FRANCESCO FERLAINO

 Francesco Ferlaino (Conflenti23 luglio 1914 – Lamezia Terme3 luglio 1975) un magistrato vittima della ‘Ndrangheta. Francesco Ferlaino era avvocato generale della Corte d’appello di Catanzaro. Come magistrato era stato eletto al Comitato Direttivo Centrale dell’Associazione Nazionale Magistrati per il gruppo di Magistratura Indipendente. È stato Presidente della Corte d’assise d’appello di Catanzaro ed in tale carica ha presieduto il processo alla mafia siciliana, processo che era stato trasferito a Catanzaro per legittimo sospetto.

Venne ucciso a colpi di fucile, in prossimità della sua abitazione di Nicastro, da sicari rimasti sconosciuti appartenenti alla malavita organizzata. Le inchieste ed i processi (presieduti dal magistrato Pietro Carbone) condotti non hanno portato ad alcuna condanna[1]Al suo nome sono dedicati il palazzo di giustizia di Catanzaro, l’aula della Corte d’Assise d’appello di Catanzaro ed una via di Lamezia TermeEra zio paterno di Corrado Ferlaino, ex presidente del Napoli.[2].

Il pensiero di Mattarella per Ferlaino, ucciso dalla ‘ndrangheta 45 anni fa Il 3 luglio del 1975 l’ Avvocato Generale della Corte d’appello di Catanzaro Francesco Ferlaino venne assassinato dalla ‘ndrangheta per il suo impegno nel contrasto alla criminalità organizzata. Il magistrato venne colpito, intorno alle 13.30, mentre stava facendo ritorno nella sua abitazione, in corso Nicotera a Lamezia Terme, da sicari rimasti senza nome. Nonostante inchieste e processi, infatti, i mandanti e gli autori materiali dell’omicidio non sono stati identificati.

La figura del giudice calabrese è stata ricordata dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. “Giudice autorevole e apprezzato studioso, Francesco Ferlaino, sempre impegnato negli uffici giudiziari in Calabria, ha interpretato in modo esemplare la funzione giudiziaria, al servizio della giustizia e del Paese – ha dichiarato il Capo dello Stato -. È necessario non disperdere la memoria di quanto accaduto e l’insegnamento professionale e umano legato a questo magistrato”.

Entrato in magistratura nel 1943, Ferlaino lavora in diversi tribunali della Calabria: Pretore e Giudice Istruttore a Nicastro, poi Presidente della Corte di Assise a Cosenza e infine di quella di Assise d’Appello di Catanzaro. Proprio in quest’ultima veste ebbe il compito di presiedere il processo alla mafia siciliana, procedimento trasferito in Calabria per legittimo sospetto. In questo processo Ferlaino si trova di fronte in un’aula, come imputati, i vertici della mafia accusati della strage di Ciaculli. Il magistrato ha trattato anche la questione dell’anonima sequestri calabrese responsabile del sequestro di diversi parenti di imprenditori lametini.

Nel corso del suo impegno professionale, il magistrato, nato a Conflenti (in provincia di Catanzaro) nel 1914, si è occupato di diverse inchieste sulle organizzazioni criminali, sulle loro ramificazioni in vari settori economici e sociali. A lui sono dedicati il palazzo di giustizia di Catanzaro, l’aula della Corte d’Assise d’appello di Catanzaro e una via di Lamezia Terme.

 

In ricordo di Francesco Ferlaino Avvocato Generale della Corted’appello di Catanzaro, Francesco Ferlaino , 61 anni, viene uccisoil 3 luglio del 1975 a Nicastro nei pressi di Lametia Terme, dasicari rimasti sconosciuti. Laureatosi a Napoli, entrato moltogiovane in magistratura nel 1943, dopo diversi incarichi neiTribunali calabresi è Presidente della Corte di Assise a Cosenza, epoi di quella di Assise d’Appello di Catanzaro. Qui Ferlaino dirigeun processo “storico”: il processo alla mafia palermitanatrasferito per “legittimo sospetto” a Catanzaro. Il dibattimentoassume carattere esemplare in quanto porta in un’aula di Tribunale,come imputati, i vertici della mafia accusati della strage diCiaculli. Ferlaino infligge duri colpi anche all’anonima sequestricalabrese che, in quattro anni, ha sequestrato diversi parenti diimprenditori lametini. Le indagini sull’attentato portarono agliambienti della malavita organizzata. I mandanti e gli autorimateriali dell’omicidio non sono però mai stati identificati (tratto dal volume “Nel loro segno” del Csm). A.N.M.

