Operazione San Vito

 

L’Operazione “I fiori della notte di San Vito” è un’inchiesta della DDA di Milano sulle presunte attività della ‘ndrangheta in Lombardia. L’operazione, scattata il 15 giugno 1994 e condotta dal sostituto Procuratore Roberto Aniello[], portò all’iscrizione nel registro degli indagati di 370 persone per vari reati, tra cui associazione mafiosa, traffico di armi, omicidio, spaccio e traffico di stupefacenti, rapine, estorsione, usura, minacce, favoreggiamento. Gli arresti, ed i fatti oggetto dell’inchiesta, furono eseguiti nelle province di MilanoComoLeccoVaresePavia e Brescia dal 1976 al 1994[]. L’operazione deriva il suo nome dal Santo del giorno della sua esecuzione, mentre i “fiori” sono i gradi nel gergo della ‘ndrangheta.



UN COMASCO RACCONTA I SEGRETI DELLA ‘NDRANGHETA    Le dichiarazioniCalogero Marcenò, uno dei principali “pentiti” nell’operazione “Fiori di San Vito” portano al altri 71 arresti  – Locali e ‘ndrine, maggiore e minore, dote e bacinella. Rito d’affiliazione, picciotto, sgarrista, puntaiolo, capo società, mastro di giornata, contabile, crimine. Termini più o meno ricorrenti nel gergo della ‘ndrangheta, filtrati attraverso il velo di omertà che caratterizza l’onorata società. Parole che di tanto in tanto fanno capolino dalle intercettazioni telefoniche o ambientali nelle inchieste sulle attività delle cosche. A volte il Magistrato inquirente s’imbatte in qualcuno disposto a svelare riti e usanze della criminalità organizzata. Allora emerge come nella ‘ndrangheta l’elemento tradizionale riveste una parte essenziale. Una conferma è venuta dall’inchiesta coordinata dal sostituto procuratore della Dda Nicola Gratteri, sfociata nell’operazione “Sant’Ambrogio”, con un maxiblitz dei Carabinieri (ben 71 arresti) contro il clan Ursini di Gioiosa Jonica ed altre famiglie mafiose della Locride (Morabito di Africo, Cua-Callipari di Natile di Careri, Barbaro-Marando di Platì, Nirta-Romeo di San Luca, Cordì di Locri), tutte coinvolte in un colossale traffico di sostanze stupefacenti. Nel corso delle indagini il Dott. Gratteri aveva sentito Calogero Marcenò, uno dei pentiti di punta nell’inchiesta contro la ‘ndrangheta nel Comasco denominata “Fiori di San Vito”. Quello che poteva passare come un interrogatorio qualsiasi aveva riservato non poche sorprese. Marcenò, siciliano d’origine, ha risposto alle domande del Magistrato distinguendo ruoli e funzioni all’interno della struttura mafiosa. Ha parlato del suo ingresso nella ‘ndrangheta, delle esperienze fatte. Ecco la parte più significativa dell’interrogatorio e che viene riportata dal quotidiano “Gazzetta del Sud”:

“Il primo approccio l’ho avuto nell’83. Ero stato arrestato per rapina nell’81 e sono uscito nell’83 per scadenza termini. Sono stato avvicinato da Vincenzo Salto, originario come me di San Cataldo, e Giuseppe Cartolano, nativo di Giffone ma che abita a Como. Ecco, da queste due persone sono stato avvicinato e mi dissero se volevo fare parte della ‘ndrangheta”. 

C’è stato un rito di affiliazione, come è avvenuto?  “Dopo che mi hanno fatto anche dire il mio passato, da quale famiglia venivo, hanno fatto tutto ciò per affiliarmi. Ci siamo ritrovati. C’erano Vincenzo Salto, Giuseppe Cartolano e poi c’era Vincenzo Condoluci. Siamo andati a casa di questo Condoluci con altre persone per fare questo battesimo. Li, dopo alcune frasi, quello ci ha portato avanti, cioè avevo una garanzia di questo Cartolano”. 

Quante persone c’erano alla presentazione? “Quando si fa un battesimo devono essere minimo 5 persone. Due sono picciotti lisci, sgarristi, ci deve essere il capo giovane, il puntaiolo e il picciotto di giornata, più altri due componenti della società”. 

Quanti tipi di ‘ndrangheta abbiamo.  “Quella della montagna e quella della piana”. 

Cosa può fare il picciotto liscio?  “Una volta entrato comincia a fare esperienza, e a essere osservato dagli esponenti della maggiore, più anziani, più pratici”. 

Cosa gli si fa fare?  “Se è un locale attivo, dipende quello che fa questo locale: rapine, furti, droga…”. 

Dopo il picciotto liscio cosa c’è?  “Dopo il picciotto liscio, devono passare sei mesi per avere un’altra dote. Da picciotto liscio si diventa picciotto di sgarro, cioè sgarrista nella minore”. 

Lo sgarrista cosa fa?  “Sempre la stessa cosa come essere picciotto, solo che essendo sgarrista può prendere cariche di picciotto di giornata, di puntaiolo e a votazione anche di capo”. 

– Dopo lo sgarrista?  “Dopo lo sgarrista si può entrare nella società maggiore”. 

Com’è strutturata la minore?  “Il capo della minore è il capo giovane o puntaiolo, poi c’è il picciotto di giornata. Il picciotto di giornata sarebbe la persona che se c’è una riunione, se c’è da fare una cosa, c’è il capo giovane dice al picciotto di giornata di avvisare o di riunirsi, di andare a fare qualcosa”. 

Le riunioni ogni quanto avvengono?  “Ogni 29 del mese”. 

Cos’è la bacinella?  “La bacinella è il fondo cassa del locale. La bacinella deve essere sempre attiva, di 10 lire o cento milioni. Però se non ci dovesse essere niente quel locale potrebbe essere escluso”. 

Con quei soldi cosa si fa?  “Se è attivo si possono fare investimenti, comprare qualcosa, aprire aziende, attività, negozi. Oppure portare soldi ai detenuti, aiutare le famiglie”. 

La maggiore come è strutturata?  “C’è il capo locale, sarebbe il responsabile del locale, poi il capo società, il mastro di giornata, il contabile, e il mastro buon ordine. Il mastro di buon ordine se c’è qualche attrito fa da paciere”. 

Cos’è il capo locale?  “Allora il capo locale è il responsabile che deve dare conto alla famiglia esistente. Il capo società comanda, si prende le responsabilità per quelli della maggiore, e quelli della minore. È quello che organizza, decide il da farsi”. 

Il contabile?  “Il contabile mantiene la bacinella”. 

Nella maggiore?  “Nella maggiore tiene la contabilità di tutto quello che entra e che esce”. 

Il titolo del crimine?  “È il responsabile del crimine. Tutti i capi locale e capi società fanno una riunione e stabiliscono chi deve essere responsabile del crimine, degli interessi, dei controlli dei locali. È quello che, se c’è da fare un omicidio, viene avvisato dal mastro di giornata. Lui può prendere gli uomini che preferisce da qualsiasi locale della famiglia”. 

Nel locale della maggiore che gradi abbiamo?  “Si incomincia da camorrista, poi camorrista di sgarro, santista, vangelista. Dopo viene data un’altra dote, quella che conosco, il trequartino”. 

Come si passa da un grado all’altro?  “A camorrista si entra dalla minore. Diventi camorrista e vai e fai parte della società maggiore. In quel gruppo, dopo alcuni mesi ti danno lo sgarro, cioè camorrista di sgarro che sarebbe come nella minore da picciotto liscio diventi picciotto di sgarro. Avendo lo sgarro puoi prendere le funzioni, avere altre cariche all’interno, una volta che sei camorrista di sgarro poi puoi prendere la carica mettiamo di mastro di giornata, di contabile, dipende, se hai le capacità può essere che quando fanno le riunioni, fanno le votazioni e magari vogliono cambiare, può capitare che devi essere camorrista di sgarro per poter fare queste funzioni, e da camorrista di sgarro si diventa santista, da santista invece la cosa è diversa perché nell’organizzazione ci sono i responsabili della santa e allora cioè si avvisa sempre il locale interessato, dicendo che si deve dare la santa a questo tizio tramite qualcuno e lo si fa sapere”.   di Bob Decker TIO CH 13.10.2014


