Enzo Galatolo

 

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QUEL CHIACCHIERONE DI ENZO GALATOLO

Notevole si è rivelato anche il contributo causale fornito all’intera operazione criminosa da Galatolo Vincenzo, capo della famiglia mafiosa dell’Acquasanta, facente parte nel mandamento di Resuttana.
Il ruolo dell’imputato, infatti, si è estrinsecato non solo in un significativo protagonismo operativo, ma anche nella predisposizione delle basi logistiche indispensabili per la preparazione dell’attentato.
Appare opportuno rilevare che il Galatolo, pur essendo stato arrestato il 7/5/1983, venne scarcerato in data 1/6/1983, in tempo utile per partecipare attivamente alle fasi preparatoria ed esecutiva della strage
Tutti e quattro i collaboratori esaminati, che rivestono la posizione di coimputati e che risultano a pieno titolo personalmente coinvolti nella fase esecutiva dell’attentato, hanno concordemente riferito del coinvolgimento operativo del Galatolo in tutte le fasi più significative dell’attuazione del progetto criminoso.
Ed invero, nel rinviare all’analitica disamina delle chiamate in correità sopra svolta, è qui sufficiente ricordare che il Galatolo è risultato presente in tutte le fasi più significative dell’attuazione del progetto criminoso ed in particolare:
nel momento in cui Ganci Raffaele ed Anzelmo Francesco Paolo consegnarono presso il fondo Pipitone la Fiat 126 rubata, con il messaggio che “è per il dottore”;
nel momento in cui presso lo stesso immobile venne effettuata la prova di funzionamento del telecomando; nel momento del caricamento dell’ordigno esplosivo nel cofano dell’autovettura nel magazzino di via Porretti, di sua proprietà, attivandosi per procurare gli attrezzi necessari ad effettuare l’operazione;
la notte precedente alla strage allorchè, nel predetto fondo si riunirono Madonia, Brusca e Ganci Raffaele, Anzelmo e Gambino.
Lo stesso Galatolo, inoltre, provvide nelle prime ore della mattina del 29 luglio ad aprire la saracinesca del magazzino dove era custodita l’auto-bomba e a richiuderla dopo che la Fiat 126 venne portata fuori dal Brusca, attivandosi altresì nei minuti successivi a presidiare la zona dell’attentato a bordo di una Lancia Beta coupé.
Le convergenti chiamate in correità sopra esaminate hanno trovato riscontro anche nelle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Onorato Francesco, capo della famiglia di Partanna Mondello, inserito nell’organizzazione criminale dalla fine degli anni ‘70 ed uomo d’onore di stretta fiducia del Gambino prima e del Biondino successivamente.
L’Onorato ha riferito delle confidenze ricevute dallo stesso Galatolo in un periodo di comune detenzione presso l’ottava sezione del carcere dell’Ucciardone mentre stavano trascorrendo insieme l’ora d’aria.
Non era infrequente che il Galatolo parlasse di fatti criminosi con l’Onorato sia perché li legavano un’antica conoscenza ed ottimi rapporti, sia perché il primo non disdegnava, anche contravvenendo alle più elementari regole di riservatezza che l’appartenenza a “cosa nostra” imponeva, di compiacersi, vantandosene, della sua vicinanza alla famiglia Madonia e delle attività criminali che aveva commesso e che gli avevano consentito di acquisire sempre maggiore prestigio nell’ambito dell’organizzazione.
L’Onorato ha testualmente dichiarato che : ”Enzo Galatolo è un tipo che con quelli stretti stretti, diciamo che si vanta, si…si piace che la gloria, che lui se lo corteggiano” e sotto tale profilo il collaboratore era senz’altro un interlocutore privilegiato del Galatolo, per la reciproca
stima e per il comune coinvolgimento in fatti omicidiari.
All’udienza del 25/5/1999 l’Onorato ha riferito quanto segue in ordine alle confidenze ricevute dal Galatolo:
P.M. : – Successivamente alla morte del dottore Chinnici lei ebbe modo di apprendere nell’ambiente qualche informazione con riferimento agli esecutori materiali della strage?
