Si riducono di molto 1 caroselli dell’autoscorta di polizia, carabinieri e Guardia di Finanza che sfrecciano con le sirene nel caotico traffico di Palermo.
Il comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica ha infatti revocato l’assegnazione delle scorte ad un gran numero di magistrati che fino ad ora ne hanno usufruito. Rimarranno soltanto per i vertici del Palazzo di Giustizia e per i giudici impegnati nei processi alla mafia, come il presidente della corte d’assise. Alfonso Giordano, i tre p.m. dell’aula bunker (Giuseppe Ayala, Domenico Signorino e Antonio Gatto) e naturalmente il giudice istruttore Giovanni Falcone.
Non si è ancora riusciti a sapere che fine faranno le scorte assegnate ad una quantità di personalità più o meno in vista, come i segretari regionali della de e del per l’exministro Calogero Mannino e Luigi Colajanni.
Scorte hanno pure, fra i tanti, il comunista Michelangelo Russo ex presidente dell’assemblea regionale ed ora presidente della commissione legislativa e finanza della stessa assemblea.
E scorta ha pure l’ex sindaco Elda Pucci ed altri ancora. Non sempre i conducenti delle vetture blindate con magistrati e politici, e quelle che seguono o precedono, si sono attenuti sinora a prudenza e discrezione; al contrario, spesso, i giovani militari delle scorte sono andati segnalandosi per intemperanze ed avventatezza.
L’anno scorso un’autoradio dei carabinieri, scontratasi con un automobilista indisciplinato falciò una cinquantina di persone in attesa ad una vicina fermata dell’autobus, uccidendo due studenti sedicenni appena usciti dal liceo scientifico Meli.
Nella relazione di apertura dell’anno giudiziario, l’ex membro del Csm, Carmelo Conti, allora avvocato generale dello Stato ed ora presidente della locale corte d’appello, aveva deplorato la velocità eccessiva e l’abuso delle sirene. Poco dopo il dottor Conti inviò una lettera circolare che conteneva precise disposizioni limitative.
Ora la decisione del comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, presieduto dal prefetto Angelo Fin occhiaro, uno dei pochi «vip» che hanno sempre rinunciato alle scorte pur nella città dove molti delitti con vittime «eccellenti» hanno suggerito l’adozione di particolari misure di protezione. Il problema sta nella giusta misura, nel porre freno agli eccessi.
Già in febbraio i giudici istruttori del pool antimafia, ad esclusione del consigliere istruttore Antonino Caponnetto (il successore di Rocco Chiniiici, assassinato dalla mafia) e di Falcone, si erano detti disposti a rinunciare alle, scorte e in una lettera avevano sostenuto che il numero del magistrati scortati a Palermo «è oggettivamente sproporzionato in relazione alle effettive esigenze di tutela». • Antonio Ravidà