Morto Giovanni Falcone, all’improvviso Paolo Borsellino si trovò spiacevolmente sotto i riflettori come il nuovo eroe della lotta contro la mafia in Italia: quotidiani, riviste, programmi televisivi lo dipingevano come l’erede del suo amico, e i politici facevano lo stesso. Il Movimento Sociale Italiano arrivò ad acclamare Paolo Borsellino come presidente della Repubblica, una mossa che lo fece infuriare, visto che non aveva la minima intenzione di entrare in politica.
Vincenzo Scotti, allora ministro dell’Interno, sostenne pubblicamente Borsellino per la carica di superprocuratore, malgrado lui non volesse quel posto. Il magistrato spedì al ministro una lettera di suo pugno per rifiutare, dicendo che per nessun motivo avrebbe voluto trarre vantaggio dalla morte di Falcone. L’esposizione pubblica inaspettata e gravosa cui era diventato oggetto, lo preoccupò. <>, ripeté Borsellino a un giovane collega, preoccupato più che mai della sicurezza dei suoi subalterni.
La corsa di Paolo Borsellino contro il tempo
(JOHN FOLLAIN -I 57 giorni che hanno sconvolto l’Italia-)