ONORATO : – No, come esecutore materiale della strage ho sentito da lui stesso che mi ha detto che lui un minuto prima, se passava Angelo Noto, Angelo Noto era un uomo d’onore che era imparentato con altri uomini d’onore, che non mi ricordo con chi, comunque, non mi ricordo neanche di quale famiglia era questo Angelo Noto, forse di Salami, comunque, non mi ricordo, e che eravamo in carcere con Enzo Galatolo, all’ottava sezione dell’Ucciardone, nell’87, che c’era questo Angelo Noto pure e siccome lui ci… ci faceva antipatia a questo Angelo Noto, ma non… più che altro lui, Enzo Galatolo, per far sapere e per fare vedere che lui ha sempre partecipato in cose importanti, di alto livello, prendeva sempre delle… dei discorsi affinchè andavano a finire che lui era sempre un grande uomo d’onore e che aveva partecipato in grande cose.
In sostanza mi aveva detto che, mentre che eravamo lì alla ottava sezione, che questo Angelo Noto era passato qualche due minuti – tre minuti prima di scoppiare la bomba dov’è che è stata fatta la strage, dice: “È stato un peccato, perchè se passava allo stesso momento – dice – facevamo puru… ci facevamo saltare la testa pure a Angelo Noto”, parlava di questo Angelo Noto, dice che è stato fortunato… E poi mi ha raccontato che aveva partecipato in questa strage di Chinnici.
P.M. : – Quindi Enzo Galatolo in quell’occasione le riferì di essere responsabile della strage del dottore Chinnici?
ONORATO : – Sì, sì.
P.M. : – Le disse qua…
ONORATO : – Ma non solo questo, Enzo Galatolo parlava… Enzo Galatolo parlava sempre con me, quando andavamo tipo a Villa Igea la sera a bere qualcosa, appena si beveva qualche bottiglia, scusando la frase, qualche bottiglia di champagne iniziava a parlare che lui aveva strangolato a questi, che aveva ammazzato a quelli, e raccontava tutta la sua storia, ma erano sempre cose di ogni sera. Si figuri che io certe sere non scendevo perchè già sapevo quello che mi doveva raccontare, che a me mi dava fastidio.
P.M. : – Ma, per quella che è la sua esperienza, il Galatolo le ha mai inventato cose che non aveva fatto o diceva la verità?
ONORATO : – No, no, diceva la verità, per carità, perchè era uno che nelle cose… ne aveva fatti, non è che… anche perchè con me aveva qualche omicidio pure, avevamo degli omicidi assieme e, quindi, con me parlava e c’era un rapporto di intimo, un rapporto che mi conosce da quando eravamo bambini, quando io ero bambino mi ha cresciuto lui e, quindi, eravamo in buoni rapporti e mi raccontava tutta questa situazione.
P.M. : – Io vorrei capire, vorrei che lei chiarisse bene quali sono state le parole che le ha detto il Galatolo, se le ha spiegato che ruolo aveva avuto nella strage del dottore Chinnici.
ONORATO : – No, che lui era stato presente alla strage, no il ruolo. Che lui era stato presente, che era lì, che quando passò questo Angelo Noto “era meglio – dice – se passava qualche minuto prima”, dice, perchè lo avevano visto passare a questo Angelo Noto prima di scoppiare la bomba.
P.M. : – Quindi che il Galatolo era presente sul luogo della strage nel momento in cui si è verificata la strage?
ONORATO : – Sì, sì.

L’attendibilità delle dichiarazioni rese dal collaboratore risulta suffragata dall’esito degli accertamenti esperiti presso la Casa Circondariale di Palermo (cfr.nota nr. 11787 in data 2/6/1999 di detto istituto) da cui risulta che effettivamente nel 1987 il Galatolo, l’Onorato ed il Noto furono contestualmente ristretti presso l’ottava sezione dal 24/7/1987 al 17/8/1987.
Tutti i collaboratori esaminati in dibattimento hanno fornito concordi indicazioni sull’inserimento dell’imputato in “cosa nostra” e sul coinvolgimento dello stesso in mumerosi delitti per conto dell’organizzazione e di Madonia Antonino in particolare, del quale il Galatolo da sempre è stato fedelissimo esecutore di ordini.
Va ricordato che Di Carlo ha riferito che i Galatolo fin dagli anni ’70 erano molto legati a Riccobono Rosario e che successivamente si avvicinarono ai Madonia divenendone fedelissimi alleati.
