(Dall’inviata Elvira Terranova) – Ribadisce con forza, fino quasi a gridarlo tra le lacrime, di non avere mai indottrinato l’ex pentito Vincenzo Scarantino prima degli interrogatori. Di non avere “mai dato” all’ex picciotto della Guadagna “dei suggerimenti” o “di avere scritto appunti sui verbali”. E di “non avere mai indagato sulla strage di Via D’Amelio”. Anche se non esclude, tra qualche ‘non ricordo’, che alcuni appunti sui verbali potrebbero essere suoi. Una deposizione fiume, a tratti drammatica, in cui non sono mancati momenti di tensione tra accusa e difesa, al processo sul depistaggio sulle indagini sulla strage di via D’Amelio in cui morirono il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta. Sul banco degli imputati c’è Fabrizio Mattei, uno dei tre poliziotti accusati di calunnia aggravata in concorso perché secondo i pm avrebbero ‘imbeccato’ il falso pentito Scarantino a rendere false dichiarazioni con minacce e pressioni psicologiche fino a costringerlo ad accusare falsamente delle persone, poi condannate.
Il Procuratore aggiunto Gabriele Paci e il pm Stefano Luciani, nel corso dell’udienza, gli fanno vedere, in video, alcuni atti su cui ci sarebbero i suoi appunti. “I biglietti sono miei – dice – ma i verbali con le sue dichiarazioni, non li ho mai scarabocchiati, nemmeno con un punto interrogativo”. Mattei ribadisce più volte con forza: “Io non ho mai dato alcun suggerimento a Vincenzo Scarantino, gli dissi solo di scrivere su un foglietto le domande che voleva fare all’avvocato così poi se le ricordasse. Ma non gli dissi nulla”. E aggiunge: “Io non ricordo di aver fatto appunti a margine dei verbali”. Ma il pm insiste: “La scrittura sul segnalibro non è la stessa di quella delle note a margine?”. E lui: “Potrebbe essere la stessa scrittura ma io non ricordo di aver mai scritto note a margine”. Poi, all’improvviso, scoppia in lacrime: “Tutti i giorni mi sveglio ripensando a quei giorni, e mi chiedo se avessi potuto fare altro per evitarlo ma penso sempre che avrei rifatto la stessa cosa”, rispondendo al suo legale Giuseppe Seminara. “Scarantino aveva solo noi, non aveva nessuno a cui rivolgersi”.
Tempo fa, nel corso di un’udienza, vennero mostrati anche i verbali con delle note a fianco. Secondo la procura di Caltanissetta sarebbero state le prove ‘dell’indottrinamento’ di Vincenzo Scarantino fatto dai poliziotti del pool guidato da Arnaldo La Barbera. Note – è la tesi della accusa – scritte dall’ispettore Fabrizio Mattei. Appunti vergati a mano sui fogli dei verbali istruttori che sarebbero serviti a preparare il pentito della strage di via D’Amelio – così era considerato – alla sua prima apparizione in aula nel processo Borsellino nel maggio del 1995. “E’ lei che consiglia di scrivere a Scarantino?”, chiede il pm Stefano Luciani al poliziotto. E Mattei risponde: “No, io gli ho detto ‘queste domande non le puoi rivolgere a me, devi chiedere al tuo avvocato. Tutte le domande che hai scrivile, così le dai al tuo avvocato, quando viene’. Per scrivere una riga ci impiegava anche cinque minuti, ma era capace di leggere e scrivere”.
Le contestazioni del pm Stefano Luciani all’ispettore oggi in pensione
Ma il pm Stefano Luciani gli fa una contestazione, citando il suo interrogatorio al processo Borsellino: “Lei aveva detto ‘Scarantino in previsione di un’udienza mi disse ‘cosa posso dire e cosa non posso dire’, e se poteva parlare con il Presidente e con l’avvocsato. Ma io non mi sono azzardato di dare consigli. ‘Dimmele e te lo segno’, gli disse”. E Mattei controreplica: “Io non ho suggerito niente. Ma il pm Stefano Luciani insiste: “E’ vero quello che ha detto al processo Borsellino quater o quello che ha detto oggi? C’è una discrasia oggettiva”. Mattei, però, insiste, e ribadisce di “non avere mai dato suggerimenti a Scarantino”. I verbali con le note e con alcuni post-it erano venuti alla luce nel corso del secondo processo per la strage e adesso, secondo l’accusa, sono uno dei punti fondanti del processo. Scarantino, durante una udienza, aveva ammesso di essere stato più volte “indottrinato dai poliziotti del pool Falcone-Borsellino”. “Loro mi mettevano le parole in bocca e io ripetevo come un pappagallo – aveva detto in aula Scarantino- Ma erano tutti consapevoli che non sapevo niente”. Ma oggi l’ispettore Fabrizio Mattei ribadisce con forza, anche emozionandosi, di non “avere mai dato alcun suggerimento” all’ex pentito Vincenzo Scarantino.
