“Non prendo qui posizione sulla barbara divulgazione di frasi pronunciate nel contesto più privato che esista: siccome, però, quelle parole sono ormai pubbliche e hanno provocato comprensibile immenso dolore in chi di dolore ne ha già provato troppo, voglio chiedere pubblicamente scusa ai familiari di Paolo Borsellino, che non meritavano certo quest’ulteriore supplizio.
Vorrei solo evidenziare che quelle parole sono state pronunciate a distanza di qualche giorno da quando ho saputo di essere indagato per l’infamante ipotesi di favoreggiamento aggravato alla mafia: notizia letteralmente sconvolgente che mi ha prodotto tale e tanta disperazione e rabbia da farmi perdere, nell’immediatezza e nei tumultuosi mesi successivi, lucidità e senno.
Disperazione perché, a quasi ottant’anni, tutto avrei pensato, dopo una vita trascorsa a combattere la mafia, fuorché di poter essere indagato per averla addirittura favorita. – spiega – Rabbia perché l’inchiesta è stata preceduta da un violentissimo attacco nei miei confronti da parte dell’avvocato Fabio Trizzino, che nessuno dei figli del dottore Borsellino (che ho visto crescere e ai quali, in particolare a Manfredi, sono sempre stato vicino) ha invitato, quanto meno, a maggiori cautele verbali”.
“In questo alterato stato emotivo, sconvolto da disperazione e rabbia, mi sono scappate, tra le mura di casa mia, parole che, in un momento di lucidità, non avrei mai detto, semplicemente perché non le penso né le ho mai pensate”, prosegue. “E mi scuso soprattutto per aver tirato in ballo, d’impeto, anche la signora Agnese, che con garbo, decoro e sobrietà ha sempre custodito la memoria del marito, tramandandone i valori” GIOACCHINO NATOLI 24 settembre 2025
Le offese ai figli e alla moglie di Paolo Borsellino, Natoli chiede scusa: “Ero arrabbiato e disperato”
L’ex presidente della Corte d’Appello di Palermo spiega: “Ho pronunciato parole di cui mi dispiaccio profondamente, che hanno provocato comprensibile immenso dolore in chi di dolore ne ha già provato troppo” e racconta di aver reagito così perché enormemente turbato dall’aver appreso in quei giorni di essere indagato per favoreggiamento alla mafia

“Ho pronunciato parole di cui mi dispiaccio profondamente”, che “hanno provocato comprensibile immenso dolore in chi di dolore ne ha già provato troppo” e “voglio chiedere pubblicamente scusa ai famigliari di Paolo Borsellino, che non meritavano certo quest’ulteriore supplizio”. A scriverlo in una nota è l’ex presidente della Corte d’Appello di Palermo, Gioacchino Natoli, dopo la divulgazione di una serie di intercettazioni particolarmente offensive nei confronti dei figli, Lucia, Manfredi e Fiammetta, e della moglie, Agnese Piraino Leto, del magistrato trucidato con i suoi cinque agenti di scorta nella strage di via D’Amelio.
Gli insulti dell’ex pm Natoli ai figli e alla moglie di Paolo Borsellino: “Sono senza neuroni”
Dalle captazioni della guardia di finanza, nell’ambito dell’inchiesta per il depistaggio sull’attentato in cui Natoli è indagato per favoreggiamento aggravato a Cosa nostra, emergeva che in casa sua, parlando con sua moglie, avrebbe detto dei figli del giudice che “sono senza neuroni” e accennato alla moglie con toni sprezzanti (“deficiente”), sostenendo che “l’eroe la sbeffeggiava con i colleghi”. “Non prendo qui posizione sulla barbara divulgazione – afferma Natoli, riferendosi alle conversazioni mandate in onda durante la trasmissione ‘Lo stato delle cose’ condotta da Massimo Giletti lo scorso 22 settembre – di frasi pronunciate nel contesto più privato che esista: siccome quelle parole sono ormai pubbliche”, l’ex magistrato ha appunto ritenuto di doversi scusare.
“Vorrei evidenziare – prosegue – che quelle parole sono state pronunciate a distanza di qualche giorno da quando ho saputo di essere indagato per l’infamante ipotesi di favoreggiamento aggravato alla mafia: notizia letteralmente sconvolgente che mi ha prodotto tale e tanta disperazione e rabbia da farmi perdere, nell’immediatezza e nei tumultuosi mesi successivi, lucidità e senno”.
Natoli spiega il perché della sua “disperazione”, visto che “a quasi 80 anni, tutto avrei pensato, dopo una vita trascorsa a combattere la mafia, fuorché di poter essere indagato per averla addirittura favorita” e “rabbia perché l’inchiesta è stata preceduta da un violentissimo attacco nei miei confronti da parte dell’avvocato Fabio Trizzino (marito di Lucia Borsellino e difensore della famiglia, che nelle intercettazione è definito “di m…”, ndr), che nessuno dei figli del dottore Borsellino, che ho visto crescere e ai quali, in particolare a Manfredi, sono stato sempre vicino, ha invitato quanto meno a maggiori cautele verbali”.
L’ex presidente della Corte d’Appello di Palermo conclude: “In questo alterato stato emotivo, sconvolto da disperazione e rabbia, mi sono scappate – tra le mura di casa mia – parole che, in un momento di lucidità, non avrei mai detto, semplicemente perché non le penso né le ho mai pensate. E mi scuso soprattutto per aver tirato in ballo, d’impeto, anche la signora Agnese, che con garbo, decoro e sobrietà ha sempre custodito la memoria del marito, tramandandone i valori”.
Anche Manfredi Borsellino aveva sentito il bisogno di reagire pubblicamente a quelle offese, diramando ieri una lettera aperta ai suoi figli, ricordando loro che nonostante i nonni fossero stati “vilipesi” devono sempre “camminare a testa alta”, consapevoli di appartenere “a un’altra categoria”. PALERMO TODAY 24.9.2025
🔴🔴🔴 Scarpinato, Natoli e gli accordi prima dell’audizione in Antimafia