GIOVANNI PAPARCURI e quel giorno in ospedale…

 

 

 

GIOVANNI PAPARCURI – Collaboratore tecnico di Borsellino e Falcone all’Ufficio Istruzione del Tribunale di Palermo

“Pur lavorando all’Ufficio Istruzione non ebbi mai l’occasione di scortare il dottore Borsellino. Lo conobbi proprio oggi di 37 anni fa, purtroppo fu un incontro un po’ doloroso, perché mi trovavo disteso su una lettiga ed ero in attesa di entrare in sala operatoria della Neurochirurgia. 
Mi ricordo che ero completamente nudo e un lenzuolo di carta mi copriva dalla vita in giù, un secondo prima di entrare, appunto, in sala operatoria, sentii, anzi percepii una voce che pregava l’infermiere di aspettare un attimo.
Quella voce era del dr. Borsellino, cominciò a parlare, ma vi giuro che non sentivo nulla, vedevo solo delle labbra che si muovevano, comunque il giudice per farmi coraggio batté la sua mano sul mio petto, non l’avesse mai fatto, perché ebbi la sensazione che mille spilli mi trafiggevano il torace, tanto fu il dolore che non riuscii a trattenere un grido.”

 

“Vidi il povero dr. Borsellino diventare piccolo piccolo, mi chiese scusa (credo) e se ne andò senza dire più nulla, non ebbi la forza di fermarlo per rincuorarlo.
Quel suo tocco è stato per me come un patto di sangue tra uomini d’onore, forse per questo eravamo tanto legati. Lo rividi dopo quasi 8 mesi.
Sarei disposto a riprovare quel dolore mille e mille volte ancora se ciò servisse a riportarlo in vita. Comunque è stato uno dei pochi a starmi vicino, per me ha lottato e si è scontrato anche con le Istituzioni. Purtroppo non ha ottenuto nessun esito, e sinceramente a me dispiaceva più per lui che per me.
Sono fiero di averlo conosciuto e di avere trascorso 10 anni della mia vita al suo fianco, orgoglioso di averlo ripagato della fiducia che aveva risposto in me. E devo a lui in particolare se sono rinato.  
Comunque è stato uno dei pochi a starmi vicino, per me ha lottato e si è scontrato anche con alcuni apparati dello Stato. 
Purtroppo non ha ottenuto nessun esito, e sinceramente a me dispiaceva più per lui che per meSono fiero di averlo conosciuto e di avere trascorso 10 anni della mia vita al suo fianco. Sono orgoglioso di averlo ripagato della fiducia che aveva risposto in me, affidandomi l’incarico di informatizzare i Maxi processi. Nel corso degli anni diventammo veramente amici, conobbi anche la sua splendida famiglia.”