L’indagine che entra nei misteri di mafia e che segna una svolta storica

 

“rapporto 161” di Ninni Cassarà e Francesco Accordino
Rapporto della Squadra Mobile di Palermo

Per un complesso di motivazioni di natura storica, etnica, economica, politica e geografica sulle quali si ritiene più opportuno si soffermi la attenzione del sociologo e del politico, che non degli organi di polizia, – nella provincia di Palermo in particolare, ma, in generale, nelle provincie della Sicilia occidentale, esiste ed opera da tempo la mafia, fenomeno complesso e poliedrico, dalle molteplici implicazioni e connotazioni, che affondano radici profonde nella storia, nella cultura e nel modo di essere e di sentire siciliano, ma che, in questa sede, intenderemo nella sua superficiale accezione di organizzazione criminale le cui ramificazioni e promanazioni nefande, già tristemente note alla Sicilia e alla nazione, continuano ad incidere, in termini di parassitismo, violenza, sopruso, clientelismo e corruzione, sul tessuto socio  economico – politico italiano alla stregua di un allucinante ed irrefrenabile processo di metastasi cancerogena.

Essa é costituita da un coacervo di aggregati o gruppi criminali di cui, allo stato, appare difficile delineare la precisa struttura, l’esatta consistenza numerica, la circostanziata influenza territoriale ed economica, a causa di profondi mutamenti verificatisi in seno ad essi gruppi dalla primavera dell’anno scorso ad oggi, periodo in cui il quadro generale dell’organizzazione mafiosa palermitana, ma che anche del trapanese e dell’agrigentino, é stato completamente sovvertito a seguito di sanguinose lotte intestine, con la soppressione di esponenti mafiosi di primo piano e ,lo smantellamento di “famiglie” che sino ad allora avevano mantenuto un ruolo indiscusso di cristallizzata supremazia.

Tali considerazioni di carattere generale ancorché pleonastiche in quanto già ampiamente rappresentate in occasione dei gravi fatti criminosi che hanno profondamente turbato le coscienze degli onesti e di quanti credevano nelle istituzioni dello stato – vengono qui ulteriormente ribadite perché strettamente connesse in termini logici e cronologici alle argomentazioni che costituiscono il contenuto del presente rapporto, nel corso del quale gli inquirenti si prodigheranno per far convogliare, in un contesto logico e deduttivo non disgiunto da consistenti note di concretezza, le risultanze del lavoro investigativo svolto, dall’inizio dell’anno 1981 alla data attuale, da Squadra mobile e nucleo operativo dei carabinieri i quali hanno profuso, in tale lunga, tenace, silente attività il massimo degli sforzi e il più generoso impegno.

Finalità precipua del presente rapporto é quella di delineare, attraverso la disaminata accurata dei numerosi fatti di sangue verificatisi durante il periodo sopracitato e, sulla scorta di quanto acclarato nel corso delle indagini, i contorni dei nuovi assestamenti e aggregati mafiosi, la natura degli obiettivi illeciti da loro perseguiti, le responsabilità emerse a carico dell’associazione mafiosa o di ciascuno dei componenti di essa, in ordine ai singoli episodi criminosi succedutisi, sotto il profilo territoriale, ma non solo in ambito siciliano ma anche in ambito nazionale.

In concreto si intende ricostruire, partendo dalle sue origini e dalle cause che l’hanno determinata, la cruenta guerra insorta tra le cosche mafiose della Sicilia occidentale che ha sconvolto i vecchi equilibri faticosamente raggiunti e decretato il nuovo ordine del panorama mafioso.

A tal fine, non potendo in un rapporto di associazione per delinquere mafiosa rintracciarsi prove attraverso interrogatori di imputati e di testimoni, o attraverso riferimenti obiettivi di tracce di reato, – in quanto tutto ciò non consegue – alla tipologia del reato mafioso commesso da soggetti mafiosi – assumono il massimo interesse , per l’acquisizione e l’esaltazione degli indizi probatori, le circostanze emerse da ammissioni di confidenti, gli scritti anonimi, la particolare capacità a delinquere dei soggetti esaminati, il modus operandi tipico nell’esecuzione del crimine l’atteggiamento reticente delle vittime, i rapporti di parentela, di affinità, di affari tra gli associati e, per ultimo, ma non per questo meno importante, il nesso logico che lega i vari episodi delittuosi.

Pare comunque opportuno e necessario evidenziare che il particolarissimo ambito nel quale si svolge la presente indagine, impone il ricorso alle già sperimentate doti di sensibilità, da parte di codesta procura, al fine di valutare con la dovuta perizia circostanze di fatto e rapporti soggettivi che nella considerazione dei fatti di mafia hanno significato preminente.

Non vi é dubbio, per altro, che il presente rapporto – compendio del “maximum” degli sforzi investigativi” che polizia e carabinieri hanno profuso nel corso di oltre quindici mesi di indagini, funestati da omicidi, scomparse, attentati e altri gravi delitti – sorretto, in parte, da inattaccabili architetture probatorie, contenga, nella sua globalità, indiscutibili elementi indizianti che non sono assurti a dignità di prova in termini processuali perché i viscidi tentacoli del terrore, della paura per la propria incolumità, della sfiducia e della reticenza, hanno avvolto nelle loro spire quanti, in clima di maggiore credibilità e fiducia, avrebbero sottoscritto le dichiarazioni oralmente rese e avrebbero firmato gli anonimi pervenuti negli uffici di polizia e carabinieri, dietro ai quali sono stati costretti a nascondersi ed in cui spesso traspare apertamente l’addebito agli organi statuali che rimangono inerti pur dinanzi a situazioni criminali i cui contorni vengono rappresentati con dovizia di particolari, per amore vero di giustizia e non per acrimonie personali.

Allo stato, dunque, l’arduo compito di ridare serenità a quanti la chiedono, fiducia agli scettici, credibilità e vigore alle sue istituzioni che, in questa Palermo dilaniata dalle faide mafiose vengono quotidianamente mortificate, ignorate, vanificate. 26 giugno 2023 • DOMANI