Sciolti per mafia…

 

Perché un comune viene sciolto per mafia

Lo scioglimento delle amministrazioni locali per fenomeni di infiltrazione e condizionamento di tipo mafioso è stato introdotto nel nostro ordinamento nel 1991 ed è disciplinato da Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali o Tuel (dall’articolo 143 al 146 del decreto legislativo numero 267 del 2000), modificato dal pacchetto sicurezza del 2009. È una misura preventiva, da adottare come extrema ratio per salvaguardare la funzionalità dell’amministrazione pubblica, con l’obiettivo di interrompere un rapporto di connivenza e soggezione nei confronti dei clan mafiosi in grado di condizionarne le scelte.
Perché un comune venga sciolto per mafia non è necessario che gli amministratori abbiano commesso reati, basta che emerga una loro possibile soggezione alla criminalità organizzata. Un comune può essere sciolto quando ci sono “concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti o indiretti con la criminalità organizzata di tipo mafioso o similare degli amministratori” o c’è un condizionamento “della volontà degli organi elettivi ed amministrativi”.
La commissione d’indagine che ha il compito di accedere agli atti del comune per accertare se esistano le condizioni per lo scioglimento dell’amministrazione ha molta discrezionalità nel valutare il contesto ambientale anche perché i singoli episodi “potrebbero anche non essere particolarmente significativi”, come stabilito dal Consiglio di Stato nel 2012. In alcuni casi sono stati determinanti i rapporti di parentela, amicizia e affari dei vertici politici o dei dipendenti delle amministrazioni. In altri, le minacce dei clan agli amministratori. In altri ancora, il voto di scambio politico-mafioso. Esemplare a questo proposito è il caso di Borgetto, in provincia di Palermo, dove era stato stipulato “un accordo politico mafioso in base al quale i candidati sostenuti dalla consorteria mafiosa una volta eletti avrebbero dovuto garantire come controprestazione l’affidamento di alcuni servizi”, si legge nella relazione del ministro dell’Interno.
Inoltre non è necessario che gli amministratori locali siano consapevoli dei benefici ai malavitosi: basta dimostrare che non abbiano contrastato l’aggiudicazione di appalti o altri finanziamenti alle aziende legate alla criminalità organizzata. È successo così, ad esempio, a Brescello, primo comune dell’Emilia Romagna sciolto per mafia nel 2016. Tra i motivi del commissariamento ci sono le varianti al piano regolatore chieste da ditte a cui non era stata domandata l’informativa antimafia (un documento che certifica l’assenza di legami sospetti), l’assunzione di personaggi vicini alle cosche, l’affidamento di appalti a ditte poi raggiunte da interdittive antimafia e anche “le dichiarazioni e il comportamento del sindaco (Marcello Coffrini, ndr) in occasione di una intervista alla tv web”. Davanti alla telecamera dell’associazione Cortocircuito, il primo cittadino aveva definito una “persona educata”, “sempre vissuta a basso livello” il boss Francesco Grande Aracri, dimostrando – come si legge nel provvedimento – “scarsa attenzione” e “insensibilità” verso il problema della “criminalità organizzata largamente diffusa nel contesto locale”. LA VIALIBERA

 


Amministrazioni sciolte per mafia: dati riassuntivi

 

  • Scioglimenti, proroghe e annullamenti

Dal 1991 al 24 maggio 2023 sono stati emanati nel complesso 631 decreti exart. 143 del Testo Unico sugli Enti locali, dei quali 252 di proroga di precedenti provvedimenti; su 379 decreti di scioglimento, 24 sono stati annullati dai giudici amministrativi.

Tre scioglimenti fin qui disposti nel 2023. Si tratta dei Comuni di: 

Mojo Alcantara (Messina);
Scilla (Reggio Calabria);
Castiglione di Sicilia (Catania). 

  • Amministrazioni coinvolte

Tenuto conto che 76 amministrazioni sono state colpite da più di un decreto di scioglimento, gli Enti locali complessivamente coinvolti nella procedura di verifica per infiltrazioni della criminalità organizzata sono stati fino ad oggi 318; di essi 282 effettivamente sciolti (compresi due capoluoghi di provincia e sei aziende sanitarie e ospedaliere). 

  • Archiviazioni

Dal 2010 ad oggi sono 55 i procedimenti ispettivi avviati dal Ministero dell’Interno e conclusi con l’archiviazione. 

  • Le tabelle

Qui di seguito è disponibile una tabella analitica con tutte le amministrazioni locali coinvolte nella procedura di scioglimento dal 1991 al 24 maggio 2023.

