Como non è terra di mafia, ma rischia quotidianamente il ricatto mafioso. Come si evince dallo studio di Transcrime dell’Università Cattolica di Milano i clan investono a Como trenta volte di più di quanto facciano a Palermo, creando un sistema di ricatto alla politica e alle imprese inaccettabile. Questa enorme massa di denaro é come un cancro, rischia infatti di mangiare l’economia comasca sana ma estremamente debole a causa della crisi e di comprare il consenso sociale e politico ampliando la zona grigia – così Alessandro de Lisi, Direttore del Centro Studi Sociali contro le mafie Progetto San Francesco ad una settimana dall’apertura del cantiere antimafia a Cermenate – “Per reagire occorre un patto sociale comasco, tra mondo del lavoro e banche, e un disciplinare di responsabilità sociale per le imprese attive nel pubblico e nei servizi.” Ai “piccioli” freschi di riciclaggio dei boss, afferma de Lisi, “questa comunità deve opporsi chiedendo che i soldi confiscati ai clan tornino immediatamente sul territorio per il lavoro e le istituzioni stringano le maglie della certificazione antimafia oggi troppo debole.”
CR