Se gli illeciti sono sempre «degli altri»

 
di Lionello Mancini
 
 
Non che sia sbagliato, ma non basta più prendersela con le “caste” che incaprettano l’Italia, inveire contro i loro privilegi, i corporativismi, i vitalizi, le poltrone cui sono aggrappate. È pacifico come il Paese patisca le rendite di posizione di tanti (troppi), si smarrisca nei labirinti burocratici, sia tramortito da obblighi e randellate fiscali, calate sempre sulle stesse teste.
Però, semmai qualcuno dei tentativi per modernizzare l’Italia avesse successo, è utile chiedersi quanto noi cittadini siamo in grado di utilizzare i nuovi spazi di “libertà”, com’è di tanto in tanto avvenuto grazie a qualche mente illuminata, a qualche imprevedibile esito elettorale, a qualche sentenza che abbia aperto spazi fino a quel momento impensati. E dunque, solo per fare qualche esempio: che uso abbiamo fatto, noi cittadini, dell’autocertificazione che ha sostituito parte dei doppioni burocratici? E i condoni edilizi, sono serviti a sanare illeciti pregressi o a dar fiato a nuovi abusi? Come abbiamo sfruttato gli scudi fiscali, o le deroghe a norme in materia di ambiente e di appalti? Che uso facciamo dei certificati medici per assentarci dal lavoro? E come utilizzeremo, se mai diventerà legge, la possibilità di regalare a colleghi parte dei nostri permessi parentali? Semplificare l’iter autorizzativo per ristrutturare la propria casa spingerà l’edilizia e avremo case più belle o sarà un’occasione per gonfiare di nuovi abusi le nostre città? Tutte domande che nei Paesi più maturi hanno risposte certe e positive.
In Italia c’è poco da stare allegri. Vengono, per esempio, regolarmente scoperti evasori totali e ricchi o benestanti che autocertificano il falso per non pagare le tariffe massime dell’asilo per i figli; sanare un abuso significa spesso averne già in cantiere un altro e – come è stato riscontrato con l’ultimo scudo fiscale – grazie a interpretazioni levantine e disoneste, c’è chi ha finto di riportare in Patria i capitali sottratti al Fisco, ma in misura sovrabbondante e tale da costituire capienze per stivare ricavi in “nero” dei prossimi anni. Ancora: percentuali altissime di controlli conducono alla scoperta di inadempienze contrattuali, evasioni contributive, flussi di denaro non tracciabili.
Eppure, i traguardi raggiunti nel campo della sicurezza sul lavoro o delle “stragi del sabato sera” confermano che anni di attenzione e di investimenti possono far regredire fenomeni perniciosi. Ma non è ancora così per l’illegalità, che tanti praticano per furbizia o autoassolvendosi con l’invasività e l’inefficienza dello Stato.
Quanto saremo capaci di essere cittadini rispettosi del bene pubblico, se e quando la politica riuscirà a sfoltire la giungla delle leggi e degli obblighi burocratici? Obblighi spesso insensati, inutili e costosi, ma anche comodo paravento per le piccole illegalità che nessuno ci impone e che ormai fanno parte della nostra quotidianità.
 
Sole 24 Ore  6.10.2014