DEPISTAGGIO BORSELLINO / LE TELEFONATE BOLLENTI NATOLI-SCARPINATO

 


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otti di fine estate sul fronte delle stragi che ammazzarono Giovanni Falcone e Paolo Borsellino: in qualche modo il funerale della Giustizia italiana, oggi ridotta in macerie.

Il revival è dovuto alla nuova trasmissione griffata Massimo Giletti, ‘Lo stato delle cose’, che è tornata sul giallo dei due eccidi e ha tirato fuori alcune ‘chicche’ su certe conversazioni intercorse tra due toghe, Gioacchino Natoli e Roberto Scarpinato, tra l’altro ex colleghi (sic) dei due magistrati uccisi. Quelle conversazioni avvennero circa due anni fa, a ridosso di una riunione della Commissione parlamentare Antimafia alla quale stato convocato Natoli. Si doveva affrontare anche il tema della pista ‘Mafia e Appalti’ come vero movente del sangue di Capaci e di via D’Amelio.

Da rammentare che è in corso, davanti al tribunale di Caltanissetta, l’ennesimo processo, stavolta sul depistaggio per via D’Amelio. E tra gli imputati eccellenti c’è proprio Natoli, accusato addirittura di favoreggiamento nei confronti di Cosa Nostra. Avrebbe – secondo le accuse dei pm – insabbiato proprio quel dossier Mafia-Appalti, insieme all’ex procuratore capo di Palermo Giuseppe Pignatone, su istigazione dell’allora capo dell’ufficio inquirente della procura di Palermo, Giuseppe Giammanco. Un bel mix.

CONVERSAZIONI STILE BRITISH

Veniamo alla parole di fuoco intercorse tra le due toghe, Natoli e Scarpinato (attuale componente dell’Antimafia). Parole, in realtà, già trapelate mesi fa e che vennero presto mandate sotto naftalina. Ora, ascoltandole direttamente, fanno forse un altro effetto.

Rammentate che siamo alla vigilia dell’audizione di Natoli davanti all’Antimafia.

Fior tra fiori.

Scarpinato: “Ti farò questa domanda…”

Natoli: “Mi devi lanciare l’assist…”

Scarpinato: “E tu tira fuori questa storia perché poi ti farò questa domanda” (avrebbe riguardato i rapporti allora intercorsi tra Borsellino e Felice Lima, un pm allora in servizio, poi misteriosamente trasferito, ndr).

Scarpinato: “Io ti faccio parlare. Ti chiederò: quali erano i suoi rapporti con Borsellino? Lei partecipò alla riunione?”.

Nel corso della conversazione, Natoli usa toni un tantino ‘accesi’ nei confronti dei familiari di Paolo Borsellino: bolla i figli comesenza neuroni” e la moglie Agnese come “una deficiente”.

Non è finita circa le riflessioni pre-audizione.

Natoli vuole avere una mano da Scarpinato per ottenere l’aiuto dei componenti del PD in Commissione. E così, in tono molto british, osserva: Diglielo pure a quel coglione di Andrea (Orlando, ex ministro della Giustizia, ndr).Se viene Peppe Provenzano passagli tu qualche domanda”.

Assist perfetti, anche questi.

Risponde invece in modo realmente british uno dei figli di Borsellino tirati in ballo, Manfredi:Proviamo vergogna e imbarazzo per persone che stentiamo e fatichiamo a considerare colleghi di nostro padre. I nostri genitori ci avevano preparato anche a questo fuoco amico, ma le offese assolutamente gratuite rivolte a nostra madre ci lasciano davvero senza parole”.

Evoca la solita macchina del fango Scarpinato  e taglia corto: “Io e Natoli non ci siamo mai mesi d’accordo sulle domande all’audizione”.

Già mesi fa, quando circolarono le prime voci sulle imbarazzanti conversazioni tra i due, la buttò soprattutto sul dossier ‘Mafia-Appalti’.Parliamo piuttosto del fatto che la tesi unica, preconfezionata e imposta a ogni costo di ‘Mafia-Appalti’ come movente per la strage, per seppellire moventi ben più indicibili, è stata orchestrata nell’ombra dal generale Mario Mori”.

 

QUELLA ESPLOSIVA PISTA MAFIA-APPALTI

Peccato si sbagli, il giudice Scarpinato: perché è da anni e anni che i figli “senza neuroni” della famiglia Borsellino, ossia il già ricordato Manfredi, Fiammetta e Lucia, moglie dell’avvocato Fabio Trizzino (e anche legale della famiglia), la sostengono con gran vigore e coraggio: voci quasi solitarie in un deserto fino ad oggi politico e mediatico (oltre che giudiziario, of course). Che però comincia a mostrare ‘preoccupanti’ crepe.
Come, ad esempio, abbiamo cercato di illustrare in un’inchiesta pubblicata dalla Voce il 6 luglio 2024

PAOLO BORSELLINO / DA CALTANISSETTA UNO SPIRAGLIO DI LUCE?

La pista Mafia-Appalti venne denunciata per la prima volta da un grande magistrato, stavolta sì, Ferdinando Imposimato, per anni trent’anni firma e colonna della Voce.
Nel 1996, infatti, come membro proprio della Commissione Antimafiadi allora, presieduta dalla berlusconiana Tiziana Parenti, redasse una relazione di minoranza esplosiva, in cui – riprendendo tutte le connection contenute nel dossier Mafia Appalti – puntava appunto i riflettori su quei maxi appalti che facevano tanto gola alle mafie e sui quali stavano indagando Falcone e Borsellino.
In pole position il maxi business dell’Alta Velocità. E per questo firmò nel 1999, insieme a Sandro Provvisionato (altra grade firma dellaVoce), il memorabile e ancor oggi più attuale che mai ‘CORRUZIONE AD ALTA VELOCITA’, in cui balza con evidenza quell’affare colossale, al tempo stesso il vero movente per le stragi.
Ed emergono con estrema chiarezza i depistaggi griffati di un’altra toga, Antonio Di Pietro, che prima di gettarla sul tavolo in aula ebbe il modo di avocare a sé il filone romano dell’inchiesta TAV, poi comodamente archiviata (col filone milanese) a Milano. Cin cin.
La Voce ha scritto decine e decine d’inchiesta, da inizio anni ’90, su TAV & stragi. Basta andare alla casella CERCA che si trova in alto a destra del nostro sito e digitare PAOLO BORSELLINO, FERDINANDO IMPOSIMATO, ANTONIO DI PIETRO per rendersene conto e ritrovarne a iosa.
Comunque, vogliamo riproporvene un tris uscito esattamente tre anni fa, nel bollente agosto 2022.    E’ infatti del 1 agosto 2022

LA VOCE DELLE VOCI 23 Settembre 2025 di Andrea Cinquegrani

 

IL DOSSIER “MAFIA-APPALTI” / PERCHE’ E’ STATA INSABBIATA LA VERA PISTA DELLE STRAGI FALCONE E BORSELLINO?

Poi del 19 agosto 2022

MAFIA E APPALTI / IL VERO MOVENTE DELLE STRAGI CHE L’ANTIMAFIA DI PALAZZO VUOLE RE-INSABBIARE

 

Quindi, del 20 agosto 2022

INCHIESTA ‘MAFIA E APPALTI’ / QUELLA BOMBA CHE ALLORA NON DOVEVA SCOPPIARE