Perché Paolo Borsellino non fu mai ascoltato dal Procuratore Tinebra e dai pm di Caltanissetta che stavano indagando sulla strage di Capaci? Che avesse intenzione di condividere con i colleghi nisseni le sue conoscenze, la sua esperienza e le convinzioni maturate sulla morte di Giovanni Falcone, era manifesto. Eppure non fu convocato a Caltanissetta.
Anche se su questo punto si registrano due versioni. C’è chi ricorda che l’incontro con il procuratore Tinebra fosse fissato per la mattina successiva alla sua morte, ovvero il 20 luglio. Riferisce in Commissione il pm Giordano:
GIORDANO. Guardi Presidente Fava, c’era un appuntamento, manco a farlo apposta, l’appuntamento era per il 20 luglio che era il lunedì, c’erano stati dei contatti telefonici tra Tinebra e Borsellino…
E aggiunge il pm Petralia (che ammette – per la verità – di non aver saputo di alcun incontro fissato con Tinebra per il 20 luglio):
PETRALIA. Devo dire che non sapevo nemmeno che il dottor Borsellino, cosa che ho letto o comunque ho sentito dire, avesse manifestato la sua volontà di essere sentito dai magistrati di Caltanissetta. (…) io sono certo che se avesse manifestato questa sua volontà con uno scritto, una telefonata, saremmo corsi da lui.
Sarebbero corsi da lui, dice Petralia. Eppure sono di tenore ben diverso i ricordi che altri auditi hanno consegnato a questa Commissione. L’allora maresciallo dei carabinieri Canale era il più stretto e fidato collaboratore del giudice Borsellino, era al corrente della sua agenda e lo ha accompagnato, quasi come un ombra, in tutti gli spostamenti, gli appuntamenti, gli interrogatori di quelle ultime settimane di vita. La sua ricostruzione è netta:
FAVA, Presidente della Commissione. Le risulta che fosse stato fissato l’incontro tra Borsellino e il procuratore Tinebra?
CANALE. No. Ma chi l’ha fissato?
FAVA, Presidente della Commissione. E’ ciò che fu detto poi dal procuratore Tinebra: “avevamo deciso di ascoltare Borsellino….”
CANALE. Quando?
FAVA, Presidente della Commissione. Proprio il lunedì successivo.
CANALE. No, no, no, no… io non so chi…
FAVA, Presidente della Commissione. Lei l’avrebbe saputo?
CANALE. Ma che c’è dubbio che l’avrei saputo!
Va ricordato, a proposito del maresciallo Canale, la scelta di trasferirlo immediatamente, dopo la strage di via D’Amelio, e di non interrogarlo per i quattro mesi successivi.
CANALE. La mattina del 20 luglio io vengo immediatamente trasferito… A me fu detto che per motivi di sicurezza io dovevo lasciare la Sicilia. Mi fu detto dall’allora Comandante Generale Viesti: “Da oggi ti occuperai per qualunque esigenza dei familiari di Borsellino, quando si spostano su Roma te ne occupi tu” (…) Vengo sentito la prima volta Dalla Procura di Caltanissetta dalla dottoressa Boccassini e dal dottor Fausto Cardella il 26 novembre del 1992 (…) Siccome quando io facevo le indagini avevo una brutta abitudine che quando succedeva un fatto grave, era norma andarsi a prendere tutti i familiari e portarli in caserma per sentirli nell’immediatezza, la cosa mi destava preoccupazione, anche perché io potevo essere depositario di qualche notizia importante di Paolo Borsellino… La seconda volta sono stato risentito il giorno 15 dicembre del 1992, e ancora il giorno 25 giugno del 1993, dove per la prima capisco che il dottor Cardella, evidentemente, non crede a quello che dico io… e io ero veramente risentito perché mi dovrebbe spiegare qualcuno che motivo avrei avuto di inventare nomi e personaggi… Torniamo al punto: perché non viene ascoltato Paolo Borsellino durante quei 57 giorni? COSA VOSTRA