PALERMO – La TOMBA di GIOVANNI FALCONE a San Domenico

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La TOMBA della DISCORDIA

Traslata la salma di Giovanni Falcone, da oggi riposa a San Domenico

 

In una cerimonia privata, lontana dai clamori, si è svolta la traslazione del corpo dalla cappella di famiglia nel cimitero di Sant’Orsola al pantheon. Sarà visitabile dal prossimo 23 giugno, quando sarà ufficialmente inaugurata con una solenne celebrazione . Da oggi la salma del giudice Giovanni Falcone, ucciso dalla mafia il 23 maggio 1992 nella strage di Capaci, si trova nella chiesa di San Domenico, nel pantheon dei siciliani illustri. In una cerimonia privata, lontana dai clamori, si è svolta la traslazione dalla cappella di famiglia nel cimitero di Sant’Orsola al pantheon. Le operazioni di estumulazione e di traslazione nel nuovo sepolcro, realizzato recentemente all’interno della chiesa di San Domenico, sono state curate dal personale della Fondazione Camposanto di Santo Spirito. Il suo vicepresidente, Francesco Paolo De Simone Policarpo, ha coordinato tutte le operazioni. De Simone, nell’esprimere lode e onore alla personalità dell’uomo e magistrato Giovanni Falcone, con commozione ha manifestato “ulteriore auspicio che il di lui testamento morale, scolpito nella celeberrima frase: ‘Gli uomini passano, ma le idee restano continuando a camminare sulle gambe di altri uomini’, possa costituire un monito alle nuove generazioni a fare la loro parte per migliorare la societa’”. “Molto volentieri – ha aggiunto il vicepresidente – abbiamo messo a disposizione della famiglia le nostre competenze e maestranze, affinchè un momento così importante avvenisse nel modo più dignitoso possibile. Anche per esprimere il sentimento dei tantissimi visitatori del camposanto che, ogni giorno, non hanno mai fatto mancare fiori freschi alla tomba del magistrato”.  Al cimitero, il sarcofago con le spoglie del magistrato è stato benedetto da don Vincenzo Talluto, rettore della Venerabile Compagnia di S. Orsola, proprietaria del camposanto. Ad accompagnare la salma lungo il percorso del corteo sono stati i Carabinieri del Comando provinciale di Palermo e i soci palermitani del Moto Club Polizia di Stato. A San Domenico, tutta la comunità dei padri domenicani ha accolto la salma che, dopo la benedizione del nuovo sepolcro impartita dal priore, padre Sergio Catalano, è stata riposta nella zona antistante il monumento funebre di Emerico Amari. La nuova sepoltura di Giovanni Falcone sarà visitabile dal prossimo23 giugno, quando sarà ufficialmente inaugurata con una solenne celebrazione.


La famiglia Morvillo lascia la Fondazione: “Decisione presa nel 2011 dopo tanti episodi amari”

 

Due anni fa la salma di Falcone fu spostata al Pantheon e separata da quella della moglie Francesca. Fu l’inizio di polemiche

