2011 – COMMISSIONE ANTIMAFIA 🟧 MAFIA E APPALTI 🟧 Domande Sen. LUIGI LI GOTTI al generale ANTONIO SUBRANNI.

 

 


LI GOTTI. Sappiamo per dati certi, in quanto riferiti dal generale Mori, che il 25 giugno 1992 l’interesse di Paolo Borsellino era molto più attuale, ossia aveva ad oggetto il rapporto mafia-appalti, tant’è vero che aveva chiesto un incontro riservato con l’allora colonnello Mori e con il capitano De Donno nella caserma dei Carabinieri di Carini per non essere visto in procura.

L’oggetto di quell’incontro come ha riferito il colonnello Mori – riguardava proprio una stretta collaborazione sul contenuto e sullo sviluppo che poteva avere il rapporto mafia-appalti, quindi, un rapporto preferenziale con il ROS. 
Quando il 10 e l’11 luglio 1992 in- contrò Borsellino, il giudice le manifestò il suo interesse per il rapporto mafia-appalti e il fatto che aveva chiesto al ROS un rapporto segreto di collaborazione in ordine al contenuto di quel rapporto?

SUBRANNI. Ripeto la sua ultima domanda: Borsellino aveva chiesto al colonnello Mori un rapporto segreto di collaborazione con il ROS?

LI GOTTI. Sì, una collaborazione riservatissima avente ad oggetto lo sviluppo del rapporto mafia-appalti fatto dai ROS.

SUBRANNI. No, per quello che ricordo, mandai De Caprio a Milano e De Donno a Palermo. De Donno finì il lavoro sugli appalti e poi passò a Napoli con i giudici Roberti e Mancuso, per analogo lavoro di anni.
Questi rapporti hanno avuto un successo forse inferiore alle giuste aspettative. Il lavoro di Palermo fu un po’ frazionato, per cui i risultati furono molto meno di quelli che ci aspettavamo. Sono lampi di memoria. Immediatamente inviai in servizio provvisorio a Palermo una sezione intera già ce ne era un’altra per mettere a punto e concludere il lavoro sugli appalti dei palermitani.
La mafia aveva allungato le mani avide e capaci sugli appalti nel modo più assoluto. Concluse quindi questo lavoro, che ripeto – ha dato risultati un po’ inferiori a quelli attesi. È stato frazionato. Ricordo che una parte l’aveva avuta il giudice Aliquò. Forse la strategia era quella; io non potevo sindacare il procuratore.

PRESIDENTE. Mi scusi generale Subranni, ma la domanda era la seguente: in occasione dell’incontro che lei ha avuto l’11 luglio 1992 con il magistrato Borsellino, avete parlato del rapporto mafia-appalti, che tanto gli stava a cuore, come ci risulta da fonti diverse? Se ho inteso bene, è questa la domanda del senatore Li Gotti.

SUBRANNI. Nel modo più assoluto. Non abbiamo parlato di qualcosa di importante, nel modo più assoluto. Il magistrato Borsellino era venuto per farmi visita.

PRESIDENTE. Basta così. Lei dice nel modo più assoluto no.

SUBRANNI. Vorrei aggiungere solo poche parole. Borsellino ha lavorato con i carabinieri, con il nucleo investigativo da me comandato, scoprendo i legami che c’erano tra la mafia di Palermo (quella forte, che poi ha vinto la guerra) e i Nuvoletta di Napoli. Grazie a delle fotografie lui li ha inchiodati con mandati di cattura perché era giudice istruttore. Ha fatto un lavoro incredibile.

LI GOTTI. Generale Subranni, ritengo che lei non possa aver dimenticato una violenta polemica apparsa sulla stampa a proposito di questo rapporto mafia-appalti.
Nell’estate del 1991 i quotidiani «Corriere della sera», «La Sicilia» e «Il secolo XIX» di Genova avevano pubblicato degli estratti di questo rapporto, aventi a dire il vero dei contenuti un po’ diversi dal rapporto che era arrivato alla procura; si accusava la procura di Palermo di voler insabbiare le indagini. Questo fatto ebbe una rilevanza nazionale, ne è a conoscenza? Lo ricorda?

SUBRANNI. Sarà di rilevanza nazionale non lo metto in dubbio perché lo dice lei –, ma a quando risale questo rapporto sugli appalti?

