➡️ ho letto sintesi…
➡️ sono assolutamente convinto..
PRESIDENTE CHIARA COLOSIMO
(…) Lei ha fatto più volte riferimento al fatto che mafia-appalti sarebbe poco come motivo della strage. Perché, allora, è scritto nelle sentenze Borsellino ter, quater e quinquies che mafia-appalti è certamente una concausa, se secondo lei non può esserne il motivo? E soprattutto, dottor Caselli, proprio per la sua esperienza, come mai non fu incriminato Scarantino? Noi arriviamo al Borsellino ter, quater e quinquies dopo quello che in sentenza è definito «il più grande depistaggio della storia», cioè Scarantino, e qualcuno lo fece quel processo. Non il presidente Colosimo, non la Commissione antimafia, ma qualcuno fece il Borsellino 1 e 2. Quello fu o no un depistaggio? Effettivamente per anni si portò in giro una persona che gli stessi magistrati ritenevano non credibile.
GIAN CARLO CASELLI
(…) Francamente di queste sentenze ho sentito parlare, ho letto sintesi, ma non so come possano essere queste convinzioni di mafia-appalti che personalmente non condivido per niente. Potrei cavarmela con una battuta: tot capita tot sententiae.
I magistrati quando sono in vena di scherzi traducono questo brocardo (Trasmette concetti complessi in modo estremamente breve e incisivo NdR) in termini un po’ maccheronici: «tutto capita nelle sentenze», anziché «tante teste tante idee».Io sono assolutamente convinto che la chiave di lettura è il discorso di Casa Professa. Più ci penso e più me ne convinco. Mi sembra di tutta evidenza che era una bomba, loro stessi dicono: «Chi gliel’ha fatto fare di dire quelle cose?»; e quelle cose erano una bomba, per i mafiosi che ascoltavano, pronta a scoppiare, la dovevano disinnescare. Ecco l’accelerazione, ecco l’ordine di Riina «non uccidere, caro Brusca, Mannino, ma passa a Borsellino». A me sembra molto evidente.
Dunque, Scarantino. Io di Scarantino non so niente, se non che Scarantino la procura di Palermo non l’ha mai usato. Quando i colleghi di Palermo, in particolare il collega Sabella, che potete chiamare, andarono a sentirlo, subito avvertirono che era un bluff, quindi Palermo non l’ha mai usato. Caltanissetta ha la sua competenza e conseguentemente quello che riguarda Scarantino riguarda soltanto Caltanissetta, non Palermo. Perché non fu inquisito? Mi pare che poi fu inquisito e accusato di calunnia, ma non vorrei sbagliarmi. Del resto, siccome è roba di Caltanissetta non lo so. Io so che Scarantino fu ascoltato da Sabella perché sembrava un pentito, ma Sabella ne giudicò la totale inaffidabilità e conseguentemente ci disse: «Non ne parliamo neanche, questo noi non lo sentiamo».
(…) Sommando tutti gli elementi fin qui esaminati e tirando le fila del discorso, possiamo dire che è fuori di dubbio, persino scontata, visto l’esito letale, la pericolosità di Borsellino nella valutazione di cosa nostra, maè ragionevole escludere la configurabilità di mafia-appalti come causa – men che mai esclusiva – della sua eliminazione, con improvvisa accelerazione e cambio di programma ordinato da Riina a Brusca, cambio di programma da Brusca collocato tra Capaci e i primi giorni di luglio.
(…) È quindi ragionevole escludere il collegamento di mafia-appalti all’input di Riina a Brusca perché sospendesse l’attentato contro Mannino per passare urgentemente a quello contro Borsellino. Quale evento abbia determinato questo input non è dato sapere con certezza, ma vi sono elementi precisi che portano ad ipotizzare che abbia avuto a che fare co l’intervento di Borsellino a Casa Professa. Ripeto, unico evento di rilievo nuovo e inaspettato che si conosca.
(…) Mentre la verità di base per Capaci e via D’Amelio resta una vendetta postuma di cosa nostra contro i suoi più acerrimi nemici, Falcone e Borsellino, e nello stesso tempo un tentativo di seppellire nel sangue il loro metodo di lavoro vincente in mezzo al lavoro del pool, senza che tale verità si esaurisca nel significato della tremenda campagna stragista che, rispondendo a un disegno criminale unitario, a mio avviso, dispiegherà i propri effetti terroristici fino al 1994.
(…) Paolo Borsellino è stato ucciso per un motivo, a mio avviso, ben preciso, ma anche molto semplice: è stato ucciso perché era Paolo Borsellino, il nemico più odiato, insieme a Falcone, da cosa nostra perché responsabile di una formidabile tagliata di faccia dell’organizzazione criminale con il maxiprocesso che ha decretato la fine del mito dell’impunità di cosa nostra.
(…) La tesi che punta esclusivamente sul collegamento tra Paolo Borsellino e mafia-appalti porta la Commissione in un vicolo cieco, perciò secondo me è necessario trovare altre strade.
GIANCARLO CASELLI in Commissione Parlamentare Antimafia – video e trascrizione delle due sedute – Progetto San Francesco

