PROPOSTA POPOLARE DI RESPONSABILITÀ SOCIALE PER LA RIFORMA DELLO STATUTO DELLA CORTE PENALE INTERNAZIONALE

 

 

 

 

 

 

 

   

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

PROPOSTA POPOLARE DI RESPONSABILITÀ SOCIALE PER LA RIFORMA DELLO STATUTO DELLA CORTE PENALE INTERNAZIONALE 

Il Centro Studi Sociali contro le mafie Progetto San Francesco, avvertendo la necessità di contribuire ad un’azione sociale contro le stragi dei “mercanti di uomini” nel Mediterraneo, lancia una proposta aperta. Avendo sentito il Vice Presidente Vicario del Parlamento Europeo Gianni Pittella, raccolta la sua disponibilità a lavorare per un importante evento pubblico comune, chiediamo ai tanti amici del PSF di unirsi e sostenere la nostra proposta. Da una frontiera all’altra, da Lampedusa a Como, passando dalla Calabria, dalla Campania, da Roma, dalla Toscana, dalla Liguria, servono azioni sostenibili e urgenti a difesa della povera gente e delle persone che ogni giorno rischiano il ricatto criminale, costretti a pagare il “pizzo della speranza”.  

 

PROTOCOLLO LAMPEDUSA
PROPOSTA POPOLARE DI RESPONSABILITÀ SOCIALE PER LA RIFORMA DELLO STATUTO DELLA CORTE PENALE INTERNAZIONALE
La tragedia di Lampedusa si dichiari strage di mafia internazionale, INCLUDENDO nei crimini di competenza della Corte Penale Internazionale il traffico internazionale di esseri umani quale attività terroristica della criminalità organizzata e delle mafie.
 

Contro le stragi di migranti nel Mediterraneo occorrono azioni concrete a largo raggio, condivise con le parti sociali, nate nel mondo del lavoro e che crescano nella politica parlamentare e istituzionale internazionale Europea: si combattano le Organizzazioni malavitose, si vincano e si condannino i colpevoli, siano essi boss, caporali, passeur, scafisti o imprenditori che per interesse e negligenza culturale, per profonda mancanza di responsabilità sociale, per altrettanta mancanza di rigore etico, assumono lavoratori al nero, commercino con il crimine e che incentivino così facendo la solidarietà illegale della zona grigia.

La tragedia epocale di Lampedusa, con tutte le sue vittime, ha dei mandanti e degli esecutori, pertanto non può considerarsi un incidente umanitario per quanto gravissimo. Le Organizzazioni criminali internazionali sfruttano i bisogni della povera gente, trasformandoli dapprima in favori e poi in ricatti, fino a sviluppare una rete capace di drenare enormi quantità di denaro derivante dal pagamento del “pizzo della speranza” di milioni di esseri umani. Un viaggio attraverso le frontiere africane e poi, in barche di fortuna fino alle coste europee, può arrivare a costare oltre cinquemila euro a persona. Le famiglie e interi villaggi si indebitano con gli usurai e con le organizzazioni criminali per raccogliere tale cifra, che risulta enorme visto il reddito medio pro capite. I soldi passando di mano arrivano direttamente nelle disponibilità della criminalità organizzata, la quale usa le medesime rotte e le medesime reti di passeur per commerciare in armi, droga e rifiuti tossici e pertanto compiere altri innumerevoli crimini in un ampio scenario internazionale. Questo gigantesco circuito di ricatti e abusi difatti spinge lontano la soluzione democratica del divario economico tra le sponde del Mediterraneo. Inoltre, a nostro parere, occorre recuperare, nel rispetto delle differenze religiose e di culto, il nodo fondativo dell’Europa Unita del valore del creato e della custodia sociale del patrimonio umano. Questo per includere tale azione di sollecito sociale, politico ed economico, in un quadro più ampio che premette il rispetto della persona e della pace ad ogni specifica integrazione giuridica.

Abbiamo scritto al Vice Presidente Vicario del Parlamento Europeo Gianni Pittella, indirizzando una richiesta formale di costituzione quale parte civile del Parlamento stesso presso la Corte Penale Internazionale. Un appello per una nuova stagione di responsabilità sociale diffusa, istituzionale e civile, civica e politica. La Corte ad oggi non ha competenze specifiche su crimini quali la tratta internazionale di esseri umani e le relative stragi cagionate dall’esercizio criminale transnazionale. Tuttavia si registra la volontà del Vice Presidente Pittella ad operare unitariamente affinché si ampli il perimetro di attività della Corte Penale Internazionale, visto il reiterarsi di tali fatti delittuosi di tali drammatiche proporzioni, come questo di Lampedusa della notte dello scorso 3 ottobre.

Occorre ricordare che tali fenomeni internazionali di sfruttamento degli esseri umani hanno il risultato immediato di coinvolgere il mondo del lavoro in Europa e le diverse specifiche aree territoriali, insistendo direttamente attraverso il caporalato e altre figure criminali collegate. Ricordiamo che anche secondo la dottrina sociale della Chiesa, la persona è costantemente iscritta negli obblighi politici, delle istituzioni come delle associazioni, di salvaguardia della vita e della dignità.

Pertanto si stipuli e si adotti un PROTOCOLLO LAMPEDUSA con il quale si incentivi la competenza della Corte Penale Internazionale in materia di stragi internazionali cagionate dalla rete complessa gestita dalla criminalità organizzata: si riformi il capitolo primo, articolo 5 dello Statuto della Corte Penale Internazionale inserendo tra i crimini di competenza quello di “tratta di esseri umani e relative attività terroristiche e stragi derivanti dalla gestione e dal trasporto criminale di migranti”.

Si fa appello a tutte le associazioni, istituzioni, stakeholder di riferimento e sindacati di aderire alla richiesta del PROTOCOLLO LAMPEDUSA così da sostenere nelle sedi adeguate una civil and humanitarian class action per dire stop alle stragi nel Mediterraneo.

 

Il Centro Studi Sociali contro le mafie Progetto San Francesco

 


 

4.10.2013

LETTERA APERTA al Vicepresidente Vicario del Parlamento europeo Gianni Pittella

Oltre ogni ragionevole indignazione umanitaria, molto prima del dolore umano di tutti coloro più o meno sensibili, lontani dai titoli dei quotidiani, noi chiediamo all’Europa, alle sue istituzioni democratiche e parlamentari, di costituirsi parte civile presso la corte penale internazionale. Questa ennesima strage di migranti, di persone giovani e di bambini, non è più possibile iscriverla nel novero delle altre precedenti, considerate quale risultato umanitario della questione transfrontaliera.

Da ieri il Mediterraneo ha urlato a tutti noi, istituzioni e mondo del lavoro, un’altra natura degli eventi. Il numero delle vittime impone un’altra verità, un’altra e ben differente prospettiva. Frontex quale dispositivo istituzionale internazionale condiviso può continuare ad essere uno strumento politico utile, ma da ieri tutti siamo chiamati a riconoscere la natura stessa di questa strage.

Come per altre sentenze giudiziarie riguardanti stragi nel mondo del lavoro – Thyssen Krupp ed Eternit come esempi – gli effetti mortali e le vittime sono stati direttamente collegati a gravi inadempienze delle proprietà e del management, cause e mandanti che devono essere urgentemente rintracciati anche per questa strage di Lampedusa. Le iniziali inadempienze sono della politica di quadro generale, certo anche nazionali ma soprattutto deficitarie e miopi sul piano internazionale.

Si noti la difficoltà diplomatica di molti esponenti istituzionali   – delle polemiche di parte non è necessaria alcuna nota, sono e restano macabre speculazioni plebee – nel riconoscere la causa d questa ultima strage di Lampedusa. Molti autorevoli esponenti indicano certi complessi progetti di governance e individuano la lotta agli scafisti quali possibili soluzioni. Peccato che a ragion veduta di tali dichiarazioni, e a causa di questi numeri tremendi, sembra allargarsi il fossato che separa le istituzioni europee e nazionali dagli europei e dagli italiani: per favore, non si continui oltre a parlare di lotta agli scafisti senza la decisione comunitaria di lottare le mafie che assumono gli scafisti, che commerciano in speranze e sogni dei disperati che di là si indebitano e pagano per passare di qua del mare, basta indicare la luna e parlare del dito.

Occorrono azioni a largo raggio, condivise con le parti sociali, nate nel mondo del lavoro e che crescano nella politica parlamentare e istituzionale internazionale: si combattano le mafie, si vincano e si condannino i colpevoli, siano essi boss, caporali, passeur, scafisti o imprenditori che per interesse e negligenza cultuale assumono lavoratori al nero, commercino con le mafie e che incentivino così facendo la solidarietà criminale della zona grigia.

Il Parlamento europeo si costituisca parte civile per indicare e contribuire a far condannare i colpevoli, per indicare ai cittadini europei l’origine politica ed economica di queste stragi, divenendo così più forti e coerenti con le ragioni fondative di solidarietà e di pace del sistema istituzionale europeo.

Questa è una strage di mafia dove sono morti uomini e donne che nella forza della disperazione avrebbero voluto trovare un lavoro in Europa, passando dall’Italia attraverso la sua unghia nel mare di Lampedusa. Questa è una strage di mafia che assassinerà nel tempo altre vittime, siano essi parenti dei caduti od anche, per trasmissione dell’odio e del rancore, semplici altri passanti da queste rotte.

Accanto al Parlamento Europeo ci saranno il sindacato e questa Associazione – certamente con altre – per sottolineare una visione federale che si radica nell’autonomia dalle ideologie, non flettendo mai rispetto ai valori di pace e di rispetto delle persone e del creato. Questa vergognosa strage ha dei mandanti e sono tutti rintracciabili nelle mafie e nella zona grigia dei professionisti dai piedi d’argilla che non denunciano e che fanno affari con clan, e per questo occorre trovare i colpevoli e assicurare loro giustizia.

In questa strage sono morti anche dei bambini e delle mamme incinte, a loro e solo a loro deve essere consegnata la nostra sofferente indignazione e a loro sempre spetta il cocente e simbolico giudizio nei nostri confronti, colpevoli già da adesso per distrazione sociale e per viziata ignoranza culturale.

Infine nel giorno del Santo di Assisi, oggi San Francesco, vada a tutte le vittime di Lampedusa e del lavoro la nostra preghiera di pace e di perdono: pace per i defunti e perdono per noi.  

 

Centro Studi Sociali conto le mafie – Progetto San Francesco