Mattei, nel corso dell’interrogatorio, ci tiene anche a ribadire di non avere mai indagato sulla strage di via D’Amelio. “Io non mi sono mai occupato della strage di via d’Amelio – aggiunge il poliziotto, difeso dall’avvocato Giuseppe Seminara – i colleghi che si sono occupati delle indagini sono quelli segnati sui documenti. Non ho mai conosciuto i collaboratori, che non sanno neppure chi sono, non sanno il mio nome, non sono mai andato a Caltanissetta dai magistrati, per loro sono sempre stato un nome insignificante, sconosciuto”.
‘Ho solo verbalizzato per aiutare i pm come capitava spesso’
Ma quando il pm Gabriele Paci gli ricorda che ha trascorso un periodo a San Bartolomeo al Mare, in provincia di Imperia, per seguire l’ex pentito Vincenzo Scarantino, dopo la collaborazione dell’ex mafioso, che aveva parlato della strage di via D’Amelio, Mattei replica: “Io ho solo verbalizzato tanti verbali, per aiutare i pm, capitava spesso che chiamavano perché volevano aiuto, non vedo cosa ci sia di particolare, ci sono anche altri verbali, al di fuori di questa vicenda. Ma nella presenza non avevo nessuna utilità funzionale alle indagini in corso”. Mattei, con altri poliziotti, si occupava dei “compiti di scorta alla famiglia di Vincenzo Scarantino, alla moglie e i bambini di Scarantino”. E ricorda di averlo scortato spesso “a Genova” per gli interrogatori. Mattei ribadisce ancora di non avere “mai avuto interlocuzioni” con l’ex pentito Vincenzo Scarantino. “Noi ci limitavamo ad andarlo a prendere e ad accompagnarlo a Genova per gli interrogatori, ad esempio”, dice il poliziotto.
Respinge anche l’accusa di avere mai interrotto la registrazione di intercettazioni di Scarantino, quando doveva parlare con i magistrati, come detto in aula da un ispettore di Polizia e come ritengono i magistrati. “In quaranta anni di servizio nessuno mi ha mai chiesto di staccare volontariamente delle registrazioni di intercettazioni o degli interruttori. Non ricordo che ci siano mai stati episodi del genere”, dice smentendo così il collega Giampiero Valenti, che a sorpresa, in una udienza, aveva detto ai magistrati che durante il periodo in cui veniva intercettato l’ex pentito Vincenzo Scarantino, gli fu detto “dai superiori” di interrompere le intercettazioni, quando Scarantino doveva parlare con i magistrati. “Mai, mai nessuno mi ha fatto richieste del genere – spiega Mattei – l’ispettore Valenti può anche dirlo, ma quello che ha descritto Valenti è semplicemente un cambio di traslatori”. In aula, l’ispettore Valenti, scoppiando in lacrime, aveva detto: “Io con questa storia non c’entro proprio nulla”. “Ero stato solo mandato a Imperia, una o due volte non ricorda, per scortare Scarantino”.
E aggiunse: “Mi ordinarono di interrompere la registrazione di Scarantino perché il collaboratore doveva parlare con i magistrati”. “Come potevamo sapere che lui stava telefonando? – replica oggi il poliziotto Fabrizio Mattei, accusato di calunnia aggravata in concorso -Lui non ha mai detto una cosa del genere”. All’inizio del 1995, Scarantino era sotto continua intercettazione. Le telefonate sono state scoperte in un archivio del palazzo di giustizia di Caltanissetta. ”Fu il collega Di Ganci, mio superiore, a dirmi che dovevamo staccare l’apparecchio. Quando poi smise di parlare coi magistrati, mi disse di riavviare”, disse in aula l’ispettore Valenti. Proprio due giorni fa il gip di Messina ha archiviato l’inchiesta a carico dei due ex sostituti della procura di Caltanissetta, Anna Maria Palma e Carmelo Petralia, accusati di calunnia aggravata.
‘Mai indagato su via D’Amelio’
Fabrizio Mattei sottolinea anche di non avere “mai discusso con Vincenzo Scarantino della sua collaborazione sulla strage di via D’Amelio”. “Ero totalmente all’oscuro di qualsiasi cosa, non ci ho mai parlato. E non ricordo neppure se Scarantino voleva entrare in argomento. Lui non mi conosceva, per cui non aveva nessun motivo per parlarmi, non mi aveva mai visto, non sapeva chi ero. Insomma, io non mi ero mai interessato a queste cose”. E il pm Luciani, controbattendo alle risposte del poliziotto, ha detto: “Mi faccia capire, lei ha partecipato 5 interrogatori consecutivi con Vincenzo Scarantino, come fa a non sapere?”. Immediata la replica di Mattei: “Io scrivevo ma l’attenzione che prestavo era alla scrittura e non al contenuto”, ha detto Mattei. E il pm Luciano: “Ne prendo atto, ho sempre saputo che per scrivere bisogna comprendere …”. Mattei controreplica: “Si può scrivere una tesi di ingegneria senza capirne niente…”. La prossima udienza si terrà venerdì, 12 febbraio, sempre all’aula bunker di Caltanissetta, per sentire l’ex dirigente della Polizia scientifica di Palermo Margherita Pluchino sulla 126 usata per l’esplosione in via D’Amelio.
ADNKRONOS 5 febbraio 2021