Francesco Ferlaino, ucciso dalla ‘ndrangheta il 3 luglio 1975 Francesco Ferlaino è l’avvocato generale della Corte d’Appello di Catanzaro. A Catanzaro dirige importanti processi alla mafia siciliana, poiché gli atti venivano trasferiti in Calabria per legittima suspicione Siamo a Catanzaro. È il 3 luglio 1975. Francesco Ferlaino esce dal Tribunale di Catanzaro dove lavora. Lo aspetta una Fiat 124 di servizio, guidata dall’appuntato dei carabinieri Felice Caruso. Lo accompagnerà a casa per poi riportarlo in ufficio dopo pranzo. L’auto si dirige verso Nicastro, una frazione di Lamezia Terme, dove il magistrato abita, in un palazzo in corso Nicotera. Alle 13.30, l’auto arriva all’abitazione di Ferlaino. L’autista apre il bagagliaio da cui prende un pacchetto che gli consegna. Ferlaino scende dall’auto e percorre i pochi passi che lo separano da casa. All’improvviso arriva un’Alfa Romeo di colore amaranto. Il finestrino posteriore dell’automobile è abbassato. Dall’interno il killer esplode due scariche di lupara che colpiscono Ferlaino alla schiena. Francesco Ferlaino muore all’istante, cadendo riverso sul marciapiede adiacente la sua abitazione. L’appuntato Caruso esce dall’auto impugnando la Beretta d’ordinanza, ma la vettura dei killers riesce ad allontanarsi prima che lui riesca a reagire sparando. Il commando, formato da tre persone, ha agito a volto scoperto. Ma chi è Francesco Ferlaino e perché è stato ucciso?

Francesco Ferlaino è l’avvocato generale della Corte d’Appello di Catanzaro. Era stato presidente della Corte di Assise a Cosenza e poi di quella di Assise d’Appello di Catanzaro. A Catanzaro dirige importanti processi alla mafia siciliana, poiché gli atti venivano trasferiti in Calabria per legittima suspicione. Il processo di cui si stava occupando era il frutto dell’inchiesta, avviata dal dottor Pietro Scaglione che fu ucciso dalla mafia il 5 maggio 1971, sui mandanti e gli esecutori della strage di Ciaculli del 1963. Francesco Ferlaino, con le sue indagini, contrastò le infiltrazioni mafiose all’interno della massoneria calabrese. Tra le pieghe di questo omicidio eccellente, sullo sfondo di importanti e inaspettati sequestri, eclatanti evasioni, lucrosi appalti e collusioni, è possibile scorgere le indicibili trame del crescente potere ‘ndranghetista, a quel tempo ancora difficili da decifrare ma che costò la vita oltre a francesco Ferlaino, anche al dottor Bruno Caccia, ucciso il 26 giugno 1983 e al dottor Antonino Scopelliti ucciso il 9 agosto 1991. Ancora oggi non si è stato possibile individuare gli autori e i mandanti dell’assassinio di Francesco Ferlaino, lasciando su questa storia l’ormai inesauribile timbro di “giustizia negata”.

Francesco Ferlaino era nato il 23 luglio 1914 a Conflenti, in provincia di Reggio Calabria. Morì sotto il fuoco dei killers dell’ndramgheta il 3 luglio 1975, mentre rientrava a casa per pranzare assieme a Giuseppe, Rosetta, Ornella, Sergio e Paolo, i suoi cinque figli. Roberto Greco per referencepost.it

 

NOTE

  1. ^ Tiziana Bagnato, Il giudice senza giustizia, 41 anni dalla morte del magistrato Ferlaino, in lacnews24.it, 4 luglio 2016. URL consultato il 16 luglio 2016 (archiviato il 5 luglio 2016).
  2. ^ Luglio 1975 Lamezia Terme (CZ). Assassinato il magistrato Francesco Ferlaino. Era avvocato generale della Corte d’appello di Catanzaro