CALTANISSETTA – Desecretare tutti gli atti ancora sottoposti al vincolo del segreto di Stato, relativi alle indagini sulle stragi mafiose del ’92 in cui furono uccisi i giudici Paolo Borsellino e Giovanni Falcone, con i componenti delle scorte e Francesca Morvillo. A chiederlo è la difesa di Mario Bo, il dirigente di Polizia sotto processo per calunnia aggravata insieme con i poliziotti Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo, tutti accusati del depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio. I tre, secondo la procura nissena, avrebbero manovrato le dichiarazioni rese dal falso pentito Vincenzo Scarantino, costringendolo a fare nomi e cognomi di persone innocenti in merito all’attentato del 19 luglio 1992. L’avvocato di Bo, Nino Caleca, che da martedì prossimo siederà al Consiglio di giustizia amministrativa della Regione siciliana, prima di lasciare la toga da avvocato, insieme con l’altro difensore, Giuseppe Panepinto, ha depositato al Tribunale di Caltanissetta, la richiesta. “L’accertamento della verità – spiega Caleca all’Adnkronos – non è solo nell’interesse del mio assistito, ma dell’intera collettività. Tutti i cittadini italiani hanno il diritto di sapere cosa accadde in quelle stragi e come furono seguite le indagini”. I legali del dirigente di Polizia, Mario Bo, che dopo le stragi fece parte del gruppo di indagine ‘Falcone e Borsellino’ coordinato dall’allora questore Arnaldo La Barbera, chiede al Tribunale di Caltanissetta, presieduto da Francesco D’Arrigo, di “formulare istanza al Presidente del Consiglio dei ministri al fine di conoscere se esistano, o meno, atti, documenti, notizie, attività o altre cose concernenti i fatti contestati agli imputati, sottoposti al vincolo del segreto di Stato e, in caso di risposta positiva, Voglia richiedere che venga disposta la cessazione del relativo vincolo, indipendentemente dalle classifiche di segretezza agli stessi attribuite, disponendone la trasmissione, affinché gli stessi vengano acquisiti al fascicolo del dibattimento come atti provenienti dalla Pubblica Amministrazione”.
Alla luce delle liste testi depositate, appare opportuno fare chiarezza sul ruolo svolto dai servizi di sicurezza italiani – a prescindere dalle denominazioni e configurazioni giuridiche dagli stessi assunte nei diversi anni – nel corso dell’attività d’indagine relativa alle stragi – scrivono i legali nella richiesta depositata al processo sul depistaggio delle indagini Borsellino – che ai fini del presente giudizio appare indispensabile conoscere ogni atto, documento, notizia, attività o altra cosa utile alla ricostruzione dei fatti;che dai fatti contestati sono trascorsi ben più di quindici anni; che i fatti per cui si procede non rientrano nelle ipotesi contemplate dal comma 11 dell’art. 39 della legge n. 124 del 3 agosto 2007; che, pertanto, può ritenersi possibile l’esistenza di atti, documenti, notizie, attività o altre cose concernenti i fatti in contestati agli imputati, ad oggi ancora coperti dal segreto di Stato e per questo sconosciuti tanto a questa difesa, quanto alla magistratura” chiedono al Tribunale di formulare l’istanza depositata al premier Giuseppe Conte. Il Presidente del Tribunale Francesco D’Arrigo nelle prossime udienze dovrà decidere se accogliere la richiesta avanzata dalla difesa del poliziotto Mario IL FATTO NISSENO