CUCUZZA Salvatore Sino all’età di ventun anni il CUCUZZA aveva regolarmente lavorato su delle navi e poi come saldatore specializzato presso i cantieri navali di Palermo. I suoi primi contatti con personaggi di COSA NOSTRA ebbero inizio intorno al 1972- 73, tramite GRAZIANO Angelo, un costruttore che sponsorizzava una squadra di calcio nella quale egli giocava e che era anche sottocapo dell’antica “famiglia” mafiosa di Borgo Vecchio. Conobbe, quindi, oltre ad alcuni personaggi di quella “famiglia”, GAMBINO Giacomo Giuseppe, inserito nella “famiglia” di San Lorenzo, all’epoca appartenente allo stesso mandamento di Partanna Mondello retto da RICCOBONO Rosario, nonché BAGARELLA Leoluca, che ebbe modo di frequentare a lungo. In quel periodo commise alcuni danneggiamenti a scopo di estorsione ed un omicidio, finché nel 1975 venne ritualmente affiliato alla predetta “famiglia” di Borgo Vecchio. Arrestato nel settembre di quello stesso anno, rimase detenuto sino al luglio del 1979. Dopo la sua scarcerazione e prima della seconda guerra di mafia, alla “famiglia” di Porta Nuova, di cui era rappresentante CALO’ Giuseppe, assai vicino al RIINA, venne attribuita la direzione di un mandamento di nuova istituzione, al quale vennero aggregate anche le “famiglie” di Borgo Vecchio e di Palermo centro. Il rappresentante della “famiglia” di Borgo Vecchio, CANCELLIERE Leopoldo, fu fatto dimettere dal CALO’ perché che si era opposto all’attribuzione a quest’ultimo della direzione di quel mandamento, sostenendo che la carica spettasse al capo della “famiglia” di Palermo centro, come era stato con i fratelli LA BARBERA prima dello scoppio della prima guerra di mafia negli anni Sessanta. Il CUCUZZA fu, quindi, nominato dal CALO’ reggente della “famiglia” di Borgo Vecchio, peraltro composta da poche persone, sicché dopo la morte di BONTATE Stefano, essendo in corso la seconda guerra di mafia, per ordine del CALO’ e del GAMBINO fu chiamato a comporre un agguerrito “gruppo di fuoco” composto tra alcuni tra i più pericolosi killer di COSA NOSTRA, e cioè GRECO Giuseppe “scarpa”, PRESTIFILIPPO Mario e LUCCHESE Giuseppe, gravitanti sul mandamento di Ciaculli. Si era, quindi, reso responsabile con tale gruppo di numerosi omicidi ai danni della fazione opposta ai corleonesi, sino a quando verso la fine del 1982 fu inserito in altro “gruppo di fuoco” , composto da “uomini d’onore” di Porta Nuova come il CANCEMI ed il LA MARCA. Nel settembre del 1983 venne tratto in fu arresto nell’ambito dell’istruttoria sfociata nel maxiprocesso di Palermo, essendo stato ritenuto uno dei componenti della commissione provinciale e, quindi, gli erano stati contestati come mandante numerosi omicidi. Molte di tali imputazioni però caddero e la condanna definitiva a circa quattordici anni di reclusione gli venne inflitta per il reato associativo ed il tentato omicidio di CONTORNO Salvatore. Scarcerato nel 1994, dopo che il CANCEMI si era costituito iniziando la collaborazione con l’A.G., trovò che il mandamento di Porta Nuova era retto da MANGANO Vittorio, sostenuto dal BAGARELLA e dal BRUSCA, i cui spazi operativi si erano accresciuti dopo l’arresto del RIINA. Peraltro, per volere del CALO’, che dal carcere aveva comunicato la sua non piena condivisione circa la scelta del MANGANO quale sostituto nel suo mandamento, venne affiancato a quest’ultimo pure lo stesso CUCUZZA.
Tratto in arresto il 4 maggio del 1996, accusato di un omicidio non commesso e del reato associativo, aveva dapprima sperato che il malcontento percepito all’interno dell’organizzazione mafiosa, e soprattutto tra i detenuti, per le scelte strategiche operate dai vertici di quel sodalizio e per la reazione dello Stato che ne era conseguita determinasse un vasto fenomeno di dissociazione, che però non aveva avuto luogo. Pertanto, dopo aver constatato che tali aspettative non si sarebbero realizzate, superando le difficoltà legate alla cultura ed ai pregiudizi dell’ambiente nel quale sinora era vissuto, che consideravano un atto infame la violazione della regola dell’omertà, aveva intrapreso la collaborazione con l’A.G., ritenendo non più condivisibili le motivazioni che lo avevano indotto a operare in COSA NOSTRA.
Il contributo fornito dal CUCUZZA appare adeguato al ruolo dallo stesso rivestito nella consorteria mafiosa ed è rilevante sia per le conoscenze in ordine ai meccanismi di funzionamento di tale associazione – meccanismi appresi dapprima dalla voce di personaggi di spicco quali GRECO Pino, GAMBINO e BAGARELLA e poi anche per esperienza diretta, man mano che andò ad occupare
cariche di maggiore importanza – sia per le informazioni fornite sui metodi di comunicazione tra l’interno e l’esterno del carcere per le questioni associative più importanti, oltre che per le indicazioni su alcuni dei più importanti mandamenti di COSA NOSTRA. MISTERI D’ITALIA