Nel cuore di Palermo, il Reparto Scorte della Questura rappresenta una componente cruciale delle forze dell’ordine, un gruppo di professionisti altamente qualificati che si dedicano alla protezione di personalità pubbliche e al mantenimento dell’ordine. Con una storia segnata da eventi tragici e atti di eroismo, il Reparto Scorte è un simbolo di resistenza contro la criminalità e di impegno per la sicurezza dei cittadini.
Storia e Evoluzione Il Reparto Scorte di Palermo ha radici profonde nella storia della città, essendo stato testimone e parte attiva in alcuni dei momenti più bui e sfidanti della lotta alla mafia. La memoria di quegli anni è ancora viva nelle storie di coraggio e sacrificio del personale del reparto, come dimostrato dalla docu-serie “I ragazzi delle Scorte”, vincitrice del Premio Borsellino 2023
Ruolo e Funzioni Il Reparto Scorte svolge un ruolo vitale nella protezione di magistrati e altre figure a rischio, garantendo la loro sicurezza in un contesto spesso minacciato dalla criminalità organizzata. Il reparto è anche responsabile del coordinamento e dell’esecuzione di operazioni di scorta e sicurezza durante eventi pubblici e visite di personalità a rischio attentato.
Formazione e Competenze I membri del Reparto Scorte sono selezionati attraverso un processo di formazione che comprende addestramento tattico, tecniche di difesa personale e uso responsabile delle armi. La preparazione li deve rendere capaci di affrontare situazioni ad alto rischio e di agire con prontezza e determinazione.
Impegno per la Comunità Oltre alle sue funzioni principali, il Reparto Scorte è impegnato nel tessuto sociale di Palermo, partecipando a iniziative comunitarie e educative. Questo impegno riflette la dedizione del reparto non solo alla sicurezza, ma anche al benessere e allo sviluppo della comunità.
Verso il Futuro Con l’evoluzione delle minacce e delle sfide alla sicurezza pubblica, il Reparto Scorte continua ad adattarsi e a modernizzarsi. La rimodulazione a rango dirigenziale avvenuta nel 2019 ha rafforzato la sua autonomia amministrativa e funzionale, permettendo una maggiore efficienza e reattività Il Reparto Scorte della Questura di Palermo rimane un pilastro fondamentale nella lotta per la giustizia e la legalità, un esempio di coraggio e dedizione al servizio della comunità.
Gli angeli custodi di Paolo Borsellino
Gli Angeli custodi di Giovanni Falcone
I componenti della scorta di GIOVANNI FALCONE, morti nella strage di CAPACI
- Rocco Dicillo 30 anni, di Triggiano (Bari). Quando superò il concorso in polizia interruppe gli studi universitari e partì per Bolzano, prima sede di servizio. Nel 1989 iniziò a fare parte della scorta di Falcone, e con altri colleghi contribuì a sventare l’attentato alla villa dell’Addaura.
- Antonio Montinaro, 30 anni, di Calimera (Lecce). Agente scelto, era stato inviato in Sicilia e temporaneamente assegnato al servizio scorte di Falcone. All’inizio sognava di tornare a casa, poi decise di rimanere e aprì un piccolo negozio di detersivi per la moglie. Quando Falcone lavorava a Roma seguiva altre personalità, ma non mancava mai all’appuntamento quando il magistrato tornava in Sicilia nel weekend. Era padre di due figli piccoli.
- Vito Schifani 27 anni, di Ostuni (Brindisi). Guidava la prima delle tre auto che scortavano Giovanni Falcone e Francesca Morvillo. Lasciò la moglie di 22 anni, Rosaria, e un figlio di 4 mesi. L’immagine di Rosaria ai funerali è rimasta nella memoria di molti. Sull’altare, piangendo, urlò ai mafiosi: «Io vi perdono, però vi dovete mettere in ginocchio, se avete il coraggio di cambiare…».
I componenti della scorta di PAOLO BORSELLINO , morti nella strage di VIA D’AMELIO
- Agostino Catalano, 43 anni, di Palermo. Era un veterano dell’Ufficio scorte. Da molti anni garantiva la sicurezza dei magistrati, si era appena risposato e aveva 2 figli. Poche settimane prima aveva salvato un bimbo che stava per annegare dinanzi alla spiaggia di Mondello.
- Walter Eddie Cosina, 31 anni, Norwood (Australia). Da una decina di giorni era stato assegnato alla scorta del magistrato. Era arrivato nel capoluogo siciliano da Trieste, dove per 10 anni aveva lavorato nella Digos, frequentando corsi speciali di addestramento per fare parte delle scorte. Dopo la strage di Capaci aveva chiesto di andare come volontario a Palermo nell’Ufficio scorte. Era sposato e aveva un bimbo in tenera età.
- Vincenzo Li Muli, 22 anni, di Palermo. Era entrato nel gruppo dopo la strage di Capaci per sostituire i colleghi caduti. L’aveva chiesto lui al giudice e non aveva detto niente ai suoi genitori, perché sapeva che sarebbero stati in pena. Quel giorno sua madre sentì alla televisione che Borsellino era morto con la scorta e disse: «Poveri ragazzi e povere mamme». Non sapeva che fra loro c’era anche suo figlio.
- Emanuela Loi, 24 anni, di Sestu (Cagliari). Dopo la strage di Capaci fu assegnata al nucleo scorte di Palermo. Bionda, fisico minuto, è stata la prima donna a entrare a far parte di una scorta assegnata a obiettivi a rischio e la prima a morire. Quando arrivò a Palermo disse: «Se ho scelto di fare la poliziotta non posso tirarmi indietro. So benissimo che fare l’agente di polizia in questa città è più difficile che nelle altre, ma a me piace». Quella domenica non doveva essere lì. Era a disposizione e fu aggregata alla scorta all’ultimo minuto.
- Claudio Traina, 27 anni, di Palermo. Agente scelto, neo-padre. Nel corso di un viaggio in Brasile aveva conosciuto una ragazza e l’aveva portata in Italia. Il loro figlio, al momento dell’attentato, aveva pochi mesi
SAMMARCO e TINDARELLI raccontano il loro giudice Giovanni Falcone