La ‘ndrangheta in Lombardia si è insediata in tutte le province ma soprattutto in quelle di MilanoVareseComoLeccoBrescia e Pavia. La sua infiltrazione è cominciata negli anni cinquanta con elementi di spicco provenienti dalla Locride. Le ‘ndrine provengono per lo più dalla Locride come i Barbaro e i Papalia, i Bruzzaniti-Morabito-Palamara e i Pizzata ma ci sono anche ‘ndrine del resto della provincia reggina come Modaffieri-Mondella, i Di Giovine e i Manno-Maiolo di Reggio Calabria, i Mazzaferro di Marina di Gioiosa Ionica e gli Iamonte-Moscato di Melito di Porto Salvo, ma anche i Ventura di Isola di Capo Rizzuto e i Trifini di Cirò Marina. Come afferma L’Espresso nel numero del 3 gennaio 2008, nella regione possiedono bar, discopub e club privé (Discoteca Cafè Solaire, Madison e il night club For a King).[2] Si dedicano al traffico di droga in collaborazione coi colombiani,[3] usura, estorsione.[4] Hanno forti collegamenti in campo bancario, finanziario e istituzionale. Sono risaliti alle cronache i paesi in provincia di Milano di Buccinasco e Corsico dove risiede un forte numero di persone originarie di Platì. Il sindaco di Buccinasco ha ricevuto varie minacce. In Brianza come afferma Nicola Gratteri[5] le cosche si occupano anche di intermediazione immobiliare e finanziaria, e conducono imprese nel campo della ristorazione. La DIA ha rilevato che Brescia è un altro luogo della regione in cui vengono riciclati i soldi derivati dal narcotraffico, ma si occupano anche di usura, traffico d’armi ed estorsione. Nel 2016 la commissione antimafia individua anche Mantova come zona d’insediamento della criminalità organizzata e già proiettata verso la provincia di Verona.[6]

La relazione della commissione parlamentare antimafia del 2018 descrive il fenomeno come: “movimento profondo e uniforme che interessa la maggioranza delle provincie settentrionali, con una particolare intensità in Lombardia, e che è stato favorito fino a tempi recenti da diffusi atteggiamenti di sottovalutazione e rimozione”.[7]

In Lombardia ogni locale fa riferimento al locale d’origine in Calabria. Quasi tutti i locali sono composti da persone dello stesso paese d’origine, con l’eccezione del locale di Rho. Tra gli affiliati in Lombardia vi sono alcuni che fanno da referenti per i tre mandamenti calabresi: Città (Giovanni Ficara), Piana e Ionica. Inoltre dal 1984 esiste una sovrastruttura detta Lombardia con ruoli ben definiti per organizzare le locali della regione. Il capo in carica della Lombardia riferisce al Crimine in Calabria. In passato, secondo il pentito Raffaele Iaconis, già Giuseppe Mazzaferro creò una “camera di controllo” per gestire i 16 locali creati in Lombardia dalla sua ‘ndrina.[8][9]

A oggi il capo della Lombardia sarebbe Rocco Barbaro detto U Sparitu in carcere dal 2017[10].

Locali In Lombardia nel 1994 il pentito Francesco Fonti aveva individuato una cinquantina di locali nel territorio, indicandone anche i capi per quaranta di essi.[11] Con l’operazione Crimine e Infinito del 2010 ne vengono individuati 16.[11] La DIA nella sua seconda relazione semestrale del 2018 individua 30 locali attivi[12] tra cui:

  • Milano (4 locali), Bollate, Bresso, Cormano, Corsico, Pioltello, Rho, Solaro, Legnano
  • Como, Erba, Canzo-Asso, Mariano Comense, Appiano Gentile, Senna Comasco, Fino Mornasco, Cermenate
  • Monza, Giussano, Desio, Seregno, Lentate sul Seveso Limbiate;
  • Lecco, Calolziocorte, Lumezzane
  • Pavia, Voghera
  • Varese Lonate Pozzolo

Anni ’50 – Le infiltrazioni

Il primo capobastone di rilievo ad arrivare in Lombardia è Giacomo Zagari di San Ferdinando nel 1954, della piana di Gioia Tauro. Vive per un periodo a Malnate e poi si trasferisce a Buguggiate.[36] Nello stesso periodo alcuni ‘ndranghetisti di Giffone si insediano nella provincia di Como.

Anni ’60 – Il confino

Tra il 1965 e il 1975 con il provvedimento del soggiorno obbligato nella provincia di Como arrivano 44 boss.[37]

Franco Coco Trovato, secondo le rivelazioni del pentito Antonio Zagari nel 1969 comincia a lavorare in una banda di rapinatori in cui il padre Giacomo Zagari era il basista e tutti erano affiliati all’organizzazione calabrese[38].

Anni ’70 – L’inizio della stagione dei sequestri – I Mazzaferro

In Lombardia a partire dagli anni ’70 fino all’inizio degli anni ’90 sono avvenuti 158 rapimenti a scopo estorsivo di cui almeno un terzo per mano ‘ndranghetista.[39]

Il 2 ottobre 1978 viene sequestrato a Cesano Boscone Augusto Rancilio mai più ritrovato.[40]

Col pentimento di Saverio Morabito, vengono scoperti i retroscena di rapimenti avvenuti tra il 1975 e il 1980: Giuseppe Ferrarini a Corsico, il consigliere comunale di Cesano Boscone Angelo Galli (sequestrato nel 1977), Angelo Campari (sequestrato nel 1977) l’imprenditore Giuseppe Scalari (sequestrato nel 1977) sequestrato a Trezzano sul Naviglio, Alessandro Vismara di Cisliano ed Evelina Cattaneo (sequestrata nel 1977).[41][42]

Secondo il pentito Raffaele Iaconis, sarebbe Giuseppe Mazzaferro, dell’omonima ‘ndrina che da Cornaredo (MI) a partire dal 1976 crea una camera di controllo per le sue locali.[8][9]

Anni ’80

La camera di controllo della Lombardia

Secondo l’operazione Infinito nel 1984 nacque la camera di controllo della Lombardia per volere di Mario Trifini, Antonio Papalia,Carmelo Novella, Giuseppe Mandalari, Giuseppe Neri, e Franco Pezzullo.[43] Secondo un’intercettazione ambientale registrata in una riunione a Cardano al Campo il 20 gennaio 2009, il capo-locale di Rho e primo responsabile della Lombardia Stefano San Filippo afferma che la Lombardia era stata creata ed è sempre stata sotto le dipendenze della zona ionica (una delle tre zone in cui è stato suddivisa la provincia di Reggio Calabria).

Secondo Saverio MorabitoAntonio Papalia sarebbe stato il primo “responsabile Generale” della Lombardia.[44]

Il traffico di eroina

Il pentito Saverio Morabito, confessa che il pomeriggio del 4 luglio 1988, in via Fra Cristoforo a Milano si rese partecipe dell’omicidio di Pietro Cavallaro (1947 – Peschiera Borromeo) e Guglielmo Campodipietra (1952 – San Giuliano Milanese) a causa di una partita di 74 chili di eroina in parte non pagata.[40][45]

L’alleanza tra Flachi boss della Comasina e Coco Trovato

Nel 1981 Giuseppe Flachi, dopo essere stato assolto per insufficienza di prove per una rapina degli stipendi dell’Ospedale Niguarda, diventa il boss della Comasina a Milano estendendo il suo potere criminale il tutta l’area nord, tra cui Affori e Bruzzano[38].

Nel frattempo Franco Coco Trovato dal 1982 entra nel traffico di droga che gestisce nella provincia di Lecco e poi estende nella provincia di Como[38].

Nel 1986 a Caponago (MB), come rivela il pentito Emilio Bandiera, viene siglato l’accordo tra Flachi e Trovato per la spartizione dei proventi della droga al 50%[38]. Il 1º luglio 1987 al matrimonio di Giuseppe Flachi con Licia Tenace, Trovato gli fa da testimone e in un ristorante di Malgrate viene sancita l’alleanza tra i due. Tra gli invitati: Saverio Morabito (oggi pentito), i Sergi, Biagio Crisafulli di Quarto Oggiaro e alcuni esponenti dei De Stefano[38].

Anni ’90

Nel 1994 il pentito Francesco Fonti aveva individuato una cinquantina di locali nel territorio, indicandone anche i capi per quaranta di essi.[11]

Il traffico internazionale di droga – I Serraino-Di Giovine

La guerra con i Batti e l’arresto di Flachi

Nel 1990, un’alleanza per il traffico di eroina sancita tra i Batti della Camorra e alcuni esponenti della ‘ndrangheta lombarda si sfalda quando i camorristi decidono di mettersi in proprio e contrattare direttamente la compravendita di eroina con la criminalità turca. Il pretesto per scatenare la guerra che durerà 4 anni è un diverbio tra Franco Coco Trovato e Salvatore Batti durante il matrimonio di Pepè Flachi, detto il Boss della Comasina (in riferimento al quartiere milanese della Comasina) nonché capo di un’alleanza di ‘ndrine del milanese.