Sono inoltre pubblicati un prospetto riassuntivo dei decreti, anno per anno, una tabella relativa alle amministrazioni locali che sono state sciolte più di una volta ed un’altra relativa alle amministrazioni per le quali il procedimento ispettivo non ha dato luogo a scioglimento.
Oltre ad un riepilogo generale per regione, sono poi disponibili apposite tabelle per le quattro regioni maggiormente coinvolte nelle procedure di scioglimento per infiltrazioni mafiose (Calabria, Campania, Sicilia e Puglia) ed una tabella specificamente dedicata alle regioni a non tradizionale insediamento mafioso, con l’indicazione delle province interessate. È infine disponibile una tabella con le amministrazioni attualmente sottoposte alla gestione commissariale, per alcune delle quali è previsto un nuovo turno elettorale per le prossime elezioni amministrative.
La ricerca delle Amministrazioni coinvolte nella procedura di verifica delle infiltrazioni mafiose può essere effettuata anche tramite le MAPPE INTERATTIVE, con riferimento sia all’intero territorio nazionale che alle regioni più interessate. Un’apposita sezione è infine dedicata ai GRAFICI sulla distribuzione territoriale e sull’andamento negli anni di scioglimenti e archiviazioni.
(Ultimo aggiornamento: 24 maggio  2023)

Tabelle

 

 


I comuni commissariati per mafia e la relazione del ministero sul 2021

 

Sono 52 gli enti che nel 2021 sono stati amministrati da una commissione straordinaria, in seguito a uno scioglimento per infiltrazioni criminali. Dalla relazione del ministro dell’interno emerge un quadro delle criticità nel gestire tali situazioni.

Negli scorsi giorni il ministero dell’interno ha pubblicato la relazione sull’attività delle commissioni negli enti sciolti per mafia. Un testo che annualmente viene presentato alle camere come previsto dal testo unico per gli enti locali (art. 146 comma 2).
Dal 1991, anno di istituzione dei commissariamenti per infiltrazioni criminali, in media sono stati commissariati per questo motivo quasi 12 enti all’anno. Si tratta più che altro di comuni, ma anche di aziende sanitarie e di altre strutture pubbliche.
Un dato che tuttavia è cambiato significativamente a seconda degli anni.Variando da un minimo di 3 nel 1995 a un massimo di 34 nel 1993. Guardando all’andamento dei commissariamenti si possono individuare 3 picchi: 1991-1993, con una media di 25,3 commissariamenti, 2012-2014 (17) e 2017-2019(21,7).
Al momento, nel corso del 2022, si registrano 6 commissariamenti, un dato un po’ più basso dello scorso anno, quando a luglio se ne contavano 11.
I comuni, come anche altri enti, possono essere commissariati per diversi motivi. Come ad esempio le dimissioni del sindaco o della metà più uno dei consiglieri comunali. Ma i commissariamenti per infiltrazioni della criminalità organizzata hanno una natura diversa sia in termini di obiettivi sia rispetto alle procedure che vengono attivate.
Nei casi ordinari ad esempio viene insediato un singolo commissario che ha l’obiettivo di riportare il comune al voto alla prima data utile. Quando un comune viene commissariato per mafia, invece, viene insediata una commissione straordinaria di 3 membri che ha l’obiettivo di ripristinare la legalità nell’ente. Questo commissariamento ha una durata di 18 mesi ma nella prassi, viene sempre prorogato a 24.
Si tratta quindi di un provvedimento di natura eccezionale, che per questo segue un iter molto più complesso rispetto agli altri scioglimenti.
È una misura di prevenzione straordinaria. Si applica quando esiste il reale pericolo che l’attività di un comune o di un’altra amministrazione locale sia piegata agli interessi dei clan mafiosi. Vai a “Come funzionano i commissariamenti per infiltrazioni mafiose”

La relazione del ministero e i comuni commissariati nel 2021

Visto che i commissariamenti durano in genere 24 mesi oltre ai 14 commissariamenti avvenuti nel corso del 2021 se ne aggiungono diversi altri che hanno preso avvio negli anni precedenti.
50 le commissioni straordinarie che hanno amministrato altrettanti comuni nel 2021. A queste si aggiungono 2 commissioni in aziende sanitarie calabresi.
A essere interessati dal fenomeno, nell’anno di riferimento, sono stati ben 893.544 cittadini residenti in particolare in comuni di dimensioni medio piccole, ma non solo. Risultano anche 4 comuni con popolazione superiore ai 50 mila abitanti (Vittoria, Marano di Napoli, Cerignola, Manfredonia) oltre che il comune di Foggia, che oltre ad avere quasi 150mila residenti è anche un capoluogo di provincia.
Inizialmente il commissariamento del capoluogo foggiano era dovuto alle dimissioni del sindaco che nei giorni precedenti era stato posto sotto indagineper corruzione. A pochi giorni di distanza tuttavia il comune è stato commissariato per mafia e si è insediata la commissione prefettizia che ancora oggi giuda l’amministrazione comunale.
Ma se per il comune di Foggia si tratta quantomeno del primo commissariamento per infiltrazioni della criminalità in alcuni comuni la situazione si caratterizza come particolarmente grave proprio perché non si configura come un episodio isolato.
16 i comuni commissariati per mafia nel 2021 che erano già stati commissariati per la stessa ragione negli scorsi anni.
In 12 di questi casi si tratta del secondo commissariamento per infiltrazioni mafiose, in 3 del terzo e in un caso, quello di Marano di Napoli, del quarto anche se una di queste annullata nel 2004.