Cucuzza Salvatore (ud.28/1/1999) ha dichiarato quanto segue:
P.M. : – Senta, mi vuole dire qual era il rapporto di Galatolo Vincenzo con i Madonia nell’83?
CUCUZZA : – Mah, era ottimo e fino… bè, era… era il capo della famiglia dell’Acqua Santa il Galatolo, quindi era più che buono.
P.M. : – E con Madonia Antonino in particolare c’erano rapporti assidui, di frequentazione? Anche nella commissione di attività illecite.
CUCUZZA : – No, commissione di attività illecite… erano molto vicini, molto amici, insomma; si… i Madonia erano sempre all’Acqua Santa, quindi gravitavano in quella… in quella zona, quindi c’erano dei rapporti buoni anche con… con Nino Madonia, con Carollo.
Brusca Giovanni ha riferito che il Galatolo era stato sempre un punto di riferimento dei Madonia e che lui stesso si recava sistematicamente al Fondo Pipitone perché proprio quell’immobile Madonia Antonino aveva indicato come punto di riferimento.
Dello stesso tenore sono le dichiarazioni rese sul punto dall’Onorato, il quale ha testualmente affermato: “quando io dovevo parlare con Nino Madonia lo andavo a trovare a vicolo Pipitone dai Galatolo”.
Va peraltro ricordato che secondo le concordi dichiarazioni di diversi collaboratori più volte il fondo Pipitone era stato utilizzato come base logistica da cui erano partiti gli esecutori materiali di gravi fatti omicidiari, fra i quali quello in pregiudizio dell’on. Pio La Torre( cfr. Cucuzza) e di Puccio Pietro, nei pressi del cimitero dei Rotoli, lo stesso giorno in cui era stato ucciso all’interno del carcere il fratello Puccio Vincenzo (cfr.Brusca).
Tutti i collaboratori, inoltre, hanno fornito univoci elementi in ordine all’utilizzazione di quell’immobile anche per incontri e riunioni tra uomini d’onore.
Gli accertamenti di P.G. hanno consentito di accertare che alla famiglia Galatolo appartiene la palazzina sita all’estremità del Fondo Pipitone, ubicato a breve distanza dal magazzino di via Porretti, di cui la Corte ha visionato le immagini in udienza nel corso della deposizione dell’Ag. Sanfilippo Felice.
Non può infine essere sottaciuto che le dichiarazioni dei collaboratori hanno trovato riscontro nell’esito di altri accertamenti di P.G. esperiti al fine di localizzare il magazzino sito nella traversa di via Ammiraglio Rizzo, individuata nella via Porretti (cfr.piante della città di Palermo acquisite), dai quali è emerso che al numero civico 5 di detta via si trova la struttura di cui tutti i collaboratori-imputati hanno fornito ampia descrizione e che risulta essere stata venduta alla società che ne è attuale proprietaria, proprio dal Galatolo Vincenzo, Enea Rosa e Scardina Angela, rispettivamente moglie e cognata del primo.
Va infine ricordato che proprio da quel magazzino, come hanno concordemente riferito il Ganci e l’Anzelmo, era partito il gruppo di fuoco che aveva operato in occasione della strage di viale Croce Rossa, in cui rimase ucciso il commissario di P.S. Antonino Cassarà; quell’immobile era stato sistematicamente utilizzato durante la guerra di mafia come ricovero di mezzi rubati da impiegare per commettere gli omicidi e per occultare armi, munizioni, targhe rubate ed altro.
Sul ruolo dei Galatolo l’Onorato ha riferito quanto segue: ”i Galatolo erano padroni assoluti di tutta la zona dell’Acquasanta, via Ammiraglio Rizzo e come si dice, Arenella, anche se loro non erano padroni diretti, ma erano i padroni di potere usufruire di qualsiasi cosa che volevano…..avevano garage, magazzini che erano tutti a disposizione sia dei Madonia che dei Galatolo”.
Per le considerazioni sopraesposte e sulla base degli univoci elementi probatori acquisiti, può ritenersi pienamente provato il coinvolgimento del Galatolo nella strage ed il contributo causale penalmente rilevante alla determinazione dell’evento