“Questo non è l’esame di un teste”
«L’ex procuratore confonde il ruolo di commissario dell’Antimafia con quello del magistrato in carriera»
Non si placano le polemiche nei confronti dell’ex procuratore generale di Palermo ed ora front runner dei pentastallati in Commissione parlamentare antimafia dove la scorsa settimana sono stati auditi Lucia Borsellino, figlia del magistrato ucciso nella strage di via D’Amelio, ed il legale della famiglia, l’avvocato Fabio Trizzino. Scarpinato, infatti, era stato più volte citato da Trizzino per il ruolo che all’epoca ricopriva come sostituto alla Procura di Palermo e per essere stato a conoscenza del dossier Mafia appalti, su cui indagava Borsellino e che era poi stato archiviato.
“Non farò domande sulle parti delle dichiarazioni di Trizzino in cui ha fatto riferimento alla mia persona”, aveva replicato Scarpinato, motivando la sua scelta con una questione di “eleganza istituzionale” e precisando: “Il mio silenzio non venga frainteso come acquiescenza alle dichiarazioni di Trizzino che ritengo in alcuni punti inesatte”.
Scarpinato, dopo essere allora entrato nel merito della vicenda, era stato interrotto dalla presidente Chiara Colosimo. “Senatore, sono venti minuti che lei interviene e qui non siamo in un’aula di tribunale, questo non è l’esame di un teste; quelle che vanno fatte qui sono domande per ricostruire la storia e non per legittimare o meno alcune posizioni”, aveva detto Colosimo. “Sto facendo domande precise”, ha controbattuto Scarpinato.
Tra le fila della maggioranza l’accaduto non è passato inosservato.Il primo ad aver sollevato il caso è stato il deputato Gianluca Cantalamessa (Lega). “Avevo paventato il rischio di conflitto di interesse di Scarpinato in questa audizione – ha detto – che fosse citato più volte dagli auditi essendo allo stesso tempo commissario.
Il fatto che questa Commissione, facendo domande, si ponga nei confronti degli auditi come se fossero testimoni in un processo penale è inaccettabile”.
“Scarpinato dimentica di essere un parlamentare come tutti gli altri e confonde il ruolo di commissario dell’antimafia con quello del magistrato in carriera”, ha commentato invece Mauro D’Attis, deputato di Forza Italia e vicepresidente della Commissione antimafia.
Al termine dell’audizione, interpellata sulla polemica, Colosimo ha spiegato di non aver avuto “nessun confronto” con Scarpinato, precisando che “per me i commissari sono tutti uguali.
Ovviamente si devono comportare da commissari e quando ciò non accade intervengo”.
Non si è fatta attendere, ovviamente, la replica del M5s. “Le insinuazioni rivolte a Scarpinato da componenti della maggioranza, anche in Commissione antimafia, sono gravemente offensive e prive di qualsiasi fondamento, come dimostrato già dalle condanne per diffamazione inflitte ad altre persone che le hanno sostenute”, hanno sottolineato i componenti pentastellati a Palazzo San Macuto Stefania Ascari, Federico Cafiero De Raho, Francesco Castiello, Michele Gubitosa, Luigi Nave.
“Gli esponenti del centrodestra, che si permettono di muovere nei suoi confronti queste insinuazioni diffamatorie, devono vergognarsi e da ora in poi si astengano dal proferire qualsiasi parola retorica sugli eroi dell’Antimafia a cui lo Stato non ha saputo garantire il pieno sostegno”, hanno quindi sottolineato i parlamentari grillini.