PM e giudicanti. Separazione delle carriere secondo Giovanni Falcone

 

«Comincia a farsi strada faticosamente la consapevolezza che la regolamentazione delle funzioni e
e della stessa carriera dei magistrati del pubblico ministero non può più essere identica a quella dei magistrati giudicanti, diverse essendo le funzioni e, quindi, le attitudini, l’ habitus mentale, le capacità professionali richieste per l’espletamento di compiti così diversi: investigatore a tutti gli effetti il pubblico ministero, arbitro della controversia il giudice. Su questa direttrice bisogna muoversi, accantonando lo spauracchio della dipendenza del pubblico ministero dall’esecutivo e della discrezionalità dell’azione penale che viene puntualmente sbandierato tutte le volte che si parla di differenziazione delle carriere».
Cap 23
” Interventi e proposte” di Giovanni Falcone.
Il capitolo è relativo a uno scritto del dr Falcone di gennaio 90, quando già il nuovo codice era in vigore da ottobre.
Non è riferito al dibattito sul codice Rocco che dovevano riformare, il nuovo codice ( Vassalli- Pisapia) era già in vigore.
Il giudice si riferiva al nuovo codice e al ruolo del PM che secondo lui poteva ancora essere riformato nel senso da lui auspicato. 
Fonte: Gabriella Tassone

 

Il fratello della magistrata Francesca: “Carlo Nordio deve lasciar riposare in pace i morti”

È una “mistificazione” affermare che Giovanni Falcone era favorevole alla separazione delle carriere.
Il magistrato ucciso a Capaci il 23 maggio 1992 disse che “il pm non deve avere nessun tipo di parentela con il giudice e non deve essere, come invece è oggi, una specie di paragiudice”, ma quella frase fa parte di un discorso molto più ampio “pronunciato da Falcone in due interventi del 1989 e 1990, come ha ricordato Gioacchino Natoli: Giovanni era contrario alla separazione delle carriere. Semmai era un sostenitore della cosiddetta separazione delle funzioni o quantomeno della necessità di una specializzazione per l’ufficio del pubblico ministero”.
È tranciante Alfredo Morvillo in merito alla nuova trovata del governo sulla separazione delle carriere inserito nella (schi)forma sull’ordinamento della giustizia.
Nell’intervista rilasciata al ‘Fatto Quotidiano‘ l’ex giudice nonché fratello della magistrata Francesca Morvillo ha ribadito che le affermazioni di Falcone sono state “decontestualizzate“: infatti, ha spiegato Morillo, c’era una necessità: i pm non avevano esperienza di coordinamento delle indagini, per questo “avrebbero dovuto avere una preparazione supplementare, al di là delle semplici materie del concorso. D’altra parte se parliamo di separazione delle carriere dovremmo anche ricordare che tipo di carriera ha fatto Giovanni”.
Ma “questo è il solito giochetto: usano il nome di Falcone come prova della bontà delle loro tesi”, ha detto l’ex pm. “Eppure – sottolinea – quando il ministro parla di concorso esterno, di intercettazioni o di 41 bis, si guarda bene dal citare Falcone: come mai? Forse perché in realtà tra le posizioni di Nordio e quelle di Giovanni c’è un abisso”.  “Per quattro volte: fu pretore, giudice, pm, Procuratore aggiunto e poi magistrato fuori ruolo al ministero. Lo stesso ha fatto Paolo Borsellino.
Eppure i fautori della riforma si fanno scudo con le parole del magistrato ucciso il 23 maggio senza però ricordare “che la separazione delle carriere era contenuta nel Piano di rinascita democratica della P2 di Licio Gelli. Per questo dico a Nordio di lasciar riposare in pace i morti. Vada pure avanti con le sue riforme, anche più inutili di questa, ma la smetta di citare a sproposito il nome di chi non c’è più e non può replicare”.
Infine Morvillo ha commentato così il testo di riforma approvato da poco in consiglio dei ministri: “Ritengo che sia gravemente offensivo dipingere i giudici come passacarte delle Procure, influenzabili solo per aver fatto lo stesso concorso del pm. Ma risponde a un’operazione portata avanti negli ultimi anni da quasi tutte le forze politiche: si vuole diffondere sfiducia nei confronti della giustizia. Solo che quando in un Paese viene meno la fiducia nella giustizia, cominciano a essere in pericolo anche le libertà democratiche”. AMDuemila 31 Maggio 2024