Audio deposizioni ai processi
Salvatore Profeta, era un boss amato e venerato. Durante la processione, pure la Madonna veniva fatta fermare davanti alla sua casa per un inchino ossequioso. Profeta era un capomafia vecchio stile, per metodi, riti e affiliazione dei picciotti con la “punciuta”.Capo della famiglia di Santa Maria di Gesù, è indicato da alcuni collaboratori di giustizia come “uomo d’onore” del clan sin dai tempi del suo storico capo Stefano Bontate assassinato a colpi di lupara e kalashnikov nel 1981 mentre era fermo ad un semaforo di via Aloi a Palermo. Il boss della Guadagna, avrebbe retto l’organizzazione con metodi tradizionali di affiliazione che si pensava appartenessero ormai al passato.Boss ‘punciuti’ (punti con un ago ndr) e picciotti reclutati e fatti entrare nell’organizzazione con riti antichi e accantonati. Insomma un padrino vecchio stampo.
Stando alle parole del procuratore aggiunto di Palermo, Leonardo Agueci. “Profeta non solo era il boss riconosciuto ma si atteggiava anche come tale”. Aveva scelto come “ufficio” un bar nella piazza principale della borgata e qui, ogni giorno, arrivava, faceva incontri, riceveva persone, dispensava aiuti e favori per rafforzare il suo controllo del territorio.
In manette questa notte sono finiti, oltre al boss della Guadagna, rimesso in libertà nel 2011 dopo essere stato scagionato dall’ergastolo per la strage Borsellino, il figlio Antonino e il nipote Rosario. Oltre ai familiari, i provvedimenti cautelari sono stati eseguiti anche nei confronti di Francesco Pedalino, Giuseppe Galati e Antonino Palumbo, impegnati, per conto della famiglia, nel controllo della zona di via Oreto. Agli arrestati vengono contestati i reati di associazione mafiosa, estorsione e rapina.12.11.2015 FANPAGE
Morto il boss Salvatore Profeta, un pezzo di storia di Cosa Nostra
Morto il boss Salvatore Profeta, per lui alla Guadagna si fermava perfino la MadonnaSi trovava nel carcere di massima sicurezza a Tolmezzo, in provincia di Udine. Doveva finire di scontare una pena di 8 anni e due mesi. Da circa 10 giorni era ricoverato in ospedale. Quando fu arrestato nel 2015 la folla scese in strada per rendergli Poco dopo le 23 di ieri notte, a causa di un infarto improvviso, è morto all’ospedale di Tolmezzo in provincia di Udine il capomafia Salvatore Profeta, 73 anni. Il padrino della Guadagna da una decina di giorni si trovava ricoverato – sotto stretta sorveglianaza – per alcuni problemi di salute non ancora ben precisati. Profeta dal novembre 2016 si trovava nel carcere di massima di sicurezza di Tolmezzo dopo che alcuni collaboratori di giustizia lo avevano indicato come “uomo d’onore” del clan e a capo di un’organizzazione malavitosa che comandava parte del territorio palermitano direttamente dal bar posizionato al centro del “suo” territorio. Il capomafia avrebbe dovuto finire di scontare una pena complessiva di 8 anni e 2 mesi.
