Il giudizio di Contrada su tutta la macchina investigativa del tempo è netto: “C’era una impreparazione generale, e ci metto anche il Sisde dove, tranne me e qualche vecchio sottoufficiale che stava per andare in pensione, c’era lo zero assoluto”. L’ex 007 ritorna, infine, su uno dei tre incontri avuti con l’allora procuratore di Caltanissetta Giovanni Tinebra, che guidava ufficialmente le indagini sulle stragi Falcone e Borsellino: “Uscendo da un incontro mi chiesi come avrebbe fatto a condurre una inchiesta su atti di quel genere”.
L’INCONTRO TRA CONTRADA E TINEBRA
Il giorno successivo alla strage di via D’Amelio del 19 luglio 1992, in cui persero la vita il magistrato Paolo Borsellino e i cinque agenti di scorta, l’allora capo della procura di Caltanissetta, Giovanni Tinebra, chiese a Bruno Contrada, che in quel periodo ricopriva il ruolo di dirigente dei servizi segreti, di “dare una mano” nello svolgimento delle indagini. A riferire la circostanza è lo stesso Contrada, ascoltato dalla commissione Antimafia dell’Ars presieduta da Claudio Fava. Contrada racconta: “Tinebra mi disse: ‘lei è disposto a darci una mano in questa indagine?’. Risposi di essere a disposizione ma che non avrei potuto svolgere indagini perché in quel momento non ero più un funzionario di polizia giudiziaria ma ero già solo nei servizi. Avevo paura che un mio intervento avrebbe potuto intralciare le indagini di polizia giudiziaria”. L’incontro tra Contrada e Tinebra, secondo il racconto dell’ex funzionario del Sisde, avvenne la sera del 20 luglio 1992.
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