8.11.2025 Mi è pervenuto oggi l’avviso di conclusione delle indagini preliminari relative alla denuncia per diffamazione aggravata presentata nei miei confronti da Mario Mori.
Nel congresso di Villa Trabia a Palermo, il 18 luglio di quest’anno, avrei (avrei ? “AVEVO DETTO”) infatti affermato che dato che l’Agenda Rossa è stata sottratta dal luogo della strage dai servizi, Mario Mori, essendo stato a capo dei servizi stessi, ne conosce il contenuto e sa dove viene occultata e ha utilizzato il contenuto di questa agenda e il potere che gli deriva da questa conoscenza per influenzare la Commissione Parlamentare Antimafia e le sue scelte relative ai consulenti da nominare.
SALVATORE BORSELLINO e quell’”inetto”del colonnello/generale MARIO MORI
➡️ Secondo l’ing. SALVATORE BORSELLINO l’aver ricevuto una querela per diffamazione aggravata da un colonnello/generale “inetto” (MARIO MORI) “responsabile di tante cose che sono successe nel nostro paese” è un “elemento positivo”.
➡️ “Avevo detto”, ricorda Salvatore Borsellino, che l’agenda rossa andava cercata negli uffici o a casa di MORI perché “quell’agenda è stata SICURAMENTE sottratta dai Servizi segreti”.
➡️ MORI essendo stato anche a capo dei Servizi (2001-2006) non puó non sapere (i suoi predecessori le info in proposito se le sono passate di mano in mano?) dov’è quell’agenda e di averla forse addirittura utilizzata per navigare a livelli così alti “come consulente della Commissione Antimafia e per i rapporti con i sistemi di potere che ci governa”.
➡️ “Sono contento”, ha inoltre affermato, “di questa querela perché finalmente si potrà andare di fronte a un magistrato e parlare della sparizione dell’agenda rossa”.
📌 Premesso che di fronte al magistrato vi dovrà andare per fornire le prove a sostegno delle sue gravi accuse e non altro, con questa sua nuova esternazione ha ulteriormente precisato (aggiungendo un ulteriore carico) il suo pensiero rispetto all’operato del generale Mori che, se non abbiamo mal interpretato le sue parole, utilizzerebbe (forse) i contenuti (sconosciuti) dell’agenda rossa per fini impropri (per dirla in toni felpati).
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“Piloto’ l’Antimafia? Falso”. L’ex capo del Ros Mori querela il fratello di Paolo Borsellino. Avv. Repici: insperata occasione di fare passi avanti sulla ricerca della verità
Il passaggio incriminato dura poco più di 30 secondi. Tanto è bastato a Salvatore Borsellino per finire sotto inchiesta. È accusato di aver diffamato Mario Mori, ex generale dei carabinieri, assolto a Palermo in tre procedimenti (l’ultimo è quello sulla cosiddetta Trattativa tra pezzi dello Stato e Cosa Nostra) e ancora indagato per le stragi del 1993 dalla Procura di Firenze.
L’ex numero uno del Ros si è sentito diffamato da alcune frasi pronunciate durante un dibattito organizzato nel capoluogo siciliano il 18 luglio.
Nell’avviso di conclusione delle indagini firmato dal pm Maurizio Bonaccorso, si legge che Borsellino ha “offeso la reputazione” di Mori, accusandolo di conoscere “il contenuto dell’agenda rossa” e quindi “di esserne venuto in possesso dopo la sua scomparsa”, negli attimi successivi alla strage di via D’Amelio. Il fratello del magistrato ucciso ha anche sostenuto che l’ex capo del Ros “utilizza il contenuto dell’agenda per influenzare la Commissione parlamentare Antimafia, pilotandone l’attività con l’obiettivo dell’occultamento delle verità”.
Le frasi pronunciate da Borsellino si riferivano evidentemente al contenuto della puntata di Report, trasmessa poche settimane prima: secondo la trasmissione, Mori era stato intercettato dalla Dia di Firenze mentre parlava con ex colleghi e giornalisti per cercare d’influenzare le mosse dell’Antimafia. Il contenuto di quelle intercettazioni era stato ricostruito in tv dalle dichiarazioni di un investigatore anonimo. Una fonte definita “fantasiosa” dalla presidente Chiara Colosimo, che aveva smentito qualsiasi condizionamento. Per capire come siano andate le cose sarebbe necessario ascoltare le intercettazioni originali. È quello che chiederà di fare Fabio Repici, legale dell’imputato.
“Per Salvatore Borsellino – dice – questo procedimento penale rappresenta l’insperata occasione di fare passi avanti sulla ricerca della verità, anche sulla sottrazione dell’agenda rossa. Per di più, poiché il diritto di difesa del fratello di Paolo Borsellino non è conculcabile da nessuno, chiederemo al procuratore Melillo e al procuratore De Lucia di attivarsi per metterci a disposizione le intercettazioni disposte su Mori dalla Procura di Firenze, che dimostrano proprio come il generale abbia pilotato l’attività della Commissione Antimafia”. STAMPA LIBERA 8.11.2025

