25.11.2021 Il Meli, Biagio e Giuditta: “Mio padre distrutto dal dolore” L’anniversario e la testimonianza di un dolore di cui si parla poco. Era il 25 novembre 1985 quando i padri e le madri impazzirono e si lanciarono verso piazza Croci, a Palermo, per avere notizie dei figli. C’era stato un passaparola, un sussurro che era diventato paura. Poi, il telegiornale aveva confermato tutto: “Strage al liceo ‘Meli’. Una macchina di scorta ai giudici è piombata sulla fermata, lì dove i ragazzi prendono l’autobus”. Travolto dall’impatto, Biagio Siciliano, timido quattordicenne della IV D morì subito. Maria Giuditta Milella, diciassettenne della III B chiuse gli occhi dopo qualche giorno. Nicola e Stella Siciliano persero il loro Biagio. Carlo e Francesca Milella piansero ‘Titta’. Ma c’era un altro padre con il cuore in frantumi: il giudice Paolo Borsellino. Così racconta sua figlia Fiammetta che oggi sarà al liceo ‘Meli’ per rivivere la storia di una tragedia.
“Papà soffrì moltissimo e non smise mai di soffrirne – dice Fiammetta -. Il dolore per quei due ragazzi e per le loro famiglie se lo portò dietro per sempre. Lui aveva messo in conto il suo sacrificio. Ma Biagio e Giuditta perché? Era fatto così, papà. Sapeva cosa rischiava, ma il pensiero che altri potessero subire conseguenze atroci di quel clima di guerra lo turbava moltissimo, non ci dormiva la notte. Era una persona che non perdeva mai il suo tratto umano”. Sì. c’era la guerra, a Palermo. “Biagio e Giuditta – scrive la preside Cinzia Citarrella, nella riflessione della giornata – sono stati anche loro vittime del sistema mafioso che ha costretto e continua a costringere uomini dediti alla legge a vivere sotto scorta insieme alle loro famiglie, rischiando ogni giorno la vita propria, dei familiari, degli uomini che li proteggono e in alcuni tragici casi, come quello di Biagio e Giuditta, di ignari passanti”. Erano due ragazzi che andavano a scuola. Biagio aveva un gatto, Raimondo. Il primo giorno, sbagliando, era finito nella nostra classe, la IV E. Suo padre gridò a lungo nella camera mortuaria, chiedendo a Dio di riavere indietro il figlio. Titta era innamorata di Giancarlo Antognoni, calciatore della Fiorentina e della Nazionale. Aveva una stanza accogliente che è rimasta tale e quale, curata da sua mamma Francesca. Come se colei che la abitava potesse tornare, da un momento all’altro, in quella casa piena di sole, con i i gerani alla finestra. LIVE SICILIA 25.11.2021
25.11.2021 – PER LA GIORNATA INTERNAZIONALE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE, IL COMUNE E L’ISTITUTO ‘ALMANZA’ INVITANO ALLA RIFLESSIONE CON UNO SPETTACOLO TEATRALE DI FILOMENA VASELLINO DEDICATO AL TEMA DELLA VIOLENZA Riparte dal 25 novembre, Giornata Internazionale Contro la Violenza sulle Donne, il progetto ‘DONNA: UNA STRADA IN SALITA’, da un’idea dell’Associazione Punto a Capo APS e dell’Assessore Francesca Marrucci, che come lo scorso anno, si svolgerà fino all’8 marzo. Si tratta di una serie di eventi e appuntamenti che mirano a focalizzare l’attenzione sulla condizione della donna nella Storia e nel mondo contemporaneo, a mettere in risalto importanti figure femminili, a parlare di diritti e prospettive in un mondo che troppo spesso vede la donna in situazioni discriminatorie o lesive della sua stessa dignità. Allo scopo di approfondire varie tematiche femminili, dalla lotta alla violenza alla prevenzione, dai diritti alla parità di genere, dalle reali opportunità al femminile alla parità salariale, anche quest’anno le donne saranno protagoniste. Lo scorso anno l’Assessore alle Politiche Sociali, Giovanili e alle Pari Opportunità, Francesca Marrucci, insieme alla Vice Presidente del Consiglio, Sabina Esposito, alla Consigliera Comunale, Graziella Di Malta e a Cristina Sammartano, hanno organizzato una serie di importanti videoconferenze che hanno visto la partecipazione di nomi illustri di donne come Fiammetta Borsellino, Margherita Asta, Anna Foa, Valeria Palumbo, Imma Battaglia, Monica Cirinnà, Cathy La Torre, Susanna Camusso, solo per citarne alcune, trasmesse in tutta Italia e che hanno avuto molti riconoscimenti importanti, come quello del Laboratorio Aperto Modena. Anche quest’anno, gli eventi che si stanno calendarizzando si svolgeranno in collaborazione con l’Istituto Omnicomprensivo ‘Almanza’ di Pantelleria, che ha visto nel nuovo dirigente, Antonio Provenza, e le Proff. Simona Scialanga e Caterina Lionti, responsabili del progetto, pari entusiasmo nell’aderire all’iniziativa. L’Assessorato è aperto a suggerimenti, collaborazioni e proposte, da parte delle Associazioni pantesche, per sviluppare sul territorio le tematiche femminili che quest’anno riguarderanno anche la sanità. IL GIORNALE DI PANTELLERIA
16.11.2021 Università, Visconti: “Così rinascerà il Collegio San Rocco” Il Collegio San Rocco di Palermo, gioiello architettonico del capoluogo siciliano e sede del Dipartimento di Scienze politiche e delle relazioni internazionali dell’Università, al bivio tra splendore e disarmo. Mentre regna l’incertezza sulle sorti giuridiche (il comodato d’uso de Comune è scaduto da mesi), i primi passi del risorgimento del San Rocco sono affidati, con forze in house, al neo direttore, il penalista Costantino Visconti. Proprio Visconti, contattato da Livesicilia, illustra i propri piani per risollevare e ridare lustro al Collegio San Rocco. “Edificio che porta ancora i segni, non soltanto esteriori, del crollo di alcuni anni fa, e che intendiamo riportare al suo innato splendore con progetti alla nostra portata”. E un 2022 dedicato, nel trentennale dell’anno delle stragi, a una rilettura integrale della nostra storia, con i migliori storici siciliani e la testimonianza, su tutti, di Fiammetta Borsellino.
Da una passeggiata e qualche foto al San Rocco, imponente ex monastero dal chiostro dimezzato da muraglie abusive in via Maqueda a due passi dal Teatro Massimo, le idee e i progetti di Visconti. Ma pure le condizioni materiali e giuridiche precarie della sede di Scienze politiche. Giuridiche: il comodato d’uso concesso dal Comune, proprietario dell’edificio, è scaduto da mesi e mesi. Materiali: il foglio di via ai negozi che si affacciavano sulla via non si è ancora tradotto in rifacimento e apertura a giorno “degli spazi di co-working e studio che intendiamo varare”, dice Visconti. Si tratta dei due ampi locali commerciali con otto luci ciascuno, al netto delle promesse fatte al Museo della Vespa che potrebbe aggiudicarsi parte degli spazi e ferma restando la disponibilità dell’Ateneo a farsi carico di tutti i metri quadrati disponibili. Ma il progetto più pressante e prioritario è “la liberazione del chiostro tramite l’abbattimento di un muro posticcio che lo separa dall’attuale sala della direzione, subito dopo l’accesso da via Maqueda. I monaci vi avevano ricavato il refettorio, di fatto fondendo parte del colonnato nel calcestruzzo”. LIVE SICILIA
11.11.2021 – Giustizia riparativa: dialogo oltre i processi, oltre il dolore, oltre l’errore- La parola per ricucire una nuova umanità di Titti Duimio “Come hai potuto? Questa la domanda più importante e la risposta più difficile da dare- dice Agnese Moro -superando ogni logica processuale e ogni senso di giustizia codificata dalle leggi, andando verso una comprensione umana privata ed enorme allo stesso modo. Come hai potuto?” Così la figlia dello statista Aldo Moro rapito e ucciso dalle Brigate Rosse nel ‘78 che insieme a Fiammetta Borsellino e Manlio Milano, che perse la moglie Livia nella strage fascista di piazza della Loggia a Brescia nel ‘74, hanno fortemente voluto nel corso degli anni confrontarsi con gli autori dei loro lutti in un dialogo di comprensione che attraverso lo scambio di dolori restituisce dignità umana ad un periodo storico che ha dilaniato la storia italiana. Si è parlato di giustizia riparativa ieri mattina all’Auditorium Paganini, nella terza edizione di “Vivere e non Sopravvivere”, evento promosso dal Comune di Parma insieme a CGIL Parma, in collaborazione con Rinascimento 2.0 aps e con il patrocinio della Provincia di Parma, focalizzato quest’anno su “la storia, il linguaggio, la parola, l’ascolto”. Presenti sul palco dell’Auditorium Paganini Agnese Moro, figlia dello statista Aldo ucciso dalle BR nel ‘78, Giorgio Bazzega, figlio del poliziotto Sergio ucciso dal brigatista Walter Alasia in un conflitto a fuoco, Manlio Milani, marito di Livia morta nella strage di Piazza della Loggia a Brescia, che hanno incontrato, ascoltato e costruito un percorso con Franco Bonisoli, ex brigatista componente del comitato esecutivo delle Br, e Adriana Faranda, membro della colonna Romana delle Br e Fiammetta Borsellino, figlia del giudice Paolo ucciso dalla mafia. La conduzione dell’incontro, che ha visto tra il pubblico numerose classi delle scuole superiori del territorio, è stata affidata al giornalista e saggista Gad Lerner. Dopo i saluti del sindaco Federico Pizzarotti, del presidente del Consiglio Comunale Alessandro Tassi Carboni, intervenuto anche in rappresentanza della Provincia di Parma, e di Lisa Gattini, segretaria generale Cgil Parma, Max Ravanetti, di Filctem Cgil Parma, ha introdotto gli ospiti che hanno raccontato il loro percorso personale nelle vicende che hanno caratterizzato la storia italiana degli anni ’70 per capire cosa è rimasto dei fatti e delle persone che li hanno “prodotti” e subiti e che, attraverso il dialogo, la parola, l’ascolto e l’incontro, hanno iniziato il loro percorso di “riparazione” delle ferite. Contrapposizioni e linguaggi che hanno scavato un solco incolmabile tra giusto e sbagliato e che solo oggi trovano la pacificazione, mai buonista e senza perdono, in un percorso umano che supera e sovrasta la giustizia corrente e le pene inflitte che ristabiliscono solo le regole comuni, ribadendo un no corale e condiviso alla violenza. “Ma la sofferenza e la pena altrui non alleviava il mio dolore- prosegue Agnese Moro- che rimaneva un dolore disgustoso fatto di rabbia, di impotenza, di senso di colpa, di perdita irreparabile. Secondo la giustizia avrei dovuto essere soddisfatta e invece non era cambiato niente per me, costretta in una dittatura del passato, una scheggia di me era come intrappolata, cristallizzata in quell’attimo conservato e preservato che si ripeteva ogni giorno e ho dovuto e voluto incontrare i carnefici di mio padre perché avevo bisogno di capire, e la vera domanda è diventata ‘come hai potuto? umanamente’ oltre la legge, oltre le condanne, oltre la pena” E il primo ad incontrare Agnese Moro è stato Franco Bonisoli ex brigatista componente del comitato esecutivo delle Br, condannati a 4 ergastoli nel processo romano Moro-Uno del 24 gennaio 1983, a metà degli anni ottanta si dissociò dalla lotta armata ottenendo la semilibertà. “Mi sono sentito ascoltato- dice Bonisoli- un ascolto profondo che non avevo mai ricevuto, dettato dal suo dolore e dal suo bisogno di risposte. Ascolto che non vuole giustificare ma solo provare a capire” “Le domande che mi rivolgeva Agnese erano le stesse domande che mi facevo io- afferma Adriana Faranda membro della colonna Romana delle Br responsabile del rapimento Moro e della strage della sua scorta- com’è possibile che una persona si sia convinta che la violenza poteva essere una risposta. Un gesto sbagliato acquisiva giustezza a seconda dello scopo che si prefiggeva e questa è stata una cosa tremenda che ha trasformato la possibilità della violenza in una necessità. Un codice culturale profondamente sbagliato che ancora adesso sento presente di questi tempi” Giustizia riparativa : “ La giustizia riparativa o giustizia rigenerativa (in inglese restorative justice) è un approccio consistente nel considerare il reato principalmente in termini di danno alle persone. Da ciò consegue l’obbligo, per l’autore del reato, di rimediare alle conseguenze lesive della sua condotta” Un patto tra gli uomini che sfida ed esclude la vendetta e contempla i percorsi di crescita sociale attraverso il linguaggio che è forma ma spesso anche contenuto. Una lezione di civiltà ieri al Paganini sia sul palco tra gli interpreti della Storia, sia in platea in mezzo a 700 studenti attenti e partecipi nel difficile ruolo della nostra storia futura con l’entusiasmo di una speranza. IL CAFFE’ QUOTIDIANO
8.11.2021 – Vivere e non Sopravvivere: a Parma si parla di giustizia riparativa All’auditorium Paganini con Agnese Moro, Giorgio Bazzega, Manlio Milani, Franco Bonisoli, Adriana Faranda e Fiammetta Borsellino La giustizia riparativa torna a Parma il prossimo venerdì 12 novembre, all’auditorium Paganini, con la terza edizione di Vivere e non Sopravvivere, in un evento, promosso dal Comune di Parma insieme a Cgil Parma, in collaborazione con Rinascimento 2.0 aps e con il patrocinio della Provincia di Parma. La conduzione dell’incontro, che vedrà tra il pubblico numerose classi delle scuole superiori del territorio, sarà affidata al giornalista e saggista Gad Lerner. “Si tratta di un progetto coraggioso vista la tematica che abbiamo apprezzato e nel quale abbiamo creduto fin da subito. I complessi e delicati percorsi personali dei singoli protagonisti assumono una valenza collettiva molto importante soprattutto per le nuove generazioni: il dialogo, l’incontro e l’ascolto come strumento per provare a curare le proprie ferite e cercare di rimarginarle”, sottolinea il presidente del Consiglio Comunale Alessandro Tassi-Carboni. “Il tema della giustizia riparativa su cui si fonda il progetto – spiega Massimiliano Ravanetti, Filctem Cgil Parma – offre la possibilità, soprattutto ai giovani, di conoscere e capire, attraverso le testimonianze dirette dei protagonisti, una modalità importante di approccio ai conflitti, fatta di dialogo e avvicinamento. Siamo noi a dover cercare di fornire questi strumenti ai ragazzi anche per contestualizzare quel periodo storico e guardare al futuro con altri occhi”. “La nostra Associazione – afferma Manlio Maggio, presidente Rinascimento 2.0 – si occupa non solo di cercare di valorizzare luoghi cittadini attraverso significative iniziative culturali, ma anche di supportare e collaborare in favore di eventi in cui crediamo come questo che presentiamo oggi: una iniziativa fondamentale nella lotta all’oblio di questo tempo per dimostrare come la conoscenza possa spezzare l’odio, all’interno di percorsi di violenza e sofferenza, spesso difficili da affrontare anche dopo molti anni”. “Abbiamo aderito all’intuizione di Massimiliano Ravanetti – le parole di Lisa Gattini, segretaria generale Cgil Parma – attraverso un percorso complesso e di confronto, ma abbiamo deciso di promuovere questo evento, e ringraziamo il Comune per averci affiancati, perché non lascia spazio a giudizi o sentenze ma mette l’accento sull’importanza dell’ascolto. L’ascolto delle vittime e degli esecutori dei crimini, che hanno intrapreso un percorso di dialogo e avvicinamento per provare a vivere e non sopravvivere appunto, con grande senso di responsabilità, senza cedere a buonismi e senza fare sconti a nessuno, con la consapevolezza di quanto il linguaggio e la parola (a cui è dedicata questa edizione) possano costruire la realtà nella quale viviamo”. A Parma interverranno Agnese Moro, figlia dello statista Aldo ucciso dalle Br nel ‘78, Giorgio Bazzega, figlio del poliziotto Sergio ucciso dal brigatista Walter Alasia in un conflitto a fuoco, Manlio Milani, marito di Livia morta nella strage di Piazza della Loggia a Brescia, Franco Bonisoli, ex brigatista componente del comitato esecutivo delle Br, Adriana Faranda, membro della colonna Romana delle Br, Fiammetta Borsellino, figlia del giudice Paolo ucciso dalla mafia.
L’incontro del 12 novembre all’auditorium Paganini intende mettere l’accento sulla centralità del linguaggio come strumento per disattivare la violenza, partendo da quelle storie per interrogarsi su quanto la comunicazione e l’uso delle parole (nei linguaggi politici come nei rapporti tra le persone) possano veicolare un messaggio di non violenza e di “riparazione” di ferite e comunque di confronto rispetto a posizioni diverse.