La distribuzione geografica

Quanto alla distribuzione geografica quasi tutti i comuni commissariati per mafia nel 2021 e tutti quelli pluricommissariati si trovavano nel mezzogiorno. In particolare è da notare come ben 11 comuni commissariati insistano nella provincia di Reggio di Calabria. Inoltre 5 dei comuni che hanno subito più di un commissariamento (tra cui uno con 4 commissariamenti e uno con 3) si trovano in un territorio molto ristretto, al confine tra le province di Napoli e Caserta.
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Tuttavia sarebbe sbagliato considerare questo fenomeno come esclusivamente legato alle regioni del sud.
Intanto perché uno di questi comuni si trova in Valle d’Aosta (Saint-Pierre) e poi perché negli anni precedenti non sono mancati altri casi di comuni commissariati per mafia in regioni del centro e del nord Italia.Le numerose indagini giudiziarie svolte negli ultimi anni hanno, infatti, accertato una sorta di “delocalizzazione mafiosa” in atto, confermando la presenza della criminalità organizzata nelle regioni del nord e del centro Italia, e i tentativi, talvolta riusciti, della criminalità organizzata di inserimento nell’economia legale di territori che presentano situazione economiche “vantaggiose”.

Oltre ai 50 comuni poi nel 2021 erano commissariate per infiltrazioni della criminalità organizzata anche due aziende sanitarie provinciali (Asp) della regione Calabria. Fortunatamente questi commissariamenti, iniziati nel 2019, sono ormai giunti al termine. La gestione delle Asp tuttavia non è tornata propriamente ordinaria. L’intero settore della sanità calabrese infatti risulta commissariato, anche se per ragioni diverse dalle infiltrazioni criminali.

La gestione dei commissariamenti

Come accennato, nel caso dei commissariamenti per mafia, l’attività delle commissioni straordinarie non si limita all’ordinaria amministrazione. Lo scopo invece è quello di ripristinare la legalità nell’ente e per farlo sono necessarie concrete azioni amministrative.
Una di queste è la revisione dei regolamenti comunali, spesso mancanti o non aggiornati.
95,7% delle commissioni straordinarie attive nel 2021 ha approvato nuovi regolamenti comunali.Diverse attività sono poi poste in essere per migliorare le condizioni finanziarie degli enti sottoposti a commissariamento.
gli squilibri finanziari sono dovuti principalmente ad anomalie e irregolarità in materia di imposizione e riscossione tributaria, fattori che attestano l’assenza di puntuali direttive e controlli da parte degli amministratori, se non addirittura la connivenza degli stessi al fine di aumentare il consenso della popolazione e favorire i malavitosi locali.

Queste attività riguardano sostanzialmente tre linee di azione:

  • incremento delle entrate;
  • riduzione dell’evasione;
  • razionalizzazione della spesa e ottimizzazione dei costi.

In tutti e tre i casi si tratta di azioni poste in essere molto spesso dalle commissioni prefettizie, oscillando a seconda della tipologia d’intervento e dell’anno tra l’80 e il 100% dei casi.
Infine un’altra attività svolta con grande frequenza dalle commissioni riguarda la riorganizzazione dell’apparato burocratico. Nella maggioranza dei casi infatti le commissioni hanno ritenuto necessario provvedere all’avvicendamento di dirigenti o responsabili dei servizi.
62% la quota di commissioni prefettizie attive nel 2021 che hanno ritenuto necessario l’avvicendamento negli incarichi dei dirigenti e dei responsabili dei servizi.
Un dato molto alto a cui si associa un atteggiamento generale da parte dei dipendenti ritenuto spesso diffidente quando non apertamente ostile.

martedì 19 Luglio 2022 | Potere politico


RELAZIONI, RAPPORTI E DOSSIER

 


