Borsellino quater, parla il falso pentito Calogero Pulci: “Non ho mai calunniato nessuno” 27.9.2019
“È un processo che ritengo non mi appartenga. Io non avevo commesso il reato per cui sono stato condannato e mi sono accollato un processo che non mi appartiene”. Lo ha detto Calogero Pulci presentandosi spontaneamente per fare le sue dichiarazioni nel corso del processo Borsellino Quater dove Pulci è imputato per Calunnia insieme ad altri due falsi pentiti, Francesco Andriotta e Vincenzo Scarantino. Pulci in primo grado è stato condannato a 10 anni. “Questo processo mi è costato non solo economicamente ma anche sulla mia vita. Le trasferte a Roma, che mi hanno visto sempre presente, perché dopo le mie disavventure avevo deciso di cambiare vita e ho il massimo rispetto per l’autorità giudiziaria. Mi sono imbarcato in questo processo – ha continuato Pulci – per fare valere la mia verità. Io ho assistito ai processi e ho sentito cose allucinanti. Gente che si è accusata di omicidi e di stragi e poi ha ritirato tutto. Io non ho mai calunniato nessuno. Io mi devo difendere e non posso sentire dire dalla Procura che sono un criminale. Mi hanno definito l’autista di Madonia. Mi può stare bene perché ero l’uomo di fiducia di Piddu Madonia. Allora per questo ruolo che avevo ricoperto prima di cambiare vita si sono interessate diverse procure. Avevo perso la mia identità e per questo ho tentato il suicidio. Però una cosa avevo deciso. Che con quella vita passata dovevo chiudere. Inizio a collaborare a fine ’99. A marzo 2000 la Dia di Caltanissetta effettua un sequestro di beni sulla base delle mie dichiarazioni di circa 100 miliardi di lire. Ero tra i primi imprenditori della Sicilia con quasi 300 dipendenti ed ero anche persona di fiducia di Madonia e allora ho dato delle indicazioni così precise che nell’arco di pochi mesi la Dia ha proceduto ai sequestri. Non è facile cambiare pelle dall’oggi al domani ma oggi sono felice di aver cambiato vita. Io reati di calunnia non ne ho mai avuto. Il dottore Contrada ha provato a farmi una querela per calunnia. Ho avuto l’assoluzione piena. Io non ho mai calunniato nessuno perché pur non essendo un uomo di diritto ma facendo l’imputato qualche cosa ne capisco. Io nel 2004 avevo una misura di prevenzione di divieto di soggiorno per 5 anni perché ritenuto pericoloso. Nel 2004 quella stessa misura fu revocata dallo stesso tribunale che riteneva che mi ero ravveduto. Da allora ho seguito un percorso di collaborazione e ancora oggi qualche mese fa sono stato chiamato dalla Procura di Milano e ho dato le mie dichiarazioni.
Si pente per depistare scoperto e arrestato veva raccontato per filo e per segno fatti e misfatti del «segmento» mafioso di Cosa nostra a Sommatino. Aveva fatto nomi e cognomi, riferito particolari, tirato in ballo decine di persone che, in un modo o nell’ altro, avrebbero preso parte ai delitti che, alla fine degli anni ’80, insanguinarono il paese. Ma era tutto falso. Il grande bluff di Calogero Pulci, «uomo d’ onore» del clan Madonia ed ex assessore comunale, è durato poco più di sei mesi. Fino a ieri godeva dei benefici del programma di protezione. Da oggi è rinchiuso in un carcere di massima sicurezza del Nord Italia. I carabinieri del comando provinciale di Caltanissetta gli hanno stretto le manette ai polsi su ordine del gip del Tribunale nisseno e del pm Roberto Condorelli. Un pentimento «mirato», quello di Pulci, che già in primo grado era stato condannato all’ ergastolo per l’ omicidio di Filippo Cianci, un piccolo imprenditore entrato in rotta di collisione con gli interessi della famiglia e, probabilmente, portato a termine per rispondere all’ agguato dal quale si era miracolosamente salvato lo stesso Pulci. Secondo l’ accusa, l’ ex assessore avrebbe indotto un altro appartenente al gruppo criminale, Giuseppe Giuga, meglio conosciuto in paese, per i suoi atteggiamenti, col nomignolo di “Peppe mafia”, a rendere altre false dichiarazioni dettando un memoriale in cui era sintetizzata la versione dei fatti sui quali lui stesso avrebbe dovuto riferire. Una versione che avrebbe alleggerito notevolmente la posizione del padre di Pulci, Marco, e l’ intera cellula sommatinese di Cosa nostra. Sul palese depistaggio, proprio la settimana scorsa, si erano soffermati i pm nisseni Antonino Patti e Angela La Torre, che nei giorni scorsi hanno richiesto e ottenuto l’ arresto di otto persone coinvolte a vario titolo in quei fatti di sangue. Fra loro non figurava ancora il nome di Calogero Pulci, anche se, in base a ciò che lo stesso gip aveva scritto nell’ ordinanza di custodia cautelare, l’ arresto del pentito era già nell’ aria. Per l’ omicidio di Filippo Cianci, Pulci era già stato condannato in primo grado all’ ergastolo, ma circa venti giorni fa aveva concordato una pena di vent’ anni di reclusione. Da parte sua, la Procura nissena ha voluto ancora una volta puntualizzare come l’ inchiesta rappresenti «un concreto esempio dell’ attenzione con la quale si vagliano le dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia». Evidentemente della categoria non faceva parte Pulci. Tra le storie più fantasiose da lui raccontate, quella secondo cui Cosa nostra avrebbe cominciato a servirsi di sicari non siciliani per gli omicidi. «I killer arrivano dal Nord – disse Pulci – solo per uccidere e ripartono nel giro di poche ore». Probabilmente anche questa era una bufala. LA REPUBBLICA28 febbraio 2001
Borsellino:condanna boss e falsi pentiti Appello conferma primo verdetto, prescritte accuse Scarantino (ANSA) – PALERMO, 15 NOV – La corte d’assise d’appello di Caltanissetta, confermando la sentenza di primo grado, ha condannato all’ergastolo i boss Salvo Madonia e Vittorio Tutino, imputati della strage in cui persero la vita il giudice Paolo Borsellino e i 5 uomini della scorta. Condannati a 10 anni i “falsi pentiti” Francesco Andriotta e Calogero Pulci, accusati di calunnia. I giudici hanno dichiarato estinto per prescrizione il reato contestato a Vincenzo Scarantino pure lui imputato di calunnia.