20 ottobre 1994 Prime indiscrezioni sulle dichiarazioni di Scarantino al pm ILDA BOCCASSINI. “Mi sono macchiato di crimini orrendi e di orrendi omicidi…”. Al magistrato Scarantino dice di essere stato un “uomo d’onore riservato”, presenti suo cognato Salvatore Profeta, Pietro Aglieri e Carlo Greco. “Al termine della cerimonia abbiamo mangiato e poi ci siamo baciati tutti, ed io diventai uomo d’onore riservato per non essere a occhio della polizia e degli altri uomini d’onore, tranne quelli della mia famiglia”. Invitato a parlare delle sue vittime, il “pentito” cita Benedetto Bonanno, 22 anni, ucciso con colpi di pistola il 24 marzo del 1988, del cui cadavere si disfece dandolo alle fiamme e poi i fratelli Santo e Luigi Lucera, di 54 e 44 anni: dice di averli sgozzati in una casa di campagna, a Santa Maria di Gesù. Ma anche i magistrati si accorgono che alcune “rivelazioni” di Scarantino sono in rotta di collisione con quelle di altri due “pentiti” di rango, Salvatore Cancemi e Gioacchino La Barbera, i quali hanno per altro ammesso le loro responsabilità per la strage di Capaci. Scarantino, ad esempio, sostiene, come testimone oculare, che la strage di via D’ Amelio venne decisa da Totò Riina nel corso di una riunione, tenuta nella villa di Giuseppe Calascibetta, alla quale intervennero anche La Barbera e Cancemi, i quali negano con decisione.