LA DOPPIA INFORMATIVA

 

15 giugno 1992  LA DOPPIA INFORMATIVA Il problema è affrontato nel provvedimento della dottoressa Gilda Loforti. Secondo le dichiarazioni rese recentemente dal dottor Lo Forte e dal dottor Scarpinato, ai primi di giugno del 1992 loro cominciano a redigere in minuta l’archiviazione di cui vi ha parlato il senatore Scarpinato.
Il 15 giugno del 1992 (e ho qui il documento che lascerò in Commissione) i dottori Scarpinato e Lo Forte fanno il cosiddetto stralcio Sirap, con cui dicono: «siccome stiamo aspettando l’informativa Sirap dal ROS, siccome dobbiamo definire le posizioni residuali aspettiamo che il ROS ci depositi l’informativa».
Primo punto, il 28 maggio del 1992 il capitano De Donno chiede, e Lo Forte autorizza, il riascolto, non dell’intercettazione, il riascolto di alcune di quelle intercettazioni in cui si parlava di Lima, di Cataldo Farinella, che erano state illo tempore depositate, tant’è che Gilda Loforti tra virgolette bacchetta i sostituti procuratori dicendo: «se avevate interesse erano lì, le trascrizioni e le bobine, potevate farle sviluppare dai vostri consulenti».
Succede che il 28 Lo Forte autorizza De Donno a riascoltare, De Donno il 30 giugno del 1992 quando l’archiviazione era già finita in minuta, gli dice: «Io ho fatto tutto quello che voi mi avete autorizzato, cioè ho riascoltato, e ditemi voi sostituti procuratori Lo Forte e Scarpinato se vi devo depositare adesso le relative risultanze o successivamente».
Quindi prima cosa da dire: non è vero che la predisposizione della cosiddetta informativa Sirap non è stata concertata.
Il capitano De Donno è riuscito a dimostrare nel procedimento disciplinare, procedimento che si è chiuso con l’archiviazione, portando i documenti che io lascerò in Commissione, che ci fu un’interlocuzione, una concertazione tra il dottor Scarpinato e il dottor Lo Forte circa il deposito dell’informativa Sirap.
Fanno lo stralcio 3541 del 1992, l’informativa Sirap viene depositata il 5 settembre. Io chiedo alla Commissione di acquisire presso le competenti autorità quali atti di indagine sono stati compiuti tra il 5 settembre e il 28 ottobre del 1992 in relazione al procedimento 3541/92, cosiddetto Sirap, da parte dei sostituti procuratori titolari di quell’indagine.
Andiamo a tutto il resto delle domande. Mi verrebbe da dire, proprio perché allontanato il dottor Giammanco, forse quell’inchiesta si poté fare.
Ma il senatore omette di ricordare l’altro punto fondamentale. La distruzione dei brogliacci, la smagnetizzazione del procedimento che arriva da Massa Carrara che ha il numero 35… del 91 con lettera di trasmissione, in cui la posizione del Buscemi, in un’implicazione tra le risultanze del rapporto in cui dicono che Vito Buscemi è soltanto il prestanome delle imprese di Nino e di Salvatore Buscemi.
Tant’è che nel corso dell’esame testimoniale al processo Depistaggio, siccome si parlava di circolarità delle informazioni tra di loro, quando abbiamo chiesto al dottor Scarpinato e al dottor Lo Forte se sapessero della richiesta dell’1, archiviazione del 19 e conseguente distruzione dei brogliacci, vi ho letto il contenuto secondo il dottor Lama di quelle intercettazioni, in cui in poche parole si ha l’ennesima fuga di notizie.
Il punto è, senatore Scarpinato, se vi erano elementi per contestare l’associazione a delinquere agli imprenditori.
Si insiste sull’aspetto politico della vicenda, io ho spiegato bene che il grimaldello per arrivare ai politici erano gli imprenditori.
Paolo Catti De Gasperi aveva il Nos, era una delle poche ditte accreditate presso il servizio di informazione democratica per lo svolgimento dei lavori dei servizi segreti italiani. Paolo Catti De Gasperi, oggettivamente, esce fuori da questa inchiesta quando… ecco la discovery che fanno gli arresti del 25 giugno.
Vi spiego l’antefatto, perché le domande sono durate venti minuti e io devo avere la possibilità di poter rispondere adeguatamente.
Teoria della doppia informativa.
Non è vero, i sostituti sapevano che i ROS stavano facendo atterrare l’informativa Sirap, vengono informati e dicono «portatela a settembre» fondamentalmente.
