«Ci è stata data una menzogna come verità e dopo 31 anni non possiamo vederci negato il diritto di porre domande né accetteremo verità che non siano sostenute da rigore e ricostruzioni che non hanno riscontri» tuona Lucia Borsellino nel corso dell’audizione in Commissione parlamentare di inchiesta sulle mafie.
La figlia maggiore di Paolo Borsellino parla anche «a nome di Fiammetta e Manfredi(gli altri due figli del magistrato ucciso in via D’Amelio, ndr)», sottolineando come ci sia stato e ci sia ancora «un buio istituzionale che avvolge la sottrazione dell’agenda rossa, di cui hanno pesantemente risentito le indagini: sarebbe stata una fonte inoppugnabile di informazioni.
Non ci è dato sapere come mai non fu fatto l’esame del Dna sulla borsa di nostro padre, integra sebbene bruciacchiata».