Dalle elezioni speranze esigue al cambiamento

 

Di Lionello Mancini

di Lionello Mancini

Né dev’essere un caso che tra i pilastri dell’etica di una nazione vagliati da Transparency International, quello costituito dai partiti viene all’ultimo posto per robustezza e credibilità. I partiti non saranno stati giudicati dagli elettori solo con questo parametro, ma certamente anche con questo. Non foss’altro per la severità e l’intransigenza mostrate dalla politica nelle scelte da applicare a cittadini e imprese, che non hanno trovato riscontro nell’autoriforma degli stessi partiti, nel taglio dei loro costi e delle guarentigie godute, svolte invocate a gran voce dall’intero Paese. Un doppio metro ormai talmente inviso a donne, giovani, pensionati, pezzi di sistema produttivo, da spingerli a milioni a unirsi allo tsunami.

Il secondo messaggio sta nei programmi elettorali delle quattro principali formazioni (Pd, Pdl, M5S e Scelta civica) dai quali il tema legalità-imprese è praticamente assente. Come non fosse un tema di rilievo quanto lo spread, le grandi opere, il taglio delle spese. È vero che erano presenti aspetti strettamente connessi – il peso del fisco, l’insufficienza della legge anti-corruzione, la semplificazione burocratica -, ma la quantità di propaganda insita in questi paragrafi era troppo evidente e, infatti, non è stata sufficiente a rendere credibili le proposte di organizzazioni refrattarie all’accountability, alle verifiche interne, all’incandidabilità di soggetti impresentabili (che se fossero manager avrebbero da tempo mandato al fallimento le loro imprese, risvolti penali compresi).

Il terzo messaggio ci viene dalla fulminea apparizione e declino di liste improntate a un’idea malata di legalità e di antimafia, giocate come brand vincente presso alcune fasce di società. Il pesante “no” detto a queste liste velleitarie dall’elettorato di ogni età, ceto, genere e censo, dimostra che le carriere fondate sull’antimafia-marketing fanno orrore a chi si assume le responsabilità giorno dopo giorno, nel faticoso silenzio di comportamenti virtuosi e rischiosi. Operazioni come quella delle “liste togate” finiscono purtroppo per confermare alle imprese e a fasce di popolazione pressate dalla criminalità, la malaugurata sensazione di essere soffocate nell’inesistente tenaglia mafia-antimafia.

Il quarto e ultimo messaggio discende per logica dai primi tre. In questa situazione fluida e indeterminata che attende mediazioni non facili verso future priorità (ma in tempi forse non brevi), aumenta la responsabilità in capo a ciascun soggetto sociale. I periodi di incertezza come l’attuale, non solo preoccupano i mercati, ma sono i più attesi e favorevoli alle peggiori aggressioni criminali alla normalità d’impresa.

Di ogni omissione e rallentamento nell’azione di questi mesi sarà ben possibile incolpare la politica, ma ciò non potrà evitare che le possibili conseguenze in termini economici, etici e giudiziari ricadano sulle stesse imprese.

Sole 24 Ore 4.3.2013

 

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