Questo si evince dalla comunicazione che fa il De Donno, che interloquisce «non è vero che non sapevano che c’era la delega Sirap, tant’è vero che il 15 giugno 1992 fanno lo stralcio 3541/92.
La Sirap è un atto concertato e comunicato dal ROS ai sostituti procuratori. Ripeto, nell’ambito di quel procedimento vorrei sapere dalla Commissione se ci sono atti di indagini dal 5 settembre al 28 ottobre, quando scoppia il caso Felice Lima di cui dobbiamo parlare».
Catti De Gasperi, nella famosa intercettazione secondo cui Siino e Li Pera si pongono come partecipi dell’associazione e lo costringono a ritirare la busta dall’appalto relativo all’insediamento commerciale di Petralia bivio Madonnuzza, nella richiesta di arresto del 25… ecco perché c’è una discovery, secondo la mia plausibile ricostruzione, perché a un certo punto bisognava riportare quella parte di intercettazione in cui si dice «bene, ho risolto tutto, ho parlato con chi dovevo parlare e ho ritirato la busta», questa era la prova che Li Pera sostanzialmente era riuscito, tramite la mediazione di Giorgio Zito, altro soggetto tutelato nel senso di non valutato, nel senso che Giorgio Zito viene considerato anche lui una vittima ma quello che c’è nel rapporto (come vi dicevo prima) non riguarda solo la Sirap, c’è anche il Consorzio Cempes, e nel Consorzio Cempes quello che combina Giorgio Zito lo dovrete vedere voi da soli.
Parla con Defortis, con Orcel dell’Agenzia del Mezzogiorno, «dovete darci i soldi, dobbiamo finanziarci, io ho già pronto il progettista, devo fare questi lavori», tutto senza che si guardi minimamente all’interesse pubblico.
E quand’anche l’interesse pubblico c’era con le perizie di variante si ottenevano le provviste per pagare tangenti a destra, a manca e a sinistra.
Nella richiesta di arresto del 1991 pubblicano quella parte di intercettazione in cui Paolo Catti De Gasperi, uomo di Andreotti che aveva il Nos, amico intimo anche dell’ex presidente Scalfaro, riportano l’intercettazione completa in cui continuando il discorso dice: «Io prima di ritirare la busta voglio rassicurazioni da uno che sta più in alto di S», che sarebbe il Siino Angelo. E Giorgio Zito gli dice: «Guarda che mi hanno promesso che potremo partecipare con successo alla gara del Duomo di Monreale». Gli risponde Catti De Gasperi: «Ma lì vedo una griglia difficile».
Tenete a mente queste parole che ora devo spiegarvi.  
Quindi dall’intercettazione pubblicata nella richiesta di arresto del 25 giugno del 1991 abbiamo un Catti De Gasperi considerato vittima del sistema che però dice a Giorgio Zito che deve parlare con uno che è più in alto di Siino e che deve avere rassicurazioni dall’altro.
Quando gli prospetta Giorgio Zito la possibilità di avere, secondo il sistema dei favori dell’associazione a delinquere di tutti questi imprenditori volta all’illecita gestione degli appalti, si facevano i favori tra di loro attraverso il pass, corrompendo pubblici funzionari e politici, dice «io lì vedo una griglia difficile».
Questo è importante perché il meccanismo si fondava sul fatto che la gara di appalto, di cui poi la successiva pubblicazione, veniva decisa dagli imprenditori con i politici con trattative private e una volta raggiunto l’accordo si formalizzava il tutto con il bando.  
Quindi se Catti De Gasperi dice «io li vedo una griglia» vuol dire che lui è ben inserito nel sistema innanzitutto, non è vittima, chiede di avere rassicurazioni da uno che sta più in alto di Siino, che poi verrà individuato in Salamone che era il vero garante del patto, è colui che Riina nel suo disegno egemonico voleva scalzare dal ruolo di capo del tavolino nella mediazione tra imprenditori e politici.  
La posizione di Paolo Catti De Gasperi infatti… Nell’archiviazione del 13 questa parte di intercettazione non c’è più.
Non c’è più. Potrete verificare che nella richiesta d’arresto c’è questa parte di intercettazione, nella richiesta di archiviazione la parte di intercettazione che comprometteva obiettivamente la posizione di Catti De Gasperi, perché dice: «Voglio rassicurazione da uno che sta più in alto …io ho visto la griglia, è difficile», non c’è nella richiesta di archiviazione del 13. 
Non c’è.  Quindi doppia informativa inesistente.  
Andiamo a Catania, perché questo è un punto fondamentale. Ne abbiamo parlato del famoso anonimo del 30 aprile e 3 maggio del 1992 quello che, secondo le dichiarazioni di Canale spinge Borsellino a fare l’incontro segreto; ma la cosa che viene accertata documentalmente, poi sempre per rispetto di quel criterio di confronto Canale successivamente riconnetterà al corvo bis.
Ma in nessuna sentenza è dato leggere che il corvo bis, che conoscevano tutti a differenza del corvo del 3 maggio (perché c’è stata pure la pubblicazione sui giornali del corvo bis) l’unico anonimo che viene riferito nella campagna di delegittimazione ROS è quello del 3 maggio. Bene anche di questo anonimo la Procura viene informata il 12 maggio, la Procura di Palermo sa che Lipera è sotto indagine a Catania. Tant’è vero che la dottoressa Gilda Loforti lì sottolinea :«Ancora una volta loro lo sapevano e non potevano certo aspettarsi che Catania se ne stesse con le mani in mano» fondamentalmente. Ma perché Felice Lima non comunica nulla a Palermo? Primo non era un obbligo giuridico, ex articolo 371 è una facoltà non è un obbligo, poi c’erano esigenze di sicurezza. Lipera si trovava ristretto nel carcere di Teramo insieme a dei mafiosi che lo minacciavano tramite il buon ufficio dell’avvocato Memi Salvo. Poi vi era in atto una terribile attività di inquinamento probatorio da parte di Claudio De Eccher, il quale verrà trovato nel settembre/ottobre del 1992 con i verbali di Leonardo Messina usciti dalla Procura di Palermo. Usciti da un amico a Palermo, aveva i verbali di Leonardo Messina. E come lo scopre Felice Lima, anche lui crocifisso come Augusto Lama?
Lo scopre perché la segretaria di Lipera, interrogata nel settembre e nell’ottobre del ’92 racconta agli investigatori che De Eccher, con il verbale in mano, va a dire: «Vedi, Messina ha detto questo, lei deve confermare questo perché così noi della Rizzani De Eccher ne usciamo fuori».  
Lima cosa fa, fa l’accertamento relativo al giorno in cui… lo stesso giorno in cui succede questa cosa la segretaria parla con l’ufficio di Catania.
Cosa succede? Il dottor Lima delega a Roma un’attività di indagine, per vedere i nomi dei passeggeri che sull’aereo stavano arrivando da Catania o da Palermo. Trovano Claudio De Eccher, lo accompagnano in una sala riservata, gli fanno aprire la valigia e trovano un verbale uscito dalla procura di Palermo con le dichiarazioni, che dovevano essere, segretissime di Leonardo Messina.
Perché Lima non parla con Palermo? Semplice, perché si consiglia con Paolo Borsellino e lo dichiara davanti alla commissione del CSM nel 1996. Quindi Borsellino sa che Lipera sta parlando e il primo consiglio che da a Lima è di non parlare con Palermo.
Anche perché a Palermo, ripeto, c’erano queste manovre di inquinamento. Lo so che De Eccher venne arrestato nel maggio del ’93, ma De Eccher è arrestato da Palermo quando già era stato arrestato da Pordenone, nel marzo del ’93, perché totalmente inserito nel meccanismo di Tangentopoli.  
Il problema è, poteva o non poteva prima che Paolo Borsellino morisse, quell’indagine avere un certo sviluppo?
Questo è il punto dal momento che, ripeto, Paolo Borsellino con un appalto del porto turistico fece diciassette arresti nel maggio del ’91. Io non voglio condizionarvi ma il rapporto è imperfetto ovviamente dà una visione pan-mafiosa, ma il rapporto va letto attraverso le dichiarazioni riportate nel rapporto di Giaccone e di Aurelio Pino che sono due imprenditori che spiegano come funziona il sistema. Il sistema ve l’ho spiegato tra le righe qual è, e loro stessi nella richiesta di arresto del 25 giugno ’91 parlano di racket dei progettisti, di sistema delle combine, che necessità c’era del politico? Cominciamo ad arrestare quelli che fanno parte del racket dei progettisti e del sistema delle combine e poi si arriva al politico che è quello che di cui parlano Di Pietro e Paolo Borsellino «dobbiamo trovare il sistema per far parlare gli imprenditori» ma chi punta al politico dritto? E poi ripeto, quelle intercettazioni erano state depositate perché il dettaglio anche qui è fondamentale. Il capitano De Donno chiede l’autorizzazione al riascolto per potere reinserire il materiale che man mano avevano accumulato.
Quindi io voglio riascoltare perché a questo punto certe espressioni che magari possono essere non comprensibili ora, con tutto il materiale che ho progressivamente accumulato, diventa più chiaro.
Quindi la teoria della doppia informativa non esiste, il problema è l’informativa Caronte, quella contiene le dichiarazioni di Lipera.
Ma l’informativa Caronte non poteva essere mandata a Palermo per un motivo molto semplice, è quella la vera informativa diversa, non quella Sirap. Perché l’informativa Caronte contiene sì le dichiarazioni collaborative di Lipera, ma se c’era un’attività inquinatoria in atto da parte di chi doveva essere arrestato per associazione a delinquere (cioè Catti De Gasperi, De Eccher, Giorgio Zito, tutti i progettisti della SASI progetti, Barbaro, Giuseppe Zito) è ovvio che Lima non può mandare gli atti a Palermo perché c’è un’attività di inquinamento. Vogliamo parlare di quello che viene riportato nella ordinanza di Gilda Loforti su quello che fanno gli avvocati Fabbri, l’avvocato Vizzini, l’avvocato Memi Salvo, che poi verrà condannato, per spingere sulla moglie di Lipera a non collaborare?  

La doppia informativa, rispetto alla Sirap, non esiste fu un atto concertato e vi prego se potete accertare quali atti di indagini sono state fatte tra il 5 settembre e il 28 ottobre del 1992 nell’ambito del procedimento 3541/92 che sarebbe il procedimento Sirap.1 (2023 – dall’Audizione  Commissione Parlamentare Antimafia Avv. Fabio Trizzino)

15  giugno 1992 Il CSM tra il 15 e il 20 giugno bloccò qualunque richiesta di riaprire i termini del concorso, disse che Borsellino non aveva titoli e che non avrebbe sopportato l’ingerenza del potere esecutivo rispetto a un concorso che era già sotto delibazione o quasi definito.
Il CSM, quando ci sono di mezzo Falcone e Borsellino, è stato velocissimo, pronto, sempre. Sempre pronto.
Io non ho visto in questi anni la magistratura ragionare su come ha in qualche modo cannibalizzato i suoi figli migliori. Non ho mai sentito un mea culpa. «Abbiamo sbagliato, cosa abbiamo combinato, non abbiamo capito niente».
Niente di tutto questo.
Quindi Borsellino, dicevo, ha Trapani e Agrigento, non si lamenta e dice: «Va be’, mi conquisterò i miei spazi».
Succede che muore Lima, come ho detto lui arriva il primo è Lima viene ammazzato il 12.
Allora anche lui viene coinvolto con tutti i procuratori aggiunti in quelle che sono le indagini immediate che conseguono a un omicidio di quel tipo.
Borsellino però fa delle proposte e il paventato clima di ostilità, che lui aveva confidenzialmente detto a Antonio Ingroia, si esprime in un’assoluta non considerazione della sua richiesta di una rogatoria negli Stati Uniti per interrogare don Masino Buscetta, per capire quali erano le evoluzioni legate a questo omicidio.
Ricordo come se fosse ieri l’immagine preoccupata di Giovanni Falcone (intervistato non mi ricordo da chi, ma su YouTube si trova) che dice preoccupatissimo: «Da questo momento può succedere di tutto».
Falcone e Borsellino erano talmente in grado di decifrare la realtà, che in quell’intervista Falcone è veramente rabbuiato, sa che sta arrivando lo tsunami.
Si lamenta anche Borsellino della inadeguatezza delle indagini patrimoniali, in particolare sul patrimonio mobiliare di Lima, dicendo che non poteva essere quello il patrimonio in termini di depositi dell’onorevole Lima.
L’intuizione di Paolo Borsellino relativamente all’inadeguatezza delle indagini illo tempore fatte su Lima riecheggerà nella famosa testimonianza di Antonio Di Pietro nel processo Borsellino ter, che poi è stata ribadita anche nel processo Trattativa, in cui dice che lui riuscì a trovare nel novembre 1993, in BOT e CCT, 500 milioni che arrivavano da Cirino Pomicino a Lima.
Vedremo, parlando di Mafia-Appalti, la centralità che aveva Lima nel sistema.
Le cose cambiano per Borsellino con la strage di Capaci, a quel punto quelle competenze cominciano a stargli strette. Perché è colpito sul piano professionale, è colpito sul piano umano e soprattutto – ecco il punto – egli è convinto che Falcone muore, e ce lo dirà il 25 di giugno a Casa Professa, perché non si voleva che ritornasse a fare il magistrato a fare le indagini che voleva fare. (2023 – dall’Audizione  Commissione Parlamentare Antimafia Avv. Fabio Trizzino)