28.10.2025 🟧 Depistaggio Borsellino, in aula per la prima volta relazioni “fantasma” su falso pentito Scarantino

 

Due relazioni spuntate, solo per caso, a distanza di 30 anni dalla strage di Via D’Amelio dagli archivi della Squadra mobile di Palermo, e che adesso arrivano, per la prima volta, in aula nel processo ai quattro poliziotti accusati di depistaggio, in corso a Caltanissetta. Delle annotazioni di indagine emerse dalla palude, che erano state inghiottite nel buco nero della strage in cui furono uccisi il giudice Paolo Borsellino e i cinque agenti della scorta.
A fare la scoperta era stato due anni fa un poliziotto della Squadra mobile spostando dei vecchi fascicoli d’archivio. Ma cosa c’era scritto sulle relazioni?
Il 28, 29 e 30 giugno 1994 i poliziotti del gruppo ”Falcone e Borsellino” che indagavano sulle stragi del ’92, guidato da Arnaldo La Barbera, fecero dei sopralluoghi con il falso pentito Vincenzo Scarantino.
Le relazioni sono state mostrate oggi dai pm al poliziotto della Dia Pietro Ganci, ascoltato come teste nel processo a carico dei quattro poliziotti, nell’aula bunker del carcere di Caltanissetta. Il poliziotto della Mobile aveva trovato solo per caso un raccoglitore di cartone di colore scuro marca Fabius”, chiuso con dei ”nastrini”. C’era scritto a penna, in rosso, ”Materiale gruppo Borsellino”. L’agente aveva trovato un foglio con la dicitura ”Maurizio”, firmata da Maurizio Zerilli all’epoca ispettore di polizia e ora uno dei quattro poliziotti imputati per depistaggio. Non solo. Il 7 luglio successivo Arnaldo La Barbera, deceduto nel 2002, aveva inviato una nota all’allora pubblico ministero di Caltanissetta Ilda Boccassini. In calce c’era il timbro con il nome del super poliziotto, ma senza la firma. Nel documento venivano riassunti gli esiti delle indagini per riscontare la credibilità di Scarantino. Prima della deposizione di Pietro Ganci, c’è stata una camera di consiglio dopo la richiesta della difesa di acquisire agli atti le dichiarazioni dopo il ritrovamento dei documenti alla Squadra mobile. La deposizione di Ganci prosegue. (Adnkronos) – (dall’inviata Elvira Terranova)

 


 

Trenta anni dopo via D’Amelio: spuntano due relazioni del 1994, ora sono prove in aula
Un raccoglitore ritrovato con l’etichetta “Materiale gruppo Borsellino” riapre il caso della strage Borsellino

 

Un raccoglitore impolverato, chiuso da nastrini e dimenticato in un angolo d’archivio. Un’etichetta scritta a mano, in rosso: “Materiale gruppo Borsellino”. E dentro, due relazioni che potrebbero riscrivere la storia di uno dei più gravi depistaggi della giustizia italiana.
A distanza di trent’anni dalla strage di Via D’Amelio, quei documenti riemergono come fantasmi dal passato e approdano al tribunale di Caltanissetta.
Era il 2023 quando un poliziotto della Squadra mobile di Palermo, riordinando vecchi fascicoli, si imbattĂŠ per caso in quel raccoglitore scuro, marca Fabius.
Dentro, annotazioni investigative che sembravano inghiottite dal buco nero della strage in cui persero la vita il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta. Fogli firmati, tra gli altri, da Maurizio Zerilli, all’epoca ispettore di polizia e oggi uno dei quattro imputati per depistaggio.
Le relazioni, datate 28, 29 e 30 giugno 1994, documentano sopralluoghi effettuati dal gruppo “Falcone e Borsellino”, guidato da Arnaldo La Barbera, insieme a Vincenzo Scarantino — il falso pentito che per anni fu al centro di una ricostruzione rivelatasi infondata. Il 7 luglio, La Barbera inviò una nota all’allora pm Ilda Boccassini, riassumendo gli esiti delle indagini per valutare la credibilità di Scarantino. Ma la nota, pur timbrata, non era firmata.
Oggi, quelle relazioni sono state mostrate dai pm al teste Pietro Ganci, poliziotto della Dia, durante il processo ai quattro poliziotti accusati di aver orchestrato il depistaggio.
Prima della sua deposizione, la difesa ha chiesto di acquisire agli atti le dichiarazioni legate al ritrovamento.  Laura Mendola  28 Ottobre 2025 LA SICILIA


 