Il Profeta della GuadagnaGli sono bastati sei mesi dalla scarcerazione per riprendere in mano le redini della cosca e ricostituire una squadra possente, pronta a tutto per denaro e potere. L’impero di Salvatore Profeta, rimesso in piedi nel 2011 dopo la revisione della sentenza che lo condannava all’ergastolo per la strage di via D’Amelio, è caduto nuovamente all’alba del novembre del 2015, quando gli uomini della squadra Mobile hanno arrestato il boss della famiglia mafiosa di Santa Maria di Gesù e gli altri esponenti di spicco, tra i quali Rosario e Antonino Profeta, rispettivamente nipote e figlio del “padrino” della Guadagna. Erano loro, secondo quanto ricostruito dagli investigatori a gestire le attività della cosca, tra estorsioni, droga e attività intestate a prestanomi per fornire liquidità ai business malavitosi. “Ciò che abbiamo registrato – spiegò l’allora questore di Palermo Guido Longo – è stata la fibrillazione nel mandamento dopo il ritorno in auge di Profeta. Scene e dinamiche che ci hanno fatto piombare tra la mafia di 20 anni fa”. Nella notte infatti – fra baci e pianti – il quartiere intero scese in piazza per salutarlo e onorarlo, rendendo difficili le operazioni della polizia. Salvatore Profeta era un boss amato e venerato. Durante la processione, pure la Madonna veniva fatta fermare davanti alla sua casa per un inchino ossequioso. Profeta era un capomafia vecchio stile, per metodi, riti e affiliazione dei picciotti con la “punciuta”. A lui si rivolgevano i palermitani della periferia per recuperare le refurtive depredate, per le richieste di clemenza, per gli sconti al pizzo, per le inaugurazioni delle attività, o per chiedere prestiti di denaro. “Non solo era un boss riconosciuto, ma si atteggiava anche come tale”, aveva dichiarato il procuratore aggiunto di Palermo, Leonardo Agueci, al momento del suo secondo arresto, dopo che nel 2011 fu scagionato dall’ergastolo e dal 41 bis in cui si trovava per la strage Borsellino a causa delle false accuse del finto pentito Vincenzo Scarantino. PALERMO TODAY 19.9.2018
COLPITA “COSA NOSTRA”, ARRESTATO SALVATORE PROFETA STORICO BOSS DELLA GUADAGNA DI ANDREA LI CAUSI
Nuovoduro colpo per Cosa Nostra, un’operazione antimafia eseguita dalla Polizia ha portato a circa dieci arresti nei confronti di affiliati alla famiglia mafiosa del quartiere Guadagna, a Palermo. E’ stato arrestato inoltre Salvatore Profeta, 66 anni, e storico boss della Guadagna che era impegnato a riorganizzare Cosa Nostra a Palermo. Con questo arresto gli inquirenti ritengono di aver estirpato il nuovo vertice e il relativo corso che stava prendendo. Salvatore Profeta e capomafia ed indicato da collaboratori di giustizia come un “uomo d’onore” sin dai tempi di Stefano Bontade. L’uomo ha subito condanne per mafia, droga ed estorsione e fu arrestato anche per la Strage di Via D’Amelio poiché accusato dal falso pentito Vincenzo Scarantino ma scagionato dal collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza. Secondo gli inquirenti l’uomo, dopo essere stato rimesso in libertà ha ripreso la sua attività di capo mandamento. Profeta era un boss in espansione ed era riconosciuto anche da altri capi mafia di spicco per il suo legame con i riti di affiliazione arcaici e ha dimostrato anche di essere in grado deviare processione, un atto che per un boss ha un valore elevato. Quando è stato arrestato questa notte, sono scese in strada tante persone lungo le strade del quartiere Guadagna per salutarlo. Questo “omaggio” che ha reso al boss parte della cittadina lì presente non ha facilitato i movimenti della polizia nel corso delle operazioni di arresto. In merito al boss Profeta e ai rituali di affiliazione, dalla Polizia riferiscono: “ancora oggi ha dimostrato di essere legata a rituali di affiliazione arcaici. Assicurati alla giustizia i principali esponenti dello storico mandamento di Palermo”. Ma Salvatore Profeta non è stato l’unico arrestato, poiché la polizia ha smantellato il clan di Santa Maria di Gesù. L’operazione è stata chiamata “Stirpe” perché ha visto tra gli arrestati parenti del boss come il figlio e il nipote, Rosario e Antonino Profeta. E’ stato arrestato anche Francesco Pedalino, Giuseppe Galati e Antonino Palumbo che gestivano per conto della famiglia la zona di via Oreto. Gli arrestati sono diversi, che negli anni si sono sottoposti anche ai rituali di affiliazione del bacio in fronte e della “punciuta” di fronte al boss. Gli arrestati sono accusati di associazione mafiosa, estorsione e rapina. OSSERVATORE ITALIA
12.11.2015 Scarcerato per la strage Borsellino, torna in cella Salvatore Profeta nuovo capomafia. E la folla difende il boss
Era stato scagionato dall’ergastolo per la strage Borsellino, Salvatore Profeta era tornato in libertà nel 2011. Nel suo quartiere, la Guadagna, l’avevano accolto con una grande festa. E il giorno dopo, c’era già una processione di persone davanti a casa sua. Non solo per riabbracciarlo. Salvatore Profeta è tornato presto ad essere uno dei capimafia più temuti di Palermo, la squadra mobile diretta da Rodolfo Ruperti l’ha arrestato nuovamente questa notte con l’accusa di essere stato il regista di estorsioni e altri affari criminali nel mandamento mafioso di Santa Maria di Gesù. Con Profeta sono finite in manette altre cinque persone, fra cui il figlio Antonino e il nipote Rosario. Le intercettazioni dicono che il clan Profeta era un punto di riferimento per Cosa nostra palermitana. E Salvatore Profeta un boss vecchio stampo, qualche tempo dopo la sua scarcerazione persino la processione della Madonna aveva fatto una deviazione per un ossequio rispettoso fino a casa sua, in quel vicolo Bonafede alla Guadagna che era da sempre il quartier generale del clan.