Il 15 settembre 1990 dei sicari dei Batti tentano di uccidere Trovato colpendo invece due innocenti, Pietro Carpita e Luigi Recalcati nel comune di Bresso.[46] Trovato insieme al suo vice Antonio Schettini e a Flachi passano al contrattattacco uccidendo Francesco Batti in un campo a Trezzano sul Naviglio.[47] Luigi Batti tenta una mediazione, ma i calabresi con l’inganno invece di aprire una trattativa lo portano con sé e lo uccidono in una pressa.[47]

L’ultimo a rimanere in vita è Salvatore Batti che ritorna nel napoletano, nello specifico a San Giuseppe Vesuviano dal quale era originario, a cercare nuovi uomini per la guerra. I calabresi si accordano per l’omicidio di Batti e in cambio devono uccidere Roberto Cutolo, figlio del più famoso Raffaele Cutolo. Il 19 dicembre 1990 Antonio Schettini lo uccide a Tradate.[48] Tra il 1990 e il 1993 vengono fatti 11 morti.

Flachi viene arrestato il 30 novembre 1991 a Tien sur la mer, in Costa azzurra.[49]

La faida di Vimercate

Negli anni ’90 a Vimercate scoppia una faida tra il clan di Carmelo D’Amico del figlio Antonio Miriadi e dei suoi nipoti Vincenzo e Giovanni Miriadi, vicini agli Iamonte e dei Flachi. Le forze dell’ordine riescono ad arrestare i componenti dei clan che vengono accusati di associazione mafiosa, traffico di droga, estorsione e omicidio.[50][51][52]

Il pentimento di Saverio Morabito

Saverio Morabito (1952) diventa collaboratore di giustizia nel 1993 (arrestato nel 1990 per traffico di eroina), svela i retroscena di 9 sequestri di persona (tra cui di Cesare Casella e di Augusto Rancilio), 14 omicidi, traffici di droga e alleanze tra le ‘ndrine e le cosche siciliane nel milanese, specialmente a Corsico, Buccinasco e Cesano Boscone.[53]

Le operazioni Rajssa, Aneddoto e San Vito

Dall’Operazione Rajssa e Aneddoto viene scoperto che i Mazzaferro avrebbero creato in Lombardia ben 16 locali di cui tre nella sola città di Milano, 6 nella Provincia di ComoComoFino MornascoAppiano GentileMariano ComenseSenna Comasco e Cermenate, 3 in provincia di Monza e BrianzaMonzaSeregno e Lentate sul Seveso, uno a Pavia, uno a Varese uno in provincia di Brescia a Lumezzane e uno a Rho, in Provincia di Milano.[19] La loro esistenza è stata confermata dalla Operazione Crimine-Infinito del 2010 e da quelle successive.

Nel 1994 con l’operazione delle forze dell’ordine I fiori della Notte di San Vito vengono emessi 370 ordini di custodia cautelare in Lombardia. L’operazione fa luce su quanto la ‘Ndrangheta fosse radicata nella regione, soprattutto nel comasco e nel varesotto e rivela così il ruolo di spicco che vi aveva Giuseppe Mazzaferro.[54][55][56][57]

Anni 2000 – Operazione Cerberus e Isola

L’operazione Cerberus fa luce sulla gestione malavitosa del settore del movimento terra e dei cantieri edili a Buccinasco ad opera dei Barbaro ed in particolare dei fratelli Salvatore e Rosario Barbaro, figli di Domenico detto l’australiano, di Mario Miceli, e dell’imprenditore Maurizio Luraghi. A gennaio 2019 la corte di cassazione conferma le condanne decise in Appello nel 2017[58].

Il 16 marzo 2009 i carabinieri di Monza, nell’operazione isola iniziata nel 2006, hanno ordinato l’arresto di più di 20 persone a MilanoCrotoneCatanzaro e Taranto per associazione mafiosa, estorsione, porto illegale d’armi e tentato omicidio, tra questi i Paparo alleati dei Nicoscia e degli Arena, accusati di sfruttamento dell’immigrazione, riciclaggio, favoreggiamento di latitanti e atti di intimidazione nella costruzione delle grandi opere pubbliche della Lombardia come alcune tratte dell’alta velocità ferroviaria Milano-Venezia. Nel corso dell’operazione sono state sequestrate armi tra cui un lanciarazzi della NATO e beni del valore di 10 milioni di euro.[59][60].

Anni 2010 – L’operazione Infinito, Insubria e gli ultimi arresti

Il 13 luglio 2010 è confermata l’esistenza di una struttura organizzativa nel Nord Italia chiamata Lombardia che federa i locali lombardi ma sempre alle dipendenze dei mandamenti calabresi. Il capo della Lombardia fino al 2007 sarebbe stato Cosimo Barranca di Caulonia, presunto capo della Locale di Milano,[14][61][62] poi Carmelo Novella che fu ucciso a San Vittore Olona nel 2008 poiché esigeva più indipendenza dalla Calabria, e fu sostituito il 31 ottobre 2009 con il platiota che vive a Corsico Pasquale Zappia in una riunione presieduta da Giuseppe Neri a Paderno Dugnano, incaricato anche di costituire una camera di controllo per gestire i vari locali lombardi.[63][64][65] Nel novembre 2010, per la prima volta un comune lombardo si scioglie per evitare il commissariamento per infiltrazioni mafiose: Desio.[66] A Desio si erano insediati fin dagli anni ’70 gli Iamonte-Moscato.[23][67]

Nel 2011 l’operazione Caposaldo porta all’arresto diversi esponenti della famiglia Flachi, l’anno successivo comincia il processo nei confronti di Giuseppe Flachi, del figlio Davide e del fratello Emanuele accusati di associazione mafiosa ma anche di gestire diversi ambulanti che vendono panini come in zona Città studi, corso Como, piazzale Lagosta e via Carlo Farini, i buttafuori di diverse discoteche[68].

A fine 2012 cade la giunta regionale a causa dei ripetuti indagati in consiglio regionale e per ultimo il coinvolgimento dell’assessore PDL Zambetti accusato di aver preso voti da Giuseppe D’Agostino dei MorabitoBruzzanitiPalamara alle ultime elezioni.[69][70] Il 23 maggio 2018 la corte d’appello di Milano conferma a Zambetti la condanna per concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione e voto di scambio riducendo però la pena a 7 anni e 6 mesi di carcere.[71]

L’8 febbraio 2017 viene condannato a 13 anni e 6 mesi di carcere insieme ad Eugenio Costantino che di anni ne dovrà scontare 16.[70][72]

Dopo le 110 condanne del 2011, nel 2013 vengono comminati altri 15 ergastoli nei processi scaturiti dalle indagini Crimine e Infinito e condannati a diversi anni di carcere un giudice, un politico e un finanziere.[73][74]

Il 16 ottobre 2013 viene sciolto il primo comune per mafia in Lombardia: Sedriano.[75][76] Il 5 novembre 2014 il Tar del Lazio discuterà il ricorso contro lo scioglimento presentato da sette consiglieri comunali. L’8 febbraio 2017 l’ex sindaco di Sedriano Alfredo Celesteviene assolto.[72]

A ottobre 2013 cadono in cassazione i processi Cerberus, Parco Sud e quello nei confronti di Marcello Paparo.[77]

L’11 marzo 2014 si conclude l’operazione San Marco nata nel 2011 porta all’arresto di 23 persone presunte affiliati ai Tripepi-De Marte-Spinella di Seminara ma operanti a SaronnoMozzateCislago e Busto Arsizio. Sono accusati di traffico di droga ed estorsione.[78][79]

Il 28 ottobre 2014 si conclude l’operazione quadrifoglio del ROS dei Carabinieri che porta all’arresto di 13 persone per associazione mafiosa e altri crimini. Le ‘ndrine colpite sarebbero i Galati ubicati a Cabiate in Provincia di Como e i Mancuso di Limbadi del Locale di Mariano Comense con a capo Salvatore Muscatello (già condannato nel processo infinito).[33]

Il 18 novembre 2014 si conclude l’operazione Insubria: vengono arrestate 40 persone, presunte affiliate ai locali di Fino MornascoCermenate e Calolziocorte in provincia di Lecco e Como. Per la prima volta viene filmato il rito di passaggio alla dote di Santa.[80][81][82]

Il 26 gennaio 2016 la DDA di Milano arresta il chirurgo plastico Arturo Sgrò e il carrozziere Ignazio Marrone, accusati di essere membri degli Iamonte-Moscato del locale di Desio retto ora da Giuseppe Pensabene. Il primo visitava e curava membri della ‘ndrangheta mentre il secondo metteva a disposizione la sua officina per gli incontri. Sono accusati entrambi di aver riscosso crediti per i membri detenuti. Marroni fu coinvolto nel processo Infinito del 2010. Marrone in quanto siciliano era autorizzato dal locale a risolvere le questioni anche con famiglie di Cosa Nostra, in particolare i Rinzivillo di Gela; per la Calabria invece era in contatto con i Molluso e i Mancuso.[22][83]