LI GOTTI. Il rapporto sugli appalti è del 16 febbraio 1991, pervenuto alla procura di Palermo il 20 febbraio 1991.

SUBRANNI. Allora è quel rapporto che ha redatto l’allora capitano De Donno alla procura (il procuratore era Giammanco). Questo lavoro, come ho detto, è stato un po’ spezzettato, però i risultati ci sono stati, anche se non quelli che noi speravamo. Questa rilevanza nazionale io non l’ho rilevata.

LI GOTTI. Generale Subranni, lei non può non ricordare che vi furono due edizioni di questo rapporto. Quella pervenuta alla procura di Pa- lermo il 20 febbraio 1991 (datata però 16 febbraio 1991) ometteva totalmente il riferimento ai politici nazionali, quali l’onorevole Gianni De Michelis, l’onorevole Calogero Mannino, l’onorevole Nicolosi, l’onorevole Salvo Lima e il politico siciliano Salvatore Turi Lombardo. Sono tutti dati che erano in possesso del ROS e che pervennero alla procura di Palermo solo dopo la strage di via d’Amelio, ossia il 5 settembre del 1992. Quindi il ROS aveva tutti questi dati che riguardavano i politici nazionali. Perché e per ordine di chi venne omissato ed epurato il rapporto, tradendo e fuorviando il lavoro che Paolo Borsellino voleva sviluppare proprio su quel rapporto? È possibile – questa è la domanda – che Paolo Borsellino fosse venuto a conoscenza dell’effettivo contenuto del rapporto, ossia di quello non epurato?

SUBRANNI. Senatore Li Gotti, lei dice: non può non ricordare. Assolutamente. Due edizioni? Io so soltanto che nel 1990 – quindi c’è poco da fare, non nel 1991 – ho mandato a Palermo, proprio per gli appalti, il capitano De Donno con tutta una squadra (egli poteva avvalersi anche di quella di Palermo). Non so. De Michelis e Nicolosi, non li conosco; il quarto nome non ho fatto in tempo a scriverlo.

LI GOTTI. Lei ha detto che aveva avuto un rapporto di conoscenza con l’onorevole Mannino e ignorava che negli atti del ROS c’era un rap- porto che faceva riferimento proprio a lui?

SUBRANNI. Può darsi, certamente.

LI GOTTI. Questo è un fatto ufficiale, perché questo rapporto poi venne fuori. I nomi vennero fuori il 5 settembre 1992, ma nel rapporto inviato alla procura di Palermo nel 1991 non erano contenuti i richiami ai politici, pur risalendo al 1990 attraverso un servizio di intercettazioni telefoniche curato dal ROS.

SUBRANNI. Non lo metto in dubbio, ma non lo so. So, per grandi linee, che questo lavoro fu fatto bene e in profondità e che indagini volu- minose sono state consegnate dal capitano De Donno. Il capitano è rima- sto lì con la squadra per mesi e mesi per questo lavoro. Questo io so, non so altro.

LI GOTTI. Se in quel momento non seppe che era stato epurato, negli anni successivi, quando il fatto fu reso evidente anche da alcuni accertamenti (parliamo delle dichiarazioni di Siino, della triste vicenda di Lombardo, dell’inquietante vicenda del maresciallo Canale, dei contatti extra autorizzazione del colonnello Meli con il collaboratore Siino, che avvennero in una clinica romana non autorizzata), quando tutto questo venne fuori, e lei era a capo del ROS, si è occupato di questa materia, sia pure in funzione di indagine e conoscenza retrospettiva, per capire cosa fosse successo?

SUBRANNI. No, assolutamente. So che Meli e Siino hanno avuto incontri riservati; mi pare di aver letto anche qualcosa a suo tempo. Sugli appalti, so soltanto che ho disposto l’invio in servizio provvisorio di una massiccia sezione con il maggiore De Donno, il quale si serviva anche dell’altra.
Hanno fatto un buonissimo lavoro e sono rimasti delusi dal fatto che i risultati non furono in correlazione con lo sforzo investigativo compiuto. Io ero dalla parte dei miei collaboratori. Di questo non stendevo un rapporto, era un fatto loro. Sopra De Donno c’era un comandante del Reparto operativo e al di sopra di lui c’era il comandante.

 

LUIGI LIGOTTI

 

AUDIZIONE GENERALE SUBRANNI in Commissione Parlamentare Antimafia