Due anni fa, quando la salma di Falcone fu separata da quella della moglie di Francesca Morvillo per essere trasferita nel Pantheon dei siciliani illustri, lui evitò le polemiche ma annunciò amaramente che avrebbe portato Francesca in un altro cimitero, nella sepoltura di famiglia. “Che senso ha lasciarla sola, adesso che non ha più Giovanni accanto?”.
Eppure Alfredo Morvillo, procuratore di Termini Imerese e appena designato alla guida della procura di Trapani, cognato del giudice, spiega adesso che non fu quello il momento in cui maturò la decisione di dividere la sua strada da quella di Maria Falcone, e di uscire clamorosamente – a un mese dal venticinquennale delle stragi – dalla Fondazione finora intestata ai due magistrati uccisi insieme a Capaci.
“No, non è una reazione a quel gesto, che comunque certo non ho apprezzato. Il mio percorso è iniziato molto prima, il 23 maggio del 2011, quando durante la cerimonia di commemorazione all’aula bunker dell’Ucciardone ho chiesto di parlare e non mi è stato concesso. Dai discorsi dei relatori appariva che Falcone fosse stato un fautore della separazione delle carriere tra magistratura inquirente e giudicante, quando non era affatto così. Falcone era per la separazione delle funzioni, non per la separazione delle carriere. E non lo dico da fratello di Francesca, lo dico da magistrato che ha lavorato al suo fianco per tanto tempo. Ho pensato di uscire già allora, poi sono intervenuti alcuni colleghi e amici che mi hanno invitato a rifletterci su”.
Non vorrebbe quasi raccontarlo, Morvillo, non ha voglia di fare polemica, lui che ha sempre scelto un profilo basso, da vicepresidente della Fondazione capitanata saldamente da Maria Falcone. “Quello è stato il punto di rottura – aggiunge – ma sono stati tanti gli episodi che mi hanno consolidato nell’idea. La Fondazione è nata per tenere in vita il ricordo di Giovanni Falcone e della moglie, che era andata a Roma per stare vicina a lui. Erano uniti in vita da un rapporto amoroso, sarebbe stato bello che restassero uniti nella memoria. Uniti nella vita e nella morte. Ma in tutti questi anni, nelle celebrazioni del 23 maggio, mia sorella non è mai stata ricordata, mai due minuti per lei durante una giornata che cominciava alle otto e mezza del mattino e si chiudeva di sera. Ho creduto in un primo momento che fosse una mia impressione, ma poi mi trovavo con la gente per strada che mi chiedeva: ma perché tua sorella non viene mai citata? Non metto in dubbio l’affetto professato da Maria Falcone nei suoi confronti, ma alle parole devono seguire i fatti. Che senso ha allora portare avanti una Fondazione che si chiama Giovanni e Francesca Morvillo? Che senso ha tenere in vita questo nome, se quando è il caso di pronunciarlo non lo si pronuncia, neanche per qualche secondo?”.
E poi, a luglio del 2015, c’è stata la storia della tomba: Falcone portato nel Pantheon di San Domenico, la moglie lasciata sola nel cimitero di Sant’Orsola. I Borsellino dissero di no a un’analoga offerta per non separare il padre dalla madre. “Maria Falcone – dice Morvillo – scelse diversamente, nonostante fosse a conoscenza della scelta dei Borsellino. Tra le due esigenze, privilegiò quella di metterlo accanto agli eroi della patria piuttosto che lasciarlo accanto alla moglie. La Falcone me lo comunicò, a decisione avvenuta. Ne presi atto, non le dissi nulla”. E quello fu il punto di rottura di un rapporto nato dopo la strage di Capaci. “Prima, quando Giovanni e Francesca erano vivi, non c’era una frequentazione – aggiunge Morvillo – dopo il 23 maggio 1992 ci sono state le occasioni per incontrarci, è nata la Fondazione”.
Fuori dalle attività della Fondazione, dice Morvillo, non mancano le iniziative dedicate alla sorella. “Quest’anno colleghi dell’Associazione nazionale magistrati di Palermo hanno inserito una commemorazione di Francesca all’interno di una manifestazione in cui si ricorderanno Giovanni e gli agenti della scorta. Una scrittrice, Concetta Brancato, ha scritto un canto per lei”.


Fondazione Falcone-Morvillo, rottura tra i familiari Sorella giudice: «Si tenta mediazione da due anni»

La fondazione Giovanni Falcone e Francesca Morvillo, nata all’indomani della strage di Capaci del 23 maggio 1992 che costò la vita ai coniugi e a tre poliziotti della scorta, potrebbe a breve rimanere monca. Secondo quanto pubblicato dal Corriere della Sera, il fratello e la madre della moglie di Falcone avrebbero in sostanza lasciato la fondazione da tempo e starebbero meditando il ritiro del nome della congiunta, uscendo pure dal consiglio direttivo. Al momento la presidente della fondazione è Maria Falcone, sorella del giudice ucciso dalla mafia, mentre Alfredo Morvillo – procuratore a Termini Imerese e fratello di Francesca – risulta ancora il vicepresidente.
«A noi spiace quanto è successo – è il commento di Maria Falcone -. E’ da due anni che abbiamo cercato una mediazione per evitare la decisione della famiglia Morvillo di uscire dalla fondazione. Ancora non è stata ratificata, dovremmo convocare il consiglio». Da anni si parla diincomprensioni tra le famiglie dei due magistrati uccisi dalla mafia e la goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso sarebbe stato lo spostamento della bara di Giovanni Falcone dal cimitero Sant’Orsola, dov’era in una tomba con la moglie, alla basilica di San Domenico (il Pantheon dei siciliani illustri) nel 2015.
«Per noi è stato doloroso spostare Giovanni dalla tomba di Sant’Orsola al Pantheon – aggiunge la presidentessa della fondazione  – ma lo abbiamo fatto per non fare dimenticare lo stragi del 1992. Alla scopertura della targa c’erano anche i figli del giudice Paolo Borsellino. La decisione di portare Giovanni a San Domenico non è stata una nostra decisione, ma di tutto il consiglio compreso Alfredo Morvillo che non ha detto nulla quando abbiamo portato la proposta. Poi – aggiunge Maria Falcone – la madre di Francesca ha saputo lo spostamento dai giornali e da allora la famiglia ha deciso per l’uscita dalla fondazione. Ribadisco che per noi tutto ciò è doloroso, spero che ci sia un ripensamento. Abbiamo sempre considerato un tutt’uno Giovanni e Francesca. E il nome della moglie di mio fratello campeggia nella targa del Pantheon con quelli dei caduti a Capaci e in via D’Amelio».
Per Alfredo Morvillo, che il Csm ha designato come prossimo capo della Procura di Trapani, le divergenze però risalgono a episodi ancor più distanti nel tempo. «Il disagio viene da lontano» conferma. E precisamente al 23 maggio 2011, quando negli interventi nell’aula bunker di Palermo, il magistrato segnala un accenno fugace sulla figura della sorella. Da lì i malumori, mai realmente appianati. E il commento del fratello di Francesca Morvillo è amaro: «Due persone unite nella vita e nella morte si sono ritrovate divise nella memoria»

 

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