Basso profilo e rapporti con Cosa Nostra: così la ‘ndrangheta si muove a New York

 

Il bilancio della Commissione antimafia sui sopralluoghi in Usa: emerge l’operatività delle cosche ma anche «un importante vuoto di informazioni»

 

LAMEZIA TERME Le mosse della ‘ndrangheta all’ombra del Ponte di Brooklyn. Nell’inarrestabile proiezione su scala globale le cosche hanno raggiunto anche gli Stati Uniti e la città di New York: a confermarlo sono diversi spunti investigativi, come quelli emersi anni fa dall’inchiesta “New Bridge” e più di recente da un’inchiesta contro i clan di Rocca di Neto, e diverse relazioni, come quella conclusiva della Commissione parlamentare antimafia della passata legislatura. La Bicamerale soggiornò per circa una settimana, nella seconda metà del gennaio del 2020, nella Grande Mela, confrontandosi con organismi come la Dea, l’Fbi, le procure distrettuali di New York: uno scambio di dati e di informazioni da cui è emersa, sulla rotta del narcotraffico, «l’esistenza e operatività di molte cosche di origine calabrese», spesso in contatto con Cosa Nostra, ma anche – si legge nella relazione della Commissione parlamentare antimafia – «un importante vuoto di informazioni e di intelligence, che indubbiamente rallenta le attività investigative».

I sopralluoghi dell’Antimafia

A soffermarsi sulle dinamiche criminali legate alla mafia italiana a New York è anzitutto il procuratore distrettuale per il Distretto Est di Brooklyn che all’Antimafia illustra alcuni casi giudiziari che, di recente, hanno rivestito importanza per i profili di collegamento con gli ambienti criminali italiani: «È stato fatto cenno – si legge nella relazione – all’operazione “New Bridge”, intercorsa tra il 2011 e il 2014, le cui indagini hanno riguardato due soggetti legati, rispettivamente, alla famiglia mafiosa dei “Gambino” e alla ‘ndrangheta (in particolare le famiglie degli Ursino e dei Simonetta, di Gioiosa Jonica, ndr). Nel corso delle indagini, è stato fatto ampiamente ricorso alla figura dell’agente sotto copertura. Il progetto criminale che detta indagine ha consentito di accertare contemplava il porto di Gioia Tauro quale snodo di transito italiano delle partite di sostanza stupefacente». Non solo: per la Commissione antimafia «Anche l’altra operazione illustrata dal procuratore del Distretto est di New York, la cosiddetta “Columbus 2” – che grazie alla fattiva collaborazione nella fase investigativa delle autorità italiane e di quelle statunitensi, ha condotto a diversi arresti nonché alla confisca di sostanza stupefacente, di denaro e di armi, oltre che di alcune società – ha consentito di accertare il coinvolgimento di soggetti calabresi in un grosso traffico internazionale di cocaina, che veniva importata a New York dalla Costa Rica ed era destinata al mercato italiano».

Gli incontri con l’Fbi di New York

Nel corso della missione a New York la Commissione parlamentare antimafia incontra anche l’Assistant Director dell’Fbi di New York, William F. Sweeney, e con altri funzionari della Divisione criminale dello stesso ufficio. «Nel corso di tali incontri – specifica la Bicamerale nella relazione finale – sono state illustrate le questioni attinenti alla diffusione delle organizzazioni criminali italiane nel territorio degli Stati Uniti e, in particolare, dello Stato di New York. È emerso dalle indagini un vero e proprio ruolo di superiorità gerarchica che la mafia di New York esercita rispetto alle altre organizzazioni criminali diffuse sul resto statunitense. È stato quindi analizzato il nuovo trend delle organizzazioni criminali di origine italiana operanti in territorio americano, che mirano ad attuare un profilo tendenzialmente basso, perché hanno rafforzato la loro sicurezza operativa e tendono quindi ad avere minore necessità di commettere atti violenti al fine di imporre la rispettiva egemonia criminale. Per quanto riguarda le attività illecite svolte in prevalenza dalle organizzazioni di origine italiana oltre a quelle classiche della criminalità organizzata, è stato registrato negli ultimi anni un forte aumento delle frodi riconducibili al settore edile nonché delle fattispecie di racket sul lavoro: le indagini hanno anche consentito di accertare un rilevante incremento della corruzione di pubblici dipendenti». Con specifico riferimento alla ‘ndrangheta, dai sopralluoghi newyorchesi della Commissione antimafia «è stato registrato un importante vuoto di informazioni e di intelligence, che indubbiamente rallenta le attività investigative. È stata registrata l’esistenza e operatività di molte cosche di origine calabrese (Commisso, Aquino-Coluccio, Mazzaferro, Piromalli) sul territorio di New York, ma si è segnalato come non siano sufficienti i dati conosciuti sulle attività illecite attuali cui risultano dedite tali organizzazioni criminali. È stato riscontrato, in ogni caso, un trend di progressivo aumento della collaborazione tra le organizzazioni riconducibili alla ‘ndrangheta e le cinque storiche famiglie di Cosa Nostra newyorkese (Bonanno, Colombo, Gambino, Genovese e Lucchese)». In ogni caso, l’inclusione della ‘ndrangheta nella “black list” delle organizzazioni criminali più pericolose stilata dagli Stati Uniti, inclusione avvenuta nel 2008, «manterrà la sua efficacia», assicurano dalla Commissione parlamentare antimafia. (redazione@corrierecal. 10.12.2023