La strage di via D’Amelio e il depistaggio: “Negli atti nessuna traccia dei sopralluoghi col falso pentito”

In aula a Caltanissetta, dove è in corso il processo a carico di 4 poliziotti, un teste ha riferito che la squadra mobile di Palermo, sollecitata dalla Procura, non avrebbe trovato relazioni sulle ispezioni eseguite con Vincenzo Scarantino a Palermo

 

“Non abbiamo trovato nessuna traccia dei sopralluoghi effettuati da Vincenzo Scarantino a Palermo”, questo ha riferito in aula, a Caltanissetta, Pietro Ganci, in servizio alla Dia di Caltanissetta, nell’ambito del processo che vede imputati quattro poliziotti, che hanno fatto parte del pool investigativo “Falcone e Borsellino”, accusati di aver depistato le indagini sulla strage di via D’Amelio per aver reso false dichiarazioni in un altro processo in cui erano imputati altri tre poliziotti.
Una ricerca effettuata dalla Dia su delega della Procura di Caltanissetta e i cui esiti sono stati riportati in una nota della squadra mobile di Palermo risalente al 22 gennaio 2015.
“La squadra mobile di Palermo – ha riferito il teste – ad una nostra richiesta rispose di non aver trovato gli atti relativi ai sopralluoghi effettuati da Scarantino”.
Ai sopralluoghi partecipò anche Maurizio Zerilli, imputato insieme ad altri suoi tre colleghi, il quale spiegò “di non ricordare nulla”, ha aggiunto il teste. “Non aveva redatto nessun atto, essendo presente anche Arnaldo La Barbera e le relazioni, su richiesta della Procura nissena, vennero cercate – ha sottolineato il teste – anche nei vari procedimenti giudiziari che si sono svolti negli anni, ma non venne trovato nulla”.
L’esito di quei sopralluoghi emerse solo nel 2023, quando venne rinvenuto, per puro caso, un faldone in un vecchio archivio della squadra mobile, mentre erano in corso dei lavori di ristrutturazione, e affiorò una relazione con una nota di accompagnamento del 5 luglio 1994. In un’altra nota del 7 luglio, gia’ presente negli archivi della Procura nissena, mancavano due allegati e la relazione di Zerilli che invece era stata rinvenuta nella nota del 5 luglio. AGI – PALERMO TODAY 28.10.2025

Depistaggio di via D’Amelio, teste in aula: “Nessuna traccia dei sopralluoghi di Scarantino”

È quanto ha riferito Pietro Ganci, in servizio alla Dia di Caltanissetta, nel processo che vede imputati quattro poliziotti
“Non abbiamo trovato nessuna traccia dei sopralluoghi effettuati da Vincenzo Scarantino a Palermo”. E’ quanto ha riferito oggi in aula, a Caltanissetta, Pietro Ganci, in servizio alla Dia di Caltanissetta, nell’ambito del processo che vede imputati quattro poliziotti, che hanno fatto parte del pool investigativo “Falcone e Borsellino”, accusati di aver depistato le indagini sulla strage di via D’Amelio per aver reso false dichiarazioni in un altro processo in cui erano imputati altri tre poliziotti. Una ricerca effettuata dalla Dia su delega della procura di Caltanissetta e i cui esiti sono stati riportati in una nota della squadra mobile di Palermo risalente al 22 gennaio 2015.
“La squadra mobile di Palermo – ha riferito il teste – ad una nostra richiesta rispose di non aver trovato gli atti relativi ai sopralluoghi effettuati da Scarantino”. Ai sopralluoghi partecipò anche Maurizio Zerilli, imputato insieme ad altri suoi tre colleghi, il quale spiegò “di non ricordare nulla”, ha aggiunto il teste. “Non aveva redatto nessun atto, essendo presente anche Arnaldo La Barbera”.”Le relazioni, su richiesta della procura nissena, vennero cercate – ha sottolineato il teste – anche nei vari procedimenti giudiziari che si sono svolti negli anni, ma non venne trovato nulla”.
L’esito di quei sopralluoghi è emerso solo nel 2023, quando venne rinvenuto, per puro caso, un faldone in un vecchio archivio della squadra mobile, mentre erano in corso dei lavori di ristrutturazione. Affiorò una relazione con una nota di accompagnamento del 5 luglio ’94. In un’altra nota del 7 luglio, giĂ  presente negli archivi della procura nissena, mancavano due allegati e la relazione di Zerilli che invece è stata rinvenuta nella nota del 5 luglio.


Speciale DEPISTAGGIO BIS