AMMINISTRAZIONI SCIOLTE PER MAFIA: MAPPE INTERATTIVE

Le mappe (aggiornate al 24 maggio 2023) riportano tutte le amministrazioni locali coinvolte nella procedura di scioglimento ex art. 143 del T.U. degli Enti locali (in rosso comuni e province; in giallo aziende sanitarie e altre amministrazioni) ivi inclusi i casi in cui la procedura ispettiva si è conclusa con l’archiviazione (per quest’ultime, a partire dal 2010).
In tutte le mappe di questa pagina sono presenti alcune funzioni di navigazione. Cliccando sull’icona in alto a sinistra si apre un menu che presenta i dati generali riguardanti la mappa, e gli elenchi degli enti inclusi nella mappa stessa. Cliccando invece sull’icona in alto a destra si apre la visualizzazione a schermo intero (in una nuova scheda): in tale visualizzazione a schermo intero è disponibile, oltre al menu con le informazioni e l’elenco, una funzione di ricerca (icona con lente di ingrandimento).
Cliccando su un segnaposto nella mappa, o sul nome dell’ente negli elenchi, vengono visualizzate le informazioni relative ai procedimenti riguardanti l’ente in oggetto.
Altre informazioni sono riportate nelle TABELLE ANALITICHE pubblicate sul sito.


MAPPA GENERALE

La mappa riguarda l’intero territorio nazionale.

  • 379 decreti di scioglimento (di cui 24 annullati)
  • 282 amministrazioni locali sciolte per infiltrazioni mafiose
  • 76 enti sciolti più volte
  • 55 procedimenti ispettivi conclusi con l’archiviazione

Le tabelle di riferimento:



MAPPE REGIONALI

Le Regioni maggiormente coinvolte sono Campania, Calabria, Sicilia e Puglia. Proprio con riferimento a queste 4 regioni sono state realizzate delle mappe ad hoc: anche in queste mappe vengono fornite informazioni aggiuntive sulle singole Amministrazioni coinvolte nelle procedure ex art. 143 del T.U. sugli Enti locali.

REGIONE CALABRIA

  • 131 decreti di scioglimento (di cui 9 annullati)
  • 23 archiviati
  • Il maggior numero di decreti si è registrato nel 2017 (12 decreti di scioglimento)
  • La provincia più interessata: Reggio Calabria
    (74 decreti di scioglimento, 2 annullamenti e 10 archiviazioni)

Per i dati analitici per provincia vedi la tabella della regione Calabria

REGIONE CAMPANIA

  • 117 decreti di scioglimento (di cui 10 annullati)
  • 9 archiviati
  • Il maggior numero di decreti si è registrato nel 1993 (18 decreti di scioglimento)
  • La provincia più interessata: Napoli
    (65 decreti di scioglimento, 7 annullamenti e 4 archiviazioni)

Per i dati analitici per provincia vedi la tabella della regione Campania

REGIONE PUGLIA

  • 25 decreti di scioglimento
  • 3 archiviati
  • Il maggior numero di decreti si è registrato nel 1993, 2018 e 2021 (4 decreti di scioglimento)
  • La provincia più interessata: Lecce (9 decreti di scioglimento)

Per i dati analitici per provincia vedi la tabella della regione Puglia

REGIONE SICILIA

  • 91 decreti di scioglimento (di cui 3 annullati)
  • 7 archiviati
  • Il maggior numero di decreti si è registrato nel 1992 e 1993 (9 decreti di scioglimento)
  • La provincia più interessata: Palermo
    (38 decreti di scioglimento, di cui 1 annullato e 1 archiviazione)

Per i dati analitici per provincia vedi latabella della regione Sicilia

ENTI CON PIÙ PROCEDIMENTI

Questa mappa riporta gli enti con più di un procedimento a carico; per ogni ente sono indicate le date dei decreti, nonché delle eventuali archiviazioni. Sono 76 gli enti sciolti ripetutamente per il periodo compreso tra il 1991 ed il 7 aprile 2023:

  • un ente è stato sciolto quattro volte
  • 19 enti sono stati sciolti tre volte
  • 56 enti sono stati sciolti due volte
  • Regione con maggior numero di procedimenti ripetuti:
    Calabria (31 Amministrazioni coinvolte)

Tabella Amministrazioni con più scioglimenti

 

 

Comuni-sciolti_DOSSIER


 

attivita_commissioni_gestione_straordinaria_-_relazione_del_ministro_anno_2021


PRESENTATO IL RAPPORTO “AMMINISTRATORI SOTTO TIRO”. AVVISO PUBBLICO: FARE IL SINDACO È ANCORA UN MESTIERE PERICOLOSO

 

 

A CURA DI CLAUDIO RAMACCINI DIRETTORE CENTRO STUDI SOCIALI CONTRO LE MAFIE PROGETTO SAN FRANCESCO