Il 16 aprile 2016 si conclude l’operazione Mar Ionio, durata 5 anni, conclusasi con 6 arresti di presunti appartenenti Ruga-Metastasio-Loiero tra Milano e Monasterace. Avevano messo in piedi un traffico di droga con base logistica a Sesto San Giovanni, che importava cocaina dal Brasile e poi veniva venduta in Italia, Germania e Paesi Bassi.[84]

Il 3 novembre 2016 si conclude l’operazione Lex contro presunti esponenti dei Chindamo-Lamari di Laureana di Borrello e le loro propaggini di Voghera (PV) e Bregnano (CO). Sono accusati di traffico di droga e sono state sequestrate quattro imprese edili, la società calcistica di Promozione (Girone B) Polisportiva Laureanese, un’edicola e un supermercato.[85]

Il 26 gennaio 2017 si conclude l’operazione Provvidenza che porta all’arresto di 33 persone collegate o affiliate ai Piromalli tra cui Antonio Piromalli, figlio di Pino Piromalli detto Facciazza, già in carcere. A Milano avevano messo in piedi in maniera illegale una serie di attività imprenditoriali in diversi settori: Pasquale Guerrisi si occupava dell’edilizia, si occupavano del settore turistico Francesco Cordì e Nicola Rucireta e Francesco Pronestì del settore abbigliamento. Il settore che gestivano in maniera internazionale era invece era quello alimentare ed in particolare la vendita di olio di sansa spacciato per olio di oliva negli Stati Uniti, grazie a Rosario Vizzari, amico di Antonio Piromalli in contatto con la società statunitense Olive oil company, e con le mafie del New Jersey, di Detroit, di Chicago e di Boston. L’olio veniva comprato in GreciaTurchia e Siria, per poi passare dalla Calabria ed arrivare al mercato ortofrutticolo di Milano per poi essere spedito all’estero.[86][87]

Il 9 maggio 2017 viene arrestato a Platì Rocco Barbaro, detto U Sparitu (figlio di Cicciu u Castanu), latitante dal 2015 e presunto nuovo reggente della struttura della Lombardia almeno dal 2014, secondo un’intercettazione dell’operazione Platino.[88][89]

Il 24 maggio 2017 si conclude l’operazione Area 51 che porta all’arresto di 21 persone, di cui presunti esponenti di ‘ndrangheta dei Gallace che avevano base logistica ad Arluno, in Provincia di Milano da cui, almeno dal 2013, avrebbero organizzato traffici internazionali di cocaina con alcuni colombiani rifornendo in particolare la città stessa di Arluno, Sedriano e Vittuone. Il rapporto tra i Gallace di Guardavalle e Arluno sarebbe stato gestito da Raffaele Procopio mentre il gruppo era guidato da Francesco Riitano, cugino di primo grado di Vincenzo Gallace (in carcere). Infine all’aeroporto di Malpensa due tecnici che si stavano apprestando a studiare le carlinghe degli aerei per poter all’interno nascondere lo stupefacente.[90][91]

Il 26 settembre 2017 si conclude un nuovo ramo dell’operazione Infinito: vengono arrestate 24 persone, tra cui presunti affiliati al Locale di Limbiate, Giuseppe Morabito detto “Pascià” che con la forza stava mettendo le mani su Cantù, l’imprenditore Antonino Lugarà ed il sindaco di Seregno Mazza; è indagato per corruzione l’ex vicepresidente della Regione Lombardia Mario Mantovani.[92][93]

Il 23 gennaio 2018 si conclude l’operazione della Guardia di Finanza cominciata nel 2013 che blocca un traffico di droga tra la Colombia e e i paesi di CorsicoAssagoBuccinasco e Trezzano sul Naviglio riconducibile ai Barbaro-Papalia.

Il 3 maggio 2018 si conclude l’operazione The Hole che porta a 23 arresti per traffico di droga effettuati nelle province di Milano (Bollate e Cerro Maggiore), Como, Monza e Brianza, Novara, Reggio Emilia, Savona, Torino e Varese. La droga veniva fornita da membri della ‘ndrangheta tra cui Domenico e Antonio Barbaro e Antonio Agresta capo-locale di Volpiano (Torino).[94]

Sempre lo stesso giorno viene arrestato a Buccinasco Domenico Sergi, nipote di Antonio Papalia detto “u carciutu” e fratello di Rocco Papalia, trovato con 4 chili di hashish e una pistola semiautomatica.[95]

Oggi – Krimisa 2

Per il secondo rapporto dell’Osservatorio sulla Criminalità Organizzata dell’Università degli Studi di Milano del 2018: Rapporto Monitoraggio della presenza mafiosa in Lombardia gli interessi economici dell’organizzazione oggi e negli ultimi 15 anni sono stati focalizzati in maniera imprenditoriale nel settore edile (nel 2008 fu coinvolta l’azienda Perego Strade di Cassago Brianza avvicinata da Salvatore Strangio e poi da Rocco Cristello con cui sono riusciti ad ottenere lavori in tutta la Lombardia e a mantenere 150 famiglie), mentre il settore commerciale è improntato al controllo del territorio e hanno toccato l’Ortomercato di Milano, investimenti in supermercati e centri commerciali[96]. Il settore turistico ha avuto l’attenzione dei clan in particolare nel settore alberghiero per quel che concernono case vacanze e bad & breakfast ed il settore dell’intrattenimento e dello sport come ricorda l’inchiesta sui videopoker e le slot-machine dei Flachi e dei Valle-Lampada che posizionati in bar e tabaccherie servivano anche per il controllo del territorio e per il riciclo di denaro[96]. Rimane colpito anche il settore sanitario il cui più caso emblematico è stato quello dell’ASL di Pavia che ha coinvolto il direttore sanitario Carlo Antonio Chiriaco con un’infiltrazione profonda o talvolta con singoli investimenti in clinice private, forniture di prodotti e servizi infermieristici. Infine son stati riscontrati casi di ricoveri sotto falso nome come per Francesco Pelle alla clinica Maugeri di Pavia e all’ospedale Niguarda di Milano[96].

La ‘ndrangheta nella regione risulta l’organizzazione criminale che più adotta il metodo dell’estorsione, è stato rilevato in tutte le provincie della Lombardia eccetto che in quelle di Lodi e Sondrio ma con diverse modalità che vanno dal pizzo, all richiesta indebita di denaro, a regalie, acquisizione indebita di immobili, imposizione di personale nei cantieri edili e imposizione di forniture e servizi di sicurezza[96]. Ultimamente l’estorsione sta diventando più sofisticata come accaduto nella provincia di Mantova e di Monza e Brianza attraverso false fatturazioni e regalìe[96]. A differenza di quello che si pensava sino al 2015 l’uso dell’estorsione risulterebbe consolidata già da tempo e non occasionale come l’inchiesta ‘nduja del 2005 tra Brescia e Bergamo, l’inchiesta Mentore del 2009 tra Bergamo e Pavia, l’inchiesta Isola tra Milano e Monza e Brianza e l’inchiesta Parco Sud del 2009, Bad Boys tra Milano e Varese del 2009, Infinito del 2010, l’inchiesta Redux-Caposaldo a Milano del 2011, Blue Call del 2012, Ulisse del 2012, Platino del 2013, Tibet del 2014 che ha coinvolto Monza e Brianza, Metastasi nel 2014 nel lecchese e l’inchiesta Pesci nel mantovano nel 2015[96].

Per quanto riguarda il traffico di droga nella regione la ‘ndrangheta risulta avere un ruolo centrale ma non risultano laboratori e raffinerie riconducibili ad essa per la cocaina, l’eroina o droghe sintetiche ad appannaggio quasi completamente della criminalità straniera[96].
Secondo la relazione parlamentare della DIA pubblicata nel primo semestre del 2019, la ‘ndrangheta calabrese «ha nel tempo rinforzato il suo radicamento e la sua presenza sul territorio» lombardo, stringendo legami con professionisti compiacenti, infiltrandosi nel trafficioillegale di rifiuti e acquisendo una presenza all’interno di 25 locali distribuiti in 7 delle 12 province della regione .[97][98]

Provincia di Milano ‘ndrangheta in provincia di Milano (2018); in blu le locali accertate, in arancione la presenza di ‘ndrine

Il 3 maggio 2007 è stata effettuata una vasta operazione antimafia a Milano e in altre città d’Italia, contro le ‘ndrine Morabito, Bruzzaniti e Palamara (anch’essi di Africo), dopo un’indagine durata quasi due anni. I reati contestati sono estorsione e traffico internazionale di droga. Sono state eseguite 20 ordinanze di custodia cautelare e sequestrati a Milano 250 chili di cocaina proveniente dal Sud America che passava da Dakar in Senegal e successivamente dal Porto di Genova.[99] Il camper che portava il carico era stato localizzato grazie a un ricevitore gps posizionato dalla squadra mobile milanese. Le cosche agivano nella zona dell’Ortomercato in via Lombroso e con il night club creato appositamente “For a King”. Erano coinvolti politici, professionisti, ristoratori, dentisti, vigili urbani, società reali e fittizie. Secondo le indagini, il vertice dell’organizzazione era guidato da Salvatore Morabito. Il broker della cocaina è ritenuto fosse l’albergatore svizzero Pietro Luigi Giucovaz. L’uomo che intratteneva i rapporti tra la Calabria, Milano e il Brasile sarebbe Leone Autelitano.[100]

Il 24 novembre del 2009 Carlo Cosco attira l’ex compagna Lea Garofalo (ormai fuoriuscita da mesi dallo speciale programma di protezione) a Milano in un appartamento in cui si trova Vito Cosco detto “Sergio” e viene uccisa A portar via il cadavere da quell’appartamento saranno poi Carmine Venturino, Rosario Curcio e Massimo Sabatino. Il corpo di Lea viene infatti portato a San Fruttuoso, un quartiere di Monza, dove viene poi dato alle fiamme per tre giorni fino alla completa distruzione (solo dopo la condanna di primo grado, Carmine Venturino inizia a fare dichiarazioni che nel processo d’Appello porteranno a rinvenire più di 2000 frammenti ossei e la collana di Lea Garofalo).[101]

In data 22 dicembre 2011 la DDA di Catanzaro ordina l’ordinanza di applicazioni misure cautelari personali a Francesco Oliverio ritenuto a capo dell’omonimo clan di Belvedere Spinello e più ‘ndrine distaccate nella valle del Neto in provincia di Crotone e nel Milanese, relazionandosi direttamente con il crimine di Cirò . Delitti in materie di armi, esplosivi e munizionamento,in particolare commercio di sostanze stupefacente abusivo esercizio di attività finanziaria, riciclaggio, reimpiego di denaro di provenienza illecita in attività economica, corruzione, favoreggiamento latitanti, corruzione e coercizione elettorale, intestazione fittizia di bene, ricettazione, omicidi.

Il 16 ottobre 2013 viene sciolto il primo comune per mafia in Lombardia: Sedriano.[75][76] Il 5 novembre 2014 il Tar del Lazio discuterà il ricorso contro lo scioglimento presentato da sette consiglieri comunali. L’8 febbraio 2017 viene assolto l’ex sindanco di Sedriano Alfredo Celeste.[72]

Il 16 aprile 2016 si conclude l’operazione Mar Ionio, durata 5 anni, conclusasi con 6 arresti di presunti appartenenti Ruga-Metastasio-Loiero tra Milano e Monasterace. Avevo messo in piedi un traffico di droga con base logistica a Sesto San Giovanni, che importava cocaina dal Brasile e poi veniva venduta in Italia, Germania e Paesi Bassi.[84]

Il 26 gennaio 2017 si conclude l’operazione Provvidenza che porta all’arresto di 33 persone collegate o affiliate ai Piromalli tra cui Antonio Piromalli, figlio di Pino Piromalli detto Facciazza, già in carcere. A Milano avevano messo in piedi in maniera illegale una serie di attività imprenditoriali in diversi settori: Pasquale Guerrisi si occupava dell’edilizia, si occupavano del settore turistico Francesco Cordì e Nicola Rucireta e Francesco Pronestì del settore abbigliamento. Il settore che gestivano in maniera internazionale era invece era quello alimentare ed in particolare la vendita di olio di sansa spacciato per olio di oliva negli Stati Uniti, grazie a Rosario Vizzari, amico di Antonio Piromalli in contatto con la società statunitense Olive oil company, e con le mafie del New Jersey, di Detroit, di Chicago e di Boston. L’olio veniva comprato in GreciaTurchia e Siria, per poi passare dalla Calabria ed arrivare al mercato ortofrutticolo di Milano per poi essere spedito all’estero.[86][87]

Il 24 maggio 2017 si conclude l’operazione Area 51 che porta all’arresto di 21 persone, di cui presunti esponenti di ‘ndrangheta dei Gallace che avevano base logistica ad Arluno, in Provincia di Milano da cui, almeno dal 2013, avrebbero organizzato traffici internazionali di cocaina con alcuni colombiani riforneno in particolare la città stessa di Arluno, Sedriano e Vittuone. Il rapporto tra i Gallace di Guardavalle (CZ) e Arluno sarebbe stato gestito da Raffaele Procopio mentre il gruppo era guidato da Francesco Riitano, cugino di primo grado di Vincenzo Gallace (in carcere). Infine all’aeroporto di Malpensa due tecnici che si stavano apprestanto a studiare le carlinghe degli aerei per poter all’interno nascondere lo stupefacente.[90][91]

Il 6 novembre 2017 viene arrestato a Pioltello il ventiquattrenne Roberto Manno, e figlio di Francesco Manno e nipote di Alessandro Manno appartenenti al locale di Pioltello (in carcere dopo il processo Infinito) che per una estorsione la notte del 10 ottobre ha fatto esplodere un ordigno in via Dante Alighieri 9 nel palazzo dell’estorto.[102][103]

Il 27 gennaio 2018 viene notificata un ordine di custodia cautelare al già arrestato Edoardo Novella, figlio dell’ex boss Carmelo, a seguito delle operazioni Linfa e Kerina 2 che avevano già portato all’arresto di 13 persone per traffico di droga.[104][105] A seguito dell’operazione il 10 marzo 2018 vengono arrestati Francesco Cicino e Vincenzo Montemurro rei di aver tentato un’estorsione nei confronti di Edoardo Novella, il quale sarebbe anche stato aggredito alla Tremont Car di Legnano (Milano).[106]

Il 3 maggio 2018 viene arrestato a Buccinasco Domenico Sergi, nipote di Antonio Papalia detto “u carciutu” e fratello di Rocco Papalia, trovato con 4 chili di hashish e con una pistola semiautomatica.[95]

Il 9 maggio 2018 si conclude l’operazione Ignoto 23, nome nato dall’indagine Infinito del 2010 poiché Fortunato Calabrò fu l’unico a non essere individuato nel summit della Lombardia a Paderno Dugnano. Nella nuova operazione è stato accusato di associazione mafiosa e gli è stato sequestrato oltre 1 milione di euro.[107]

A giugno 2018, durante il processo ‘ndrangheta stragista depone Salvatore Annacondia, criminale di spicco nell’area di Bari e vicino a Cosa Nostra: “A Milano tutti facevano capo alla famiglia De Stefano di Reggio Calabria facente capo a (Domenico) Tegano, non c’era foglia che si muoveva senza il consenso dei Tegano”.[108]

Il 23 ottobre 2018 si conclude un’operazione dei carabinieri di Corsico contro il traffico di droga da Milano e Como con cui vengono arrestate 14 persone. Sarebbe stato messo in piedi uno spaccio di cocaina affidato ai marocchini da 4 fratelli dei BarbaroPapalia: Antonio, Francesco, Giuseppe e Salvatore Barbaro[10].

Il 29 gennaio 2019 si conclude l’operazione Ossessione della Guardia di Finanza che porta all’arresto di 25 persone, tra cui presunti esponenti dei Mancuso in sodalizio con criminali albanesi (Elisabeta Kotja), marocchini e narcos colombiani, venezueli (Clara Ines Garcia Rebolledo) e dominicani per un traffico internazionale di droga tra cui cocaina e hashish albanese e marocchina e con il criminale Giuseppe Campisi insieme ai Mazzaferro per l’hinterland di Milano e Carlo Cuccia e Ivo Menotta come custodi delle armi a Tradate[109].

L’8 novembre 2019 viene arrestato il già pregiudicato crotonese Giuseppe Carvelli legato ai Mancuso e ai Pesce, reo di aver creato con proventi del narcotraffico società fittizie quali la PMG Srl che gestiva il locale in franchising di pizzeria Tourlé a Sesto San Giovanni, la Cologno Food Srl che gestiva la pizzeria Tourlè di Cologno Monzese, la Torino Food Srl e la Milano Food Srl che avrebbe dovuto gestire un locale in Via Ripamonti mai aperto, infine un Hotel della Lincoln Sas a Cinisello Balsamo.

Provincia di Bergamo

L’11 marzo 2019 vengono arrestate 19 persone tra la Calabria e la Lombardia, accusate a vario titolo di danneggiamento, riciclaggico, estorsione e associazione mafiosa. Operavano tra la Provincia di Bergamo e Brescia e sarebbero riconducibili ai De Stefano[122]. Le indagini sono partite da un incendio di un capannone di autotrasporti a Seriate[122].

Provincia di Brescia

Il 20 gennaio 2009 si conclude l’operazione Centauro, durata due anni, che porta all’arresto di 40 persone tra cui Domenico Mammoliti.[123]

Il 15 marzo 2014 si conclude l’operazione Mamerte di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza che indaga sul Locale di Lumezzane, nell’omonimo paese e al suo traffico di droga e riciclaggio. Viene scoperta una riunione, in tal proposito, in una cascina ad Orzinuovi tra esponenti di Lumezzane ed esponenti del locale di Oppido Mamertina in Calabria. Tra gli indagati anche Luca Sirani, riciclatore di denaro per i Facchineri e la Banda della Magliana.[124][125] Dal processo è scaturito il processo Mamerte, ancora in corso, tra gli imputati Giuseppe Piromalli (1963).[126]

L’11 marzo 2019 vengono arrestate 19 persone tra la Calabria e la Lombardia, accusate a vario titolo di danneggiamento, riciclaggico, estorsione e associazione mafiosa. Operavano tra la Provincia di Bergamo e Brescia e sarebbero riconducibili ai De Stefano[122].

Provincia di Como

‘Ndrangheta in Provincia di Como (2017)

La prima presenza mafiosa risale agli anni ’50 quando ndranghetisti di Giffone, in Provincia di Reggio Calabria. Tra il 1965 e il 1975 con il provvedimento del soggiorno obbligato nella provincia di Como arrivano 44 boss.[37] Nascono quindi le prime locali a Como, Socco (frazione di Fino Mornasco), Cermenate e Mariano Comense.

Dagli anni ’70 fino al 1992 il territorio del comasco ed in parte della Brianza ha conosciuto la presenza del boss Franco Coco Trovato di Marcedusa che in quegli mise in piedi una rete di narcotraffico insieme a Giuseppe Flachi di Milano e ad Antonio Papalia di Buccinasco (Provincia di Milano). Con i soldi ricavati dal traffico di droga diventa proprietario di ristoranti e pizzerie,[127] imparentato coi De Stefano di Reggio Calabria. Nello stesso periodo Giuseppe Mazzaferro di Marina di Gioiosa Jonica, dal soggiorno obbligato a Cornaredo (Provincia di Milano) inizia a gestire un clan creando o presenziando in tutta la Lombardia in ben 16 locali di cui 6 in Provincia di Como.[19]

Negli anni ’90 viene messo in piedi un traffico di eroina proveniente dalla Turchia che veniva spacciata tra ComoSaronnoFino Mornasco e Rovellasca dalla famiglia Spinella-Ottinà[128] ad un prezzo minore dei Coco Trovato e che il 5 marzo 1993 porta all’omicidio di Diego Spinella a Turate[129][130]. Sarà poi il pentito Antonio Bruno a svelare che tra i vertici dell’organizzazione c’erano proprio Diego Spinella e Francesco e Rocco Giovanni Ottinà che importavano 100 chili di eroina al mese ad un prezzo tra i 33 milioni e i 27 milioni di lire al chilo[129].

Nel 1994 con l’operazione Notte di San Vito vengono scoperti ben 6 locali in Provincia di Como creati dai Mazzaferro: ComoFino MornascoAppiano GentileCermenateMariano Comense e Senna Comasco.[19][54][55][56][57]

Nel 2004, nel carcere di Como si incontrano Luciano Nocera e Luigi Vona, il primo in due settimane diete la dote di camorrista e poi di santa.[131]

Nel 2010 con l’operazione Infinito e l’omonimo processo vengono svelati e confermati l’esistenza dei locali di Canzo-Asso, CermenateErba e Mariano Comense.[132] A Canzo era capo-locale il santista Luigi Vona e si era recentemente distaccato dal locale di Erba, comandato da Pasquale Giovanni Varca Il 18 novembre 2014 si conclude l’operazione Insubria vengono arrestate 40 persone, presunte affiliate ai locali di Fino MornascoCermenate.[80][81][82]

Il 18 febbraio 2016 si conclude l’operazione Crociata dei carabinieri che porta all’arresto di 28 persone tra cui alcuni presunti affiliati al locale di Mariano Comense. Gli arrestati sono accusati di traffico internazionel di droga, estorsione e rapina. Facevano venire l’hashish dal Marocco, la mariuana dall’Albania e la cocaina dalla Romania.[133]

Il 25 gennaio 2017 vengono arrestate Fortunato Bartone (già in carcere) ritenuto vicino al clan Galati di Cabiate, Marcello Stagno e Rocco Gatto ritenuto affiliato al Locale di Seregno accusate di avre pratico usura a Mariano Comense negli ultimi 3 anni e considerati vicini ai Galati di Cabiate.[134][135]

Il 26 settembre 2017 continua un nuovo ramo dell’operazione infinito: vengono arrestate 24 persone, tra cui elementi originari della ‘ndrangheta di San Luca e facenti parte del Locale di Limbiate e di Mariano Comense accusati di traffico di cocaina ed estorsione nell’area di Cantù;[136] tra questi Giuseppe Morabito di Africo. A Cabiate è stato trovato un deposito di armi.[92][93][137][138] Il 19 aprile 2019 si conclude il primo grado del processo condannando il capo Giuseppe Morabito a 18 anni di carcere e gli altri imputati arrivando ad un totale di 100 anni di carcere. Il Comune di Cantù ha deciso di non costituirsi parte civile durante il processo in quanto secondo loro sarebbero solo atti di bullismo[139].

A luglio 2018 il processo Insubria condanna in appello diversi componenti della locale di Fino Mornasco e Cermenate[140].

Il 6 dicembre 2018 viene arrestato a Temara in Marocco Angelo Filippini, comasco originario di Seminara, vicino ai Spinella-Ottinà del comasco fino agli ’90, latitante da 22 anni e condannato a oltre 11 anni di carcere per traffico di eroina proveniente dalla Turchia[128][130][141].

Il 19 luglio 2019 muore a 85 anni Salvatore Muscatello condannato a 16 anni di carcere che scontava agli arresti domiciliari. Durante la riunione per la decisione del Mastro Generale della Lombardia sostenne la candidatura vincente di Pasquale Zappia[142].

Provincia di Cremona

È ancora in corso il processo Pesci contro esponenti dei Grande Aracri che opererebbero a Mantova e Cremona.[145][146]. A inizio 2018 si conclude l’operazione Stige, in cui vengono arrestati diversi esponenti dei Farao-marincola, di cui 4 a Cremona coinvolti in diverse attività illecite in Calabria, Emilia-Romagna e Germania[147].

Secondo le indagini Francesco Lamanna sarebbe il referente del cremonese dei Grande Aracri[148].

Provincia di Lecco

Nel 1975 viene creato il locale di Calolziocorte con a capo, l’ora pentito, Raffaele Iaconis.[149]

Negli anni ’90 l’operazione Wall Street conferma per la prima volta la presenza della ‘ndrina capeggiata da Franco Coco Trovato tra la provincia di Lecco e di Como nonché l’omonima sentenza condanna all’ergastolo il medesimo.

Nel 1996 nell’operazione Fiori della notte di San Vito 2 finisce implicato il presunto vangelista Bartolomeo Mandaglio del locale di Calolziocorte[150].

Il 2 aprile 2014 si conclude l’operazione Metastasi della Guardia di Finanza con l’arresto di 10 persone, accusate di estorsione, turbativa d’asta e corruzione, tra cui Mario Trovato, fratello di Franco Coco Trovato. L’operazione vengono coinvolti anche il sindaco di Valmadrera, 2 consiglieri comunali di Lecco. Dall’operazione si evincono i legali tra il locale di Lecco e di Calolziocorte.[151]

Il 18 novembre 2014 si conclude l’operazione Insubria vengono arrestate 40 persone, di cui alcune presunte affiliate al locale di Calolziocorte in provincia di Lecco.[80][81][82]. A capo ci sarebbe Antonino Mercuri “Pizzicaferro, Marco Condò invece sarebbe il mastro di giornata e altri membri con dote di santistavangelista e trequartino[150]. A luglio 2018 il processo Insubria condanna in appello diversi componenti della locale di Calolziocorte oltre che di Fino Mornasco e Cermenate[140].

Provincia di Lodi

Nel 2013 con l’operazione Fly Hole si scopre che venivano sversati illecitamente rifiuti provenienti dal Sud Milano in una cava di San Rocco al Porto, 8 le persone arrestate. [153][154]. Da questa operazione sono scaturite le operazioni Parco Sud e Parco Sud II.

Il 19 maggio 2016 viene catturato a Lodi dopo un anno di latitanza Angelo Romeo, affiliato agli Alvaro; è accusato di traffico di droga internazionale[155].

A Gennaio 2017 si conclude l’operazione Big Brothers in cui la Guardia di Finanza di Lodi arresta 22 persone accusate a vario titolo di spaccio di droga nel lodigiano e nel sud Milano[156].

Il 29 novembre 2017 viene arrestato a Lodi Vecchio nell’ambito dell’operazione Stupor Mundi Giuseppe Morabito che dal 2002 spacciava droga proveniente da Paesi Bassi e Belgio e diretta al mercato piemontese e lombardo[157].

Il 5 dicembre 2018 nell’ambito dell’operazione Pollino vengono arrestati due presunti affiliati rei di aver spacciato droga tra Lombardia ed Emilia-Romagna[157].

Provincia di Mantova

La presenza nella provincia è da far risalire agli anni ’80 del secolo scorso: Vi sono gli Oliverio originari della frazione Pompa di Cutro, i Ferrazzo di Mesoraca e degli Arena e dei Nicoscia di Isola Capo Rizzuto[158].

Dagli anni ’90 comincia l’espansione da Reggio Emilia dei Grande Aracri[158].

Dal terzo rapporto trimestrale 2016 dell’Osservatorio sulla criminalità organizzata dell’Università degli Studi di Milano viene menzionata la presenza di esponenti di ‘ndrangheta ad oggi evidenziata dal raddoppiamento rispetto all’anno precedente dei numeri di reati di estersione e incidenti intimidatori.[146] Da segnalare inoltre che è ancora in corso il processo Pesci contro esponenti dei Grande Aracri che operavano a Mantova e Cremona.[145]

Il 27 settembre 2017 un troncone del processo Aemilia condanna Nicolino Grande Aracri insieme ad altre 9 persone per estorsione, detenzione abusiva di armi e associazione mafiosa, reati commessi tra il mantovano e Cremona.[159][160]

Nell’operazione Grimilde conclusasi il 25 giugno 2019 emergerebbe anche l’infiltrazione dei Grande Aracri in storiche aziende del riso come Riso Roncaia di Castelbelforte e Riso Scotti la truffa per l’ottenimento di fondi europei attraverso l’Agenzia per le erogazioni in agricoltura[161].

Provincia di Monza e Brianza  ‘ndrangheta in Provincia di Monza e Brianza (2017), in blu i locali e in giallo le ‘ndrine I locali della provincia accertati sono il locale di Seregno che sarebbe attivo sin dalla fine degli anni ’80 con a capo Cosimo Priolo, secondo l’indagine infinito del 2010,[13] il locale di Desio degli Iamonte-Moscato con a capo Annunziato Moscato e Pio Candeloro attivo si dagli anni ’70 ed il locale di Giussano nato nel 2008 e retto da Antonino Belnome, con dote di Padrino e pentito dal 2010.[163] Quest’ultimo locale in particolare aveva come esponenti: Ulisse Panetta con il ruolo di “contabile” e dote di Santa che dopo l’operazione infinito del 2010 e gli arresti conseguenti diventa capo-società e quindi vice del nuovo capo-locale di Michele Panajia che a sua volta sostituisce Antonino Belnome; ci sono i fratelli Pasquale con dote di Santa, e a cui successivamente viene conferita quella di vangelo.[164][165]. Nel 2012 l’operazione Ulisse colpisce il locale e a marzo 2016 l’omonimo processo commina diverse condanne, tra cui a Rocco Cristello, cugino dell’omonimo boss ucciso nel 2008 e considerato capo-locale, Claudio Formica considerato capo-società; processo che solo un anno prima stava per saltare per un’eccezione di incompetenza territoriale.[164][165] Nel 2010, l’operazione infinito che mette allo scoperto la struttura ndranghetistica denominata Lombardia, in questa provincia disarticola i tre locali di Seregno, Giussano e Desio.[163]

Dopo l’arresto ed il pentimento del capo locale di Giussano Antonino Belnome, il nuovo capo-locale diventa Micheal Panajia, originario di Sant’Ilario dello Jonio per poi essere arrestato e pentirsi 2 anni più tardi, nel 2012.[27][166]

Il locale di Seregno con a capo Rocco Cristello, ucciso il 27 marzo 2008 a Verano Brianza, secondo il pentito Antonino Belnome per contrasti in seno alla ‘ndrina dei GallaceNovella. Il nuovo capo locale di Seregno fu un certo Cosimo Priolo.[163] Dal quel momento il reggente della ‘ndrina dei Cristello, secondo Belnome, sarebbe Valeriano Siragusa, arrestato insieme ad altri 8 elementi della sua organizzazione per traffico di droga tra Seregno, Giussano e Mariano Comense, tra cui anche Domenico ed Emanuele Cristello il 30 novembre 2015.[167][168]

L’ultimo evento giunto alle cronache dopo l’operazione Infinito che colpì tutta la Lombardia, nella provincia di Monza e Brianza è del 30 novembre 2015 quando con l’operazione dei Carabinieri Disco Italia dal nome di una discoteca di Cesano maderno che ha portato all’arresto di 9 persone accusate di dentenzione di armi, traffico di stupefacenti, tentato omicidio e altri reati, presunte affiliate dei Cristello. I 9 operavano anche nella provincia di Milano e Como.[163] La droga veniva venduta a SeregnoGiussano e Mariano Comense, a Seregno un bar e una sala giochi erano usati come logistica.[163]. La corte d’appello di Cassazione di Milano il 20 settembre 2018 annulla le condanne di Emanuele Cristello, Simone Cristello e Matteo Zibra, Valeriano Siragusa e Domenica Cristello[169].

Il 26 gennaio 2016 la DDA di Milano arresta il chirurgo plastico Arturo Sgrò e il carrozziere Ignazio Marrone, accusati di essere membri degli Iamonte-Moscato del locale di Desio retto ora da Giuseppe Pensabene. Il primo visitava e curava membri della ‘ndrangheta mentre il secondo metteva a disposizione la sua officina per gli incontri. Sono accusati entrambi di aver riscosso crediti per i membri detenuti. Marroni fu coinvolto nel processo Infinito del 2010.Marrone in quanto siciliano era autorizzato dal locale a risolvere le questioni anche con famiglie di Cosa Nostra, in particolare i Rinzivillo di Gela; per la Calabria invece era in contatto con i Molluso e i Mancuso[22][83].

Ormai dal 2008 nell’area di Seregno per le famiglie dei Cristello e degli Stagno, intercettando Paolo De Luca affiliato alla ‘ndrina distaccata degli Stagno a Seregno ed in contatto con i Mancuso di Limbadi (VV) si delineano i rapporti tesi, tra cui gli omicidi di Rocco Stagno e Rocco Cristello. In occasione dell’uscita di carcere di Umberto Cristello il 18 febbraio 2016 De Luca insieme ad un sodale prendono in considerazione la venuta di uomini dalla Calabria a sostegno del conflitto con la famiglia rivale. Queste intercettazioni il 26 giugno 2017 portano alla richiesta di una nuova misura cautelare nei suoi confronti.[170]

Il 26 settembre 2017 si conclude un nuovo ramo dell’operazione Infinito: vengono arrestate 24 persone, tra cui presunti affiliati al Locale di Limbiate, un imprenditore ed i il sindaco di Seregno e l’ex vicepresidente della Regione Lombardia di Forza Italia, Mario Mantovani.[92][93]

Il 9 maggio 2018 si conclude l’operazione Ignoto 23 in cui a Fortunato Calabrò (uno di coloro che partecipoà al summit della Lombardia Paderno Dugnano) e Rosario Sarcone (già noto nell’operazione Dedalo e figlio di Salvatore Sarcone ucciso a Rho nel 1989 a causa di una rapina in banca in Calabria non autorizzata dalle ‘ndrine) vengono sequestrati beni dal valore di 1.400.000 euro.[171].

Il 2 agosto 2018 vengono sequestrati a Orlando De Masi affiliato dal 2010 al locale di Giussano beni del valore di 2 milioni di euro tra cui la sua residenza a Motta Visconti, la villa di Santa Caterina dello Ionio e i capannoni di Zelo Surrigone in cui si sono svolti incontri di ‘ndrangheta[172].

Il 9 ottobre 2018 al tribunale penale federale di Bellinzona comincia il processo contro Cosimo Leotta residente a Bienne in Svizzera, e facente parte del locale di Giussano, nonché tramite dei Novella originaria di Guardavalle in Lombardia e Svizzera, sotto il comando di Antonino Belnome. Già nel 2002 avrebbe avviato un piccolo traffico di armi tra Guardavalle e il nord Italia su consiglio del capo di ndrangheta di Monasterace Andrea Ruga. Infine avrebbe anche gestito il Night club “Magic” di Borgaro Torinese per i Aldo Cosimo e Adoldo Crea[173].

