Diventò un simbolo anti racket denunciando un estorsore, ora Giuseppe Piraino, imprenditore e noto esponente dell’antimafia palermitana, è accusato di aver messo a segno 15 truffe legate ai bonus edilizi. La replica: “Ho la coscienza a posto, sempre operato in modo corretto”
I finanzieri del Comando Provinciale di Palermo hanno dato esecuzione a un decreto di sequestro preventivo nei confronti di un noto imprenditore edile, per un importo complessivo di oltre 3,5 milioni di euro. Si tratta di Giuseppe Piraino, diventato uno dei simboli dell’imprenditoria che si ribella al pizzodopo che in passato aveva filmato gli uomini del racket inviati da Cosa Nostra. Una denuncia che aveva bloccato l’esenzione del pizzo da parte di affiliati a Cosa Nostra.
La denuncia
Tutto è partito dalla denuncia di una donna che ha presentato un esposto nei confronti del costruttore, legale rappresentante della Mosina Costruzioni s.r.l., la società che si era aggiudicata i lavori di rifacimento della facciata del suo palazzo. L’assemblea condominiale aveva affidato a dicembre del 2012 le opere alla Mosina Costruzioni s.r.l. contando sul cosiddetto bonus facciate 90%. Contemporaneamente era stato stipulato il contratto di appalto e, con bonifico, a fine 2021, il condominio aveva versato alla Mosina 26.715,93 euro, cioè il 10% della somma non coperta dal bonus statale. Dopo l’avvio dell’iter – con la certificazione di congruità delle spese sostenute che ammontavano a 267mila euro e la comunicazione dell’inizio lavori – l’amministratore di condominio ha reso noto all’Agenzia delle Entrate l’opzione scelta dello sconto in fattura del 90% con cessione dei crediti fiscali per “bonus facciate”.
Ma i lavori, che si sarebbero dovuti completare entro 120 giorni, non sono mai stati terminati. E la ditta si è limitata a montare i ponteggi e poco altro. Piraino, dunque, non avrebbe mai maturato il credito d’imposta a seguito della cessione da parte del condominio, visto che i lavori non erano stati portati a compimento. L’inchiesta, che ha passato in rassegna una serie di appalti della Mosina, ha accertato che il caso segnalato nella denuncia era tutt’altro che isolato. E che per il costruttore incamerare, attraverso il meccanismo dello sconto in fattura, crediti d’imposta illegittimi, in parte da cedere per monetizzarli ed in parte da usare in compensazione, era una prassi. Le truffe scoperte dalla Finanza sarebbero 15.
“Nessuna remora”
Per il gip di Palermo in Giuseppe Piraino, c’era la totale assenza di remore nella commissione dei raggiri. “Ha – scrivono i pm – deliberatamente e sistematicamente assunto un numero di commesse spropositato e incongruo rispetto all’assetto economico-patrimoniale della società, spesso limitandosi, per non perdere le agevolazioni, ad avviare le attività con il solo montaggio del ponteggio, così inducendo in errore l’ente erogatore circa la sua capacita di ottemperare a quanto promesso con gli appalti, e quindi nel riconoscimento del beneficio del credito d’imposta. La consapevolezza circa l’illiceità del comportamento adottato – proseguono – si rileva anche dal fatto che in almeno tre casi la consegna del cantiere con contestuale avvio dei lavori viene retro-datata al 30.12.2021”.
La replica
In un video pubblicato qualche ora dopo sui social, Piraino ha voluto precisare la sua posizione replicando al rincorrersi delle voci incontrollate. “Io non mi metto a fare guerre tanto per, non mi espongo personalmente da anni in prima persona e con la mia società per la lotta antimafia che non deve essere in nessun modo infangata e non ha nessun doppio fine – spiega in un video pubblicato sulla propria pagina Facebook -. Io non ho mai fatto politica perché non ho doppi fini. Se ho commesso qualche errore dal punto di vista amministrativo, con ricadute penali lo diranno i tribunali, ma non hanno sequestrato i soldi ma i crediti. Non sono scappato con i crediti, non sono mai scappato. Se questa mia gestione, negli ultimi tre anni, ha comportato un errore io ci metto la faccia. Nessuno mi metterà a tacere. Forniremo tutta la documentazione che ci è stata richiesta in tribunale”.
E ancora: “La batosta c’è, non lo nego ma ho la coscienza a posto. Se domani l’Agenzia delle Entrate o la Guardia di finanza dice che questo operazione o movimento non lo potevo fare, allora mi rimetto a loro”.