Oltre al capo cosca Salvatore Profeta, la polizia ha arrestato i vertici della famiglia mafiosa di Santa Maria di Gesù. In cella anche alcuni familiari del boss, che, non appena questi, scagionato dall’accusa di avere avuto un ruolo nella strage di via D’Amelio, è tornato in libertà, si sono messi a sua disposizione nella gestione degli affari del clan. Il provvedimento cautelare è stato eseguito anche nei confronti di Rosario e Antonino Profeta, nipote e figlio del capomafia. In carcere anche Francesco Pedalino, Giuseppe Galati e Antonino Palumbo, impegnati, per conto della “famiglia”, nel controllo della zona di via Oreto.
Negli ultimi tempi, le indagini della procura diretta da Francesco Lo Voi erano diventate frenetiche attorno a Santa Maria di Gesù. Un mese fa, alla Guadagna, è stato ucciso un giovane di 25 anni, ed è ancora un mistero il movente. Mirco Sciacchitano aveva piccoli precedenti penali ma è stato freddato come un boss, da un commando di sicari che ha sparato all’impazzata, un sabato sera, fra i residenti che tornavano a casa.
Un segnale inquietante per Palermo. Una prova di forza dei clan che operano nella parte orientale della città, sotto la reggenza del mandamento di Santa Maria di Gesù, un pezzo di storia criminale di Cosa nostra. Negli anni Settanta, era Santa Maria di Gesù la “testa dell’acqua” di Cosa nostra; il boss più influente di questa zona si chiamava Stefano Bontate, detto il “principe di Villagrazia”. Poi, arrivarono i corleonesi di Riina e Provenzano, e sterminarono i palermitani di Santa Maria. Il clan fu commissariato, ridotto a un piccolo feudo di altre famiglie. Adesso, la storia sembra cambiata. Santa Maria di Gesù, dice chi indaga, potrebbe essere nuovamente la “testa dell’acqua” di Cosa nostra, come la chiamano i mafiosi nelle intercettazioni. Dice il questore di Palermo, Guido Longo: “La mafia palermitana continua ad avere una grande capacità di riorganizzarsi, nonostante arresti e processi a raffica. E si riorganizza secondo vecchi modelli, soprattutto quando a guidare i clan sono personaggi della vecchia guardia appena scarcerati”. Le indagini, coordinate dal procuratore aggiunto Leonardo Agueci e dai sostituti Sergio Demontis, Francesca Mazzocco e Caterina Malagoli proseguono: il commando di sicari che ha ucciso Mirco Sciacchitano resta ancora in libertà.
I COMMENTI
“Salvatore Profeta era il Padrino della Guadagna di Palermo. Veniva circondato dai questuanti proprio come accade nel film di Coppola con don Vito Corleone” commenta Leonardo Agueci, procuratore aggiunto che ha coordinato l’inchiesta dell’operazione ‘Stirpe’ che all’alba di oggi ha smantellato la cosca di Santa Maria di Gesù. “Abbiamo scoperto che, nonostante tutti i discorsi che facciamo sulla mafia in evoluzione, esiste ancora in alcune zone di Palermo la mafia tradizionale, con il ‘Padrino’ che governa il territorio di sua competenza, un rapporto di gestione del potere nel territorio”, dice.
“Da alcune immagini registrate durante le indagini – spiega – è emerso proprio che Profeta, come don Vito Corleone, riceveva i postulanti, e li riceveva nel centro della piazza Guadgana. Dopo la scarcerazione ha ripreso il controllo della zona, facendo il padrino , gestendo l’estrsione e il traffico di droga. Esiste ancora la mafia tradizionale e l’inchiesta di oggi è la conferma. Ci sono zone particolari dove la presenza della mafia è particolarmente forte e compenetrata”.
IL QUARTIERE
Decine di persone sono scese in strada, questa notte, nel quartiere Guadagna di Palermo per salutare e rendere omaggio al boss Salvatore Profeta, circondato dalla polizia che lo stava arrestando. Una “processione” che ha ostacolato movimenti degli agenti della Mobile, come ha sottolineato il capo Rodolfo Ruperti. Profeta, accusato, ma poi scagionato, della strage di via d’Amelio, era stato scarcerato nel 2011.