Provincia di Pavia
Ad oggi, grazie all’operazione Notte dei fiori di San Vito del 1994, si conosce l’esistenza del Locale di Pavia, la cui esistenza viene nuovamente accertata dall’operazione Infinito del 2010, il capo-locale fino ad allora era Francesco Bertucca. Da questa operazione si scopre anche l’esistenza del Locale di Voghera.

Con l’operazione ed il seguente processo Infinito vengono arrestati e condannati Giuseppe “Pino” Neri capo della massima struttura di vertice di ndrangheta in Lombardia e l’ex direttore sanitario dell’Asl di Pavia Carlo Chiriaco.[174][175]

Il 3 novembre 2016 si conclude l’operazione Lex dei carabinieri che porta all’arresto di 49 persone, di cui 9 a Voghera, presunte affiliate dei Chindamo-Ferrentino e dei Lamari, entrambe insediate a Voghera con contatti con la cosca madre di Laureana di Borrello, ed accusati di traffico di armi e droga. Il capo sarebbe stato Marco Ferrentino che diramava gli ordini del fratello Alessandro in carcere nipoti del più noto Giosuè Chindamo.[176].

il 24 marzo 2017 si conclude l’operazione Gomorra 2, durata 3 anni che porta all’arresto di 19 persone che avevano un’organizzazione di spaccio di cocaina e anfetamine a Vigevano. Si rifornivano dello stupefacente dalla ‘ndrangheta di Milano.[177]

Provincia di Sondrio[modifica 

Località

‘ndrine

Attività illecite

Sondrio

PesceBellocco

Traffico di droga

Provincia di Varese

«Emanuele si comanda Lonate, Mario comanda Sant’Agostino e Cidonio comanda Ferno»

(Intercettazione di Antonia Versaci, Krimisa 2019[178])

Anni ’50/60/70 – Le origini

Il primo capobastone di rilievo ad arrivare in Lombardia è Giacomo Zagari di San Ferdinando nel 1954, della piana di Gioia Tauro. Vive per un periodo a Malnate e poi si trasferisce a Buguggiate.[36]. Negli anni ’70 arriva in soggiorno obbligato a Busto Arsizio il boss originario del cirotano Mario Trifini soprannominato Gheddafi per l’incredibile somiglianza con il dittatore libico, in poco tempo la sua fama arriva ovunque prendendo il sopravvento su tutti “palermitani compresi”. Inizia a battezzare picciotti tra Cirò e Busto Arsizio, tra cui: Salvatore Morrone,Vincenzo Rispoli, Mario Filippelli, Alfonso Murano, Pasquale Ventura, Anselmo Ventura, Franco e Raffaele Trifino. Si racconta che lo stesso Trifini durante uno scontro a fuoco con le forze dell’ordine rimase ferito ad un braccio si ricucì la ferita da solo. Il Mammasantissima Nik Aloe disse dilui:”Uno come Mario è meglio averlo dalla propria parte”.[

Anni ’80 e ’90
A metà degli anni ’80 Trifini incontra in un Hotel di Legnano Bettino Craxi per mezzo di un noto attore cinematografico a lui vicino di cui non si conosce il nome.[senza fonte] Fu arrestato insieme a Pasquale Ventura per sequestro omicidio e occultamento di cadavere del dentista Giorgio Molinari di cui successivamente venne assolto.Qualche anno più tardi fu prosciolto dall’accusa di tentato omicidio per aver accoltellato davanti all’ingresso del Bowling di Busto Arsizio un pluripregiudicato gelese. Nello stesso locale diversi anni più tardi un’altra vicenda analoga dove insieme a Mario Filippelli pestarono a sangue dei malavitosi catanesi per dei soldi non restituiti ad un loro conterraneo per la vendita di un’auto.

Nel 1997 viene affiliato al locale di Lonate il siciliano Emanuele De Castro[179].

Anni 2000 – Bad Boys – La faida di Lonate Pozzolo e la reggenza Rispoli

All’inizio degli anni 2000 avvengono una serie di omicidi riconducibili alla gestione del comando della Locale di Legnano-Lonate Pozzuolo, in particolare l’omicidio di Domenico Scafidi residente a Busto Arsizio e ucciso a Dairago nel dicembre 2004[180], l’omicidio di Alfonso (Ucciso a Lonate Pozzolo nel 2006)[181] e Cataldo Murano, di Giuseppe Russo, di Antonino Grasta (ucciso nel 2000), di Aloisio Cataldo ucciso a San Giorgio su Legnano ma residente a Reggio Emilia e genero di Giuseppe Farao[182]

Nel 2009 si conclude l’operazione Bad Boys che porta all’arresto di 39 persone riconducibili al locate di Lonate-Legnano a cavallo tra la provincia di Varese e Milano tra cui anche malavitosi di livello inferiore come Nicodemo Filippelli e Luigi Mancuso[183].

L’operazione Infinito del 2010

Secondo i risultati delle indagini conseguenti all’operazione Infinito dal 2010, dagli anni ’90 esisterebbe il locale di Lonate-Legnano a cavallo tra la provincia di Varese e Milano con a capo Vincenzo Rispoli e riconducibile alla criminalità crotonese di Cirò ed alle ‘ndrine dei: Farao-Marincola[13][30][31].

Oggi – Le operazioni Atlantic, Ossessione e Krimisa

Il 15 ottobre 2018 si conclude l’operazione Atlantic che porta all’arresto di 15 persone accusate a vario titolo di spaccio di sostanze stupefacenti (cocaina, marijuana e hashish), i cui proventi sarebbero stati reinvestiti nel bar Atlantic e nel bar Rafael del parco comunale di Lonate Pozzolo ed in un’area di parcheggio a Ferno, nei pressi di Malpensa[184].

Il 29 gennaio 2019 si conclude l’operazione Ossessione della Guardia di Finanza che porta all’arresto di 25 persone, tra cui presunti esponenti dei Mancuso in sodalizio con criminali albanesi (Elisabeta Kotja), marocchini e narcos colombiani, venezueli (Clara Ines Garcia Rebolledo) e dominicani per un traffico internazionale di droga tra cui cocaina e hashish albanese e marocchina e con il criminale Giuseppe Campisi insieme ai Mazzaferro per l’hinterland di Milano e Carlo Cuccia e Ivo Menotta come custodi delle armi a Tradate[109].

Il 4 luglio 2019 si conclude l’operazione Krimisa, partita da una denuncia di un imprenditore, un unicum, con 34 ordinanze di custodia cautelare tra cui nei confronti di presunti esponenti della Locale di Legnano- Lonate Pozzolo e a diverso titolo accusate di associazione mafiosa, danneggiamento, estorsione, minacce, detenzione e porto abusivo di armi, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, un’inchiesta legata in particolar modo alla gestione economica di alcuni parcheggi vicino all’aeroporto di Malpensa (Malpensa Car Parking, Parking Volo Malpensa, e il sequestro di oltre la metà delle quote della società Star Parkings) e possibili legami con l’ex sindaco di Lonate Pozzolo Danilo Rivolta a cui avrebbero fornito un pacchetto di voti in cambio di un assessorato per la nipote del defunto Alfonso Murano (28 febbraio 2006 a Ferno) affiliato al locale. Tra gli indagati il consigliere comunale di Fratelli D’Italia di Ferno Enzo Misiano, il coordinatore regionale dei Cristiano-popolari Peppino Falvo ed un perito della Procura di Busto Arsizio[178][185][186]. Ad ottobre diventa collaboratore di giustizia il siciliano Emanuele De Castro, il quale avrebbe avuto il ruolo di caposocietà[179]. WIKIPEDIA

Note

  1. ^ la superprocura: “Milano capitale della ‘Ndrangheta”, Corriere.it
  2. ^ Forgione, 2008, p. 238.
  3. ^ Forgione, 2008, pp. 236-237.
  4. ^ Forgione, 2008, p. 241.
  5. ^ Fratelli di sangue di Nicola Gratteri
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  11. ^ Salta a:a b c Ciconte, pp. 107-108.
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  13. ^ Salta a:a b c d e f g h i j k l m n  Ndrangheta, Boccassini: Più di 500 affiliati in Lombardia, in . URL consultato il 13 luglio 2010 (archiviato dall’url originale il 15 luglio 2010).
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  16. ^ Salta a:a b c d e Operazione Insubria: i nomi dei 38 arrestati, 18 sono lecchesi, in , 18 novembre 2014. URL consultato il 19 novembre 2014.
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  89. ^ [Esplora il significato del termine: In manette il boss della coca Rocco Barbaro: la fuga inutile sui tetti e il caffè offerto al colonnello] In manette il boss della coca Rocco Barbaro: la fuga inutile sui tetti e il caffè offerto al colonnello, 9 maggio 2017. URL consultato il 9 maggio 2017.
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a cura di Claudio Ramaccini  Direttore Centro Studi Sociali contro la mafia – Progetto San Francesco