“Questi imputati hanno un passato, hanno una dignità, sono poliziotti, hanno una loro storia che comprende tantissime azioni svolte per contrastare la criminalità organizzata.
Michele Ribaudo era un agente. Noi stiamo parlando di un soggetto che nella scala gerarchica della polizia è l’ultimo gradino assoluto e un altro soggetto che stava un gradino appena sopra, un vicesovrintendente, cioè Fabrizio Mattei. Chiederne la condanna è una cosa inaccettabile”.
L’arringa
E’ iniziata questa mattina a Caltanissetta l’arringa dell’avvocato Giuseppe Seminara, legale dei poliziotti Michele Ribaudo e Fabrizio Mattei, imputati insieme al collega Mario Bo, nel processo sul depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio con l’accusa di calunnia aggravata dall’aver favorito Cosa Nostra. Secondo l’accusa, rappresentata dai pm Stefano Luciani e Maurizio Bonaccorso, i tre avrebbero costretto il falso pentito Vincenzo Scarantino a rendere false dichiarazioni per fare condannare alcune persone che nulla avevano a che fare con la strage in cui morirono il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta.
“Fallimento di un sistema”
“Credo che questo processo, svolto dopo 30 anni – ha continuato l’avvocato Seminara – con tutte le difficoltà di ricostruzione che ci sono e l’assenza di alcune persone che adesso non ci sono più, abbia certamente recato nocumento forte alla posizione dei miei assistiti e alla ricostruzione della verità. Questo è un processo che non può non tenere conto del fallimento di un sistema”.
“Come si può sostenere – ha continuato – che vi sia una responsabilità di Ribaudo e contemporaneamente sostenere che non vi sia da parte di tutti gli altri? Ma quante anomalie sono attribuibili ai magistrati? Dobbiamo avere il coraggio di trovare Scarantino ‘inutilizzabile’ in tutte le sue esternazioni, talmente piene di bugie, di farneticazioni che non è possibile ritenerlo attendibile. Di fronte a dieci versioni diverse di Scarantino, come si fa a scegliere quella che va contro i nostri imputati? E’ una forzatura costante”.
“Scarantino calunniatore seriale”
“Qua siamo di fronte a due soggetti incensurati, i poliziotti Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo, e un calunniatore seriale, Vincenzo Scarantino. L’induzione la possiamo mettere in discussione, ma sul fatto che Scarantino è un calunniatore non ci sono dubbi”.
Lo ha affermato, nella sua arringa davanti al Tribunale di Caltanissetta, l’avvocato Giuseppe Seminara, legale dei due investigatori, imputati, col collega Mario Bo, nel processo sul presunto depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio.
Sono accusati di calunnia aggravata dall’aver favorito Cosa nostra: i tre poliziotti, è la tesi della Procura, avrebbero costretto, mediante pressioni e minacce, il falso pentito Vincenzo Scarantino a rendere false dichiarazioni accusando persone innocenti. “Scarantino nel ricostruire i fatti ha tratto notizie da tutto – ha aggiunto il penalista – dai giornali, dalle dichiarazioni di altri collaboratori, da esperienze di vita, dalla radio. Quante volte ha ritrattato? Nel 1995, nel 1998, nel 2002 e infine nel 2009. Noi dobbiamo ammettere che per quattro volte ha ritrattato, ammettendo di avere mentito. E quindi, come io lo definisco, è ‘inutilizzabile’, ma mi basta dire inattendibile. Scarantino ha la terza elementare, ma ha vissuto la strada ed è furbo. Piano piano – ha sostenuto l’avvocato Seminara – comincia ad elaborare e a strutturarsi rispetto a quello che gli viene prospettato, e comincia a mentire usando le informazioni che aveva a disposizione”.
LIVE SICILIA 9 6 2022
Depistaggio Borsellino, l’avvocato dei poliziotti imputati: “Inaccettabile chiedere le loro condanne. Scarantino inaffidabile”
E’ iniziata questa mattina a Caltanissetta l’arringa dell’avvocato Giuseppe Seminara, legale dei poliziotti Michele Ribaudo e Fabrizio Mattei, imputati insieme al collega Mario Bo nel processo sul depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio con l’accusa di calunnia aggravata dall’aver favorito Cosa Nostra.
Secondo l’accusa, rappresentata dai pm Stefano Luciani e Maurizio Bonaccorso, i tre hanno costretto il falso pentito Vincenzo Scarantino a rendere dichiarazioni fasulle che hanno portato alla condanna di alcune persone che nulla avevano a che fare con la strage in cui morirono il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della sua scorta.
“Questi imputati hanno un passato, hanno una dignità, sono poliziotti, hanno una loro storia che comprende tantissime azioni svolte per contrastare la criminalità organizzata. Michele Ribaudo era un agente. Noi stiamo parlando di un soggetto che nella scala gerarchica della polizia è l’ultimo gradino assoluto e un altro soggetto che stava un gradino appena sopra, un vicesovrintendente, cioè Fabrizio Mattei. Chiederne la condanna è una cosa inaccettabile”, ha detto l’avvocato Seminara. “Credo che questo processo, svolto dopo 30 anni – ha continuato il legale – con tutte le difficoltà di ricostruzione che ci sono e l’assenza di alcune persone che adesso non ci sono più, abbia certamente recato nocumento forte alla posizione dei miei assistiti e alla ricostruzione della verità. Questo è un processo che non può non tenere conto del fallimento di un sistema“.
Secondo il difensore “qua siamo di fronte a due soggetti incensurati, i poliziotti Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo, e un calunniatore seriale, Vincenzo Scarantino. L’induzione la possiamo mettere in discussione, ma sul fatto che Scarantino è un calunniatore non ci sono dubbi”. Secondo Seminara, dunque, Scarantino avrebbe fatto dichiarazioni fasulle sulla strage di via d’Amelio di sua spontanea volontà. “Scarantino nel ricostruire i fatti ha tratto notizie da tutto – ha aggiunto il penalista – dai giornali, dalle dichiarazioni di altri collaboratori, da esperienze di vita, dalla radio. Quante volte ha ritrattato? Nel 1995, nel 1998, nel 2002 e infine nel 2009. Noi dobbiamo ammettere che per quattro volte ha ritrattato, ammettendo di avere mentito. E quