Paolo Borsellino amava lo sport. Tifoso dell’Inter, la sua vera passione era però il ciclismo. Al giudice, che perse la vita il 19 luglio del 1992 insieme ai componenti della sua scorta nella strage di via D’Amelio, è dedicato il Centro sportivo educativo promosso da Vivi Sano e dalla cooperativa sociale Kleise di Piana degli Albanesi. Il progetto, i cui lavori di riqualificazione sono stati sostenuti dal ministero per lo Sport e condiviso dai figli del giudice, ha consentito il recupero di una porzione dell’ex Fly e la realizzazione di un grande campo sportivo polivalente di diecimila metri quadrati da oggi aperto a tutti. Il luogo della strage, dove poco distante si trova il murale firmato dallo street artist Andrea Buglisi, nel quale il giudice bambino stringe tra le mani l’agenda rossa, è stato fortemente voluto da Daniele Giliberti, presidente di Vivi Sano: «L’area di proprietà del seminario eparchiale di Piana degli Albanesi è un dono fatto agli abitanti di Palermo, di Piana degli Albanesi e a chi ne vorrà usufruire — spiega Giliberti — Farà da cerniera tra via Libertà e le borgate dell’Acquasanta e dell’Arenella. Chi vorrà giocare potrà contattarci attraverso la nostra associazione Vivi Sano o tramite l’Istituto dei ciechi». Un progetto che senza il contributo del ministero per lo Sport non avrebbe visto la luce: «C’è sempre una possibilità di riscatto — dice il ministro Andrea Abodi — E’ possibile farlo soprattutto nei luoghi simbolo come questi: dove è stata negata la vita, riprende la vita». Dal calcio al basket al tiro con l’arco, compresi tennis e volley insieme alle altre attività integrate con l’attiguo parco dello Spazio dei suoni dell’Istituto dei ciechi dove è stata creata anche una piscina per le attività terapeutiche, fanno del centro sportivo un luogo di aggregazione accessibile e gratuito, in cui lo sport e i valori sani sono dunque le chiavi di accesso per contrastare la povertà educativa e l’illegalità. In linea con il pensiero dell’arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice, intervenuto ieri all’inaugurazione. «Penso alla nostra città che sta assistendo a un’esplosione di violenza — dice il vescovo — Un luogo come questo invece, attraverso lo sport, ci fa fare un passo in avanti e spero che anche in altre parti di Palermo si possano avere queste opportunità perché i giovani hanno bisogno di questi spazi guidati dagli adulti che li introducono alla bellezza della vita». Un pensiero alle periferie lo dedica anche Fiammetta Borsellino che insieme ai fratelli Lucia e Manfredi hanno partecipato a questo giorno di festa: «Lo sport, la cultura allontanano i giovani dai falsi miti — ha detto la figlia del giudice — e dalle false prospettive che spesso sono portate avanti dalle organizzazioni criminali per ottenere il consenso giovanile. Via D’Amelio è sicuramente un posto significativo, ma è importante allargare queste iniziative in altre parti della città come le periferie che spesso sono luoghi abbandonati e degradati». Manfredi Borsellino, visibilmente commosso, ha invece ricordato quando da ragazzino giocava all’ex Fly Tennis dove si svolgeva il torneo di calcio dedicato a suo padre organizzato dalla famiglia Tricoli: «Molto più significativo di tante manifestazioni e commemorazioni — sottolinea Borsellino — proprio perché era un evento sportivo che metteva insieme la fratellanza, lo sport e l’amicizia al centro di tutto. E adesso che questo nuovo centro porta il nome di mio padre, mi riempie di orgoglio».