Si è svolto nella sede della Procura di Napoli, al Centro Direzionale, un incontro tra il procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone, e il procuratore di Napoli, Giovanni Colangelo, riguardante l’inchiesta che si sviluppa su due versanti. Il riciclaggio di denaro da parte del clan Polverino e gli investimenti in Svizzera di 10 milioni di euro del Fondo edifici di culto del Viminale. Nelle indagini è coinvolto tra gli altri il prefetto in pensione, già vicedirettore vicario dell’Aisi, Franco La Motta. Al termine dell’incontro i magistrati hanno diffuso un comunicato congiunto nel quale sottolineano che i due uffici giudiziari hanno concordato l’attività di indagine da svolgersi.
I due procuratori della Repubblica, ricordando che le indagini si svolgono anche “con la collaborazione istituzionale delle competenti autorità svizzere”, hanno reso noto che attività investigative verranno condotte, “anche congiuntamente”, nei prossimi giorni. Nel merito delle due inchieste collegate, Pignatone e Colangelo hanno spiegato che la Dda di di Napoli indaga nei confronti, tra gli altri, di Edoardo Tartaglia, “imprenditore operante nel settore della comunicazione” (nonché cugino del prefetto La Motta – ndr), e di Rocco Zullino, “broker operate sulla piazza finanziaria di Lugano”: il primo è indagato per “concorso esterno nell’associazione criminosa di tipo mafioso facente capo al noto detenuto Giuseppe Polverino e di riciclaggio aggravato” e il secondo per riciclaggio. Entrambi sono stati sottoposti a fermo di polizia giudiziaria lo scorso 7 maggio e si trovano in carcere. Queste indagini della procura di Napoli “sono collegate con quelle in corso presso la procura di Roma nei riguardi di Franco La Motta”, “in relazione alla sorte di ingenti somme di denaro del Fondo edifici di culto del ministero dell’Interno mediante investimenti affidati ai medesimi intermediari finanziari svizzeri utilizzati dai fiduciari del gruppo mafioso” riconducibile a Polverino. Nei confronti di La Motta “sono in corso anche indagini della procura di Napoli per favoreggiamento personale continuato ed aggravato e partecipazione ad associazione per delinquere”. “Le indagini collegate dei due uffici del pubblico ministero – scrivono i due procuratori – si sviluppano da tempo assicurando la piena condivisione delle informazioni di comune interesse e il costante coordinamento delle rispettive iniziative, tanto più necessario ove si considerino la complessità le la delicatezza delle indagini da svolgersi nonché le loro comuni proiezioni verso altre giurisdizioni”.
UN ARRESTO IN SVIZZERA – Una persona, di cui non sono state rese note le generalità, è stata arrestata in Svizzera su ordine della magistratura elvetica nell’ambito di un’indagine sul riciclaggio di denaro su cui stanno indagando le Procure di Napoli e Roma. L’arresto è stato reso noto al termine di un vertice presso la Procura di Napoli tra i magistrati partenopei e il procuratore della Capitale, Giuseppe Pignatone. I procuratori della Repubblica di Napoli e di Roma, Giovanni Colangelo e Giuseppe Pignatone, in una nota congiunta, richiamano la ricostruzione dell’inchiesta fornita dal Ministero pubblico della Confederazione elvetica, che in un comunicato ha parlato per la prima volta dell’esistenza di un procedimento penale per riciclaggio ed altro aperto nel febbraio del 2012. Un’inchiesta condotta “parallelamente con le autorità giudiziarie antimafia italiane”, in particolare la Dda di Napoli, nell’ambito della quale le autorità svizzere hanno ordinato il 7 maggio scorso “delle perquisizioni presso alcune fiduciarie ed alcuni domicili privati nel Cantone Ticino”. Contestualmente, spiega sempre l’autorità giudiziaria svizzera, sono state effettuate dalla magistratura di Roma e di Napoli e dalle forze di polizia italiane perquisizioni a Roma, Milano e Napoli. Per quanto riguarda le perquisizioni in Ticino, queste sono state eseguite dalla Polizia giudiziaria federale e “hanno fatto seguito agli interrogatori e all’arresto di una persona residente in Ticino”; arresto che è stato confermato dal Giudice dei provvedimenti coercitivi lo scorso 10 maggio. “Valori patrimoniali – afferma il Ministero pubblico della Confederazione elvetica – sono stati posti sotto sequestro in banche in Svizzera. La vasta indagine ha preso avvio per fatti da porre in relazione con il sospetto di riciclaggio, nel cantone Ticino e nel Cantone di Zurigo, di valori patrimoniali riconducibili ad un’organizzazione criminale di origine italiana di stampo camorristico campano operante nella regione di Napoli. L’istruzione penale in Svizzera vede coinvolte anche persone giuridiche“.
ANSA