BEVILACQUA (M5S). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BEVILACQUA (M5S). Signora Presidente, Giorgia Meloni ha il problema di riscrivere la storia. Ha il problema di dimostrare che dietro le stragi del 1992 e del 1993 c’è solo la mafia, non anche la destra eversiva, non anche i servizi segreti deviati. Non lo può fare, però, se prima non estromette Roberto Scarpinato dalla Commissione antimafia.
Scarpinato, infatti, ha avuto la sfrontatezza di presentare una memoria di oltre cinquanta pagine, in cui pone domande del tipo: che ci faceva Delle Chiaie, esponente di Avanguardia Nazionale a Palermo nei giorni precedenti la strage di Capaci? Oppure: chi sono gli uomini in giacca e cravatta che si aggirano subito dopo l’esplosione in via D’Amelio, incuranti dei cadaveri, interessati solo all’agenda rossa e che ai poliziotti sopraggiunti mostrano un tesserino dei servizi segreti?
La presidente Colosimo non può cercare di rispondere a queste domande, perché altrimenti emergerebbe che quelle stragi non furono volute per l’indagine «Mafia e appalti», perché se fosse vera la storia che cercano di riscrivere, non avrebbero bisogno di estromettere Scarpinato dall’antimafia, anzi, avrebbero la forza della verità nel dare le risposte proprio alle sue domande. E invece no, Roberto Scarpinato deve essere dichiarato in conflitto di interessi. Ma se aver lottato tutta la vita contro la mafia può essere motivo di conflitto di interessi, come dovrebbe essere definito quello di chi fa parte di un partito che ha tra i suoi cofondatori un condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa?
Signora Presidente, queste domande se le fanno anche gli italiani e quindi la maggioranza ha anche il problema di dover dimostrare all’opinione pubblica che chi ha lottato tutta una vita contro la mafia, che è un eroe che vive da sempre sotto scorta e ha sacrificato sé stesso e la sua famiglia per la giustizia e per combattere la mafia, deve diventare brutto e cattivo e lo fa abusando, dopo aver abusato della Commissione antimafia, della Commissione di vigilanza e del servizio pubblico. Infatti va in onda il processo mediatico di Scarpinato per mano di Giletti, lo stesso Giletti che, dinanzi alle carte presentate da Scarpinato, non avendo la forza di rispondere e dovendo ammettere di non conoscere la vicenda nel merito, non può fare altro che interrompere in maniera violenta la ricostruzione ineccepibile e inattaccabile di Roberto Scarpinato.
Se ci fosse una Commissione di vigilanza RAI in grado di funzionare e non boicottata e paralizzata dalla maggioranza, noi avremmo potuto chiedere in audizione come sia possibile che il servizio pubblico venga piegato in questo modo inaccettabile per diffondere il verbo di Giorgia Meloni, ma il principale presidio di pluralismo e di garanzia per i cittadini è fermo da mesi e di questa paralisi si avvantaggia, come di una manna dal cielo, chi vuole riscrivere la storia senza essere disturbato. Questo è il metodo della maggioranza: piegare le istituzioni alle proprie esigenze. È il sistema che cerca di silenziare in qualunque modo ogni voce critica che con la forza della verità scalfisce la narrazione del mondo parallelo di Giorgia Meloni. Ebbene, se ne facciano una ragione quelli della maggioranza, perché la voce di Roberto Scarpinato è la voce di un’intera comunità che chiede giustizia e verità e questa voce non la spegneranno mai.
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