Il dialogo prezioso Stato-associazioni

 

Di Lionello Mancini

Cittadini o imprenditori che si ribellano alle estorsioni, che denunciano pressioni corruttive, che chiedono sostegno dallo Stato. Difficile dire quanti siano ed è certo che i giornali selezionano i casi più importanti, in qualche modo esemplari magari perché hanno originato azioni repressive di un certo rilievo. 

Dietro o accanto a questi episodi, c’è quasi sempre il lavorìo silenzioso di enti e associazioni rappresentativi di categorie o settori produttivi, silenziosamente impegnati a dare corpo a un’idea diversa di economia e di mercato, operando sul doppio fronte della cultura degli iscritti e della semiparalizzata macchina burocratica. 

Il primo fronte richiede di rilanciare in modo credibile, concetti e termini ormai rituali – “etica”, “deontologia”, “responsabilità”, “merito”, “concorrenza” – risvegliandone il senso negli statuti, nei codici etici, nei bilanci sociali. Parole che ciascun associato condivide e si impegna a praticare, a fronte di sanzioni che verranno applicate dagli organi deputati. Presso le istituzioni – il secondo fronte – le Associazioni, rese credibili da una palese coerenza tra parole e fatti, devono sostenere le ragioni dei loro rappresentati, facendo anche loro da scudo nei passaggi più delicati o rischiosi (ad esempio una denuncia penale). 

Compiti irti di difficoltà. Tanto che ancora oggi, mentre i problemi incalzano e si affastellano, associazioni anche importanti faticano a chiarire efficacemente ai loro iscritti quali siano i comportamenti virtuosi e quali le scelte border line, riprovevoli o inopportune; così come rimane arduo scalfire le resistenze a una modernizzazione delle regole interne, necessaria per isolare quanti galleggiano sfidando l’etica e, in particolare, i principi di sana concorrenza, mettendo così in difficoltà i colleghi che vi si attengono, in una paradossale asimmetria che costa quote di mercato e fatturato proprio a coloro che dovrebbero essere premiati. 

Quanto alle istituzioni, la loro sordità è stata saggiata sui meccanismi (inceppati) di selezione delle white list, sulle mancate semplificazioni, le dilazioni dei pagamenti, gli appalti vinti senza merito, l’applicazione tardiva di norme a loro volta in ritardo. 

Sarà interessante, tanto per richiamare un esempio recente, osservare come opererà il ministero dell’Interno dopo la richiesta di Federbeton (la Federazione della filiera di cemento e calcestruzzo) di «intensificare i controlli sul territorio in particolare nel settore della produzione del calcestruzzo, caratterizzato da una struttura frammentata di piccoli impianti». Da parte nostra – ha scritto a fine marzo Federbeton ad Alfano – «con il varo del codice etico e la promozione dell’Osservatorio del calcestruzzo presso il ministero delle Infrastrutture, abbiamo voluto concretamente marcare una netta distinzione tra chi è portatore di valori etici sul mercato e chi invece opera senza scrupoli o addirittura illegalmente». Due mesi dopo, il Viminale ha risposto ricordando i già avviati progetti SicurNet 1 e 2, per migliorare «in Campania, Calabria, Puglia e Sicilia la sicurezza delle opere e, al tempo stesso, fronteggiare eventuali fenomeni di infiltrazioni criminali nel settore delle materie prime» (cioè delle cave). E impegnandosi a diramare «un ulteriore atto di indirizzo ai Prefetti al fine di rafforzare il sistema di controllo sulle imprese operanti nella filiera del cemento». 

Cosa accadrà, nei fatti? In che conto sarà tenuta la pro-attività delle migliori imprese del settore? Saranno rafforzati gli organici di polizia e prefetture per monitorare un comparto ad alto rischio, come chiesto dagli stessi operatori? O nulla accadrà fino alla prossima retata, magari su fatti di cinque anni fa? 

Lavoro ingrato, ma indispensabile, quello delle Associazioni. E da rivalutare nella considerazione, perché non è casuale che la riscossa siciliana del 2007 sia iniziata dal riconoscimento reciproco tra istituzioni e associazioni assai diverse tra loro (Confindustria, Addiopizzo). Sarebbe oggi un gran bene che quella fitta e robusta rete “brevettata” otto anni fa, venisse rammendata ed estesa per raccogliere sussidiarietà, informazioni, idee e suggerimenti, indispensabili a cambiare passo.

Sole 24 Ore 29.6.2015