gravissime a meno che non si vogliano autoescludere dal mercato. Molto spesso non è necessaria una azione di rappresaglia forte e violenta questo avviene soltanto all ultimo e nei confronti di coloro che veramente non vogliono capire. Ci sono tali e tanti di quei passaggi intermedi per cui qualsiasi impresa finisce per comprendere che volente o nolente è questo il sistema a cui deve sottostare e non ci sono possibilità di uscirne fuori . Già dai tempi delle dichiarazioni di Antonino CALDERONE questa realtà era emersa in tutta la sua inquietante pericolosità. Guardate bene che le sue clichiarazioni sono quelle di uno dei personaggi piu informati della mafia, egli era fratello del primo capo regionale di «cosa nostra» poi ucciso nel 78 che gli ha riferito una realta che era tale già alla fine degli anni 60 e negli anni 70. E queste dichiarazioni di CALDERONE sono state integralmente confermate ed arricchite da un numero incredibile di particolan proprio da quei personaggi, Pasquale e Carmelo COSTANZO, di cui il fratello del CALDERONE era il referente mafioso. Io credo che in questo nostro strano paese si sia persa di vista l’ importanza, la novita dirompente del fatto che un imprenditore finalmente afferma con assoluta chiarezza certi riferimenti e certi condizionamenti mafiosi si sia persa di vista questa importante novita per andare appresso ai soliti scandalismi del momento. Ma è importantissimo e spero che adesso cessata la emozionalità si torni su questo problema, che si nfletta su quello che diversi anni addietro hanno detto i fratelli COSTANZO e cioè che non vi è pubblico appalto in Sicilia che sfugge o possa sfuggire a questa logica mafiosa a questa specificità mafiosa ”