di Lionello Mancini – Il Sole 24 Ore 20 luglio 2015
La mostra sul ‘600 napoletano “La luce vince l’ombra-Gli Uffizi a Casal di Principe”, inaugurata un mese fa, è una iniziativa forte, che conta su quanto di meglio c’è nel Paese nel mondo della cultura, dell’associazionismo, del volontariato, delle amministrazioni locali e nazionali. Fino alla targa dedicata alla mostra dal Presidente Mattarella. Una ventina le opere prestate dagli Uffizi, dai musei di Capodimonte e di Capua, oltre che dalla Reggia di Caserta, esposte fino al 21 ottobre nei locali di una brutta (ma vasta) villa sequestrata a un camorrista, opportunamente negata alla vista esterna da reti da cantiere e, all’interno, velocissimamente adattata a museo. Lo slancio ideativo è da ricondurre a spezzoni innovativi della Cisl come il nuovo sindacato del terziario (First) e gli edili lombardi già animatori del Progetto S. Francesco; ai direttori dei musei fattivamente appoggiati dal ministero di Franceschini, da Confindustria, dalle forze dell’ordine, fino allo scoppiettante sindaco di Casale. Oltre che da diversi sponsor locali, piccoli e grandi. Meriterebbero, poi, ben più spazio, la 70ina Ambasciatori, ragazze e ragazzi di Casal di Principe, tutti volontari (che non è proprio come farlo all’Expo) e tutti di buon livello culturale, formati per spiegare ai visitatori sia le opere esposte, sia la location, imbarazzante per origini e fattura, dunque doppiamente preziosa per dimensioni e simbologia antimafia. Una serie di obiettivi, La luce li ha già centrati: in un mese sono stati venduti oltre 5000 biglietti, molti a Casalesi; le scuole hanno prenotato visite per settembre, il cortile della villa è stato scelto per presentazioni di eventi, libri, premiazioni. Ha cominciato Roberto Saviano, il giorno dell’inaugurazione: era la prima volta che tornava a Casal di Principe dal 2007, quando i camorristi e i loro accoliti lo insultarono pubblicamente, tanto che ai giovani Ambasciatori, Saviano ha potuto dire sorridendo: “Ragazzi, non mollate, qui state costruendo un miracolo. Lo vedete: Iovine, Bidognetti, Schiavone sono in galera e io sono di nuovo qui”. Il 9 luglio, lo stesso luogo è stato scelto per la presentazione del Giffoni Film Festival; la sera stessa, 5mila ragazzine si sono radunate al campo sportivo per ballare sulle note delle canzoni di “Braccialetti rossi”, eseguite dallo stesso compositore e la sua band, venuti apposta da Milano. Erano anni che nel povero paese già soggiogato ai Casalesi, ai cosentiniani e compagnia delinquente, non avveniva un fatto del genere.Certo: tutto questo andirivieni di autorità, star e pezzi grossi, lo scrigno d’arte da proteggere, questo afflusso inedito di gente a Casal di Principe, sono una fatica aggiuntiva per polizia, carabinieri, fiamme gialle, già sotto pressione per le ondate di arresti eseguiti su ordine delle Procure. Ma, forse, con questa Luce che rompe l’ombra di Gomorra, il Casertano è entrato in una situazione particolare, in cui frammenti di società hanno immaginato l’inimmaginabile e tutto il resto deve seguire. Dovrà seguire, per esempio una rapida presa di possesso del territorio da parte dello Stato, prima che escano di galera i manutengoli dei boss più noti (quelli resteranno al 41bis). Lo sanno per esperienza, gli investigatori più esperti di Caserta, che dopo aver arrestato i latitanti di spicco, i politici, gli imprenditori e i colletti bianchi collusi, diventa cruciale approfittare di questi mesi – mesi, non anni – di “crisi” criminale, per istituire presidi e avviare controlli ricorrenti che non lascino respiro. Ma, per sfruttare questo momento di vantaggio, occorrono persone e mezzi in aggiunta, nella stessa logica appena adottata per contrastare le bande giovanili a Napoli. Il territorio prigioniero del sistema camorra è vasto, ricattato e degradato: riprenderlo in mano, per i violenti assetati di vendetta, potrebbe essere questione di poche settimane.
A Casal di Principe è stato acceso un faro fortissimo: grazie ai quadri e ai media, si vede da tutto il mondo. Sarebbe un disastro, per i giovani Ambasciatori e per le ragazzine che finalmente ballano al campo sportivo, se lo Stato non sapesse attuare la strategia giusta per impedire che qualche banditello torni a minacciare – o anche solo irridere – le speranze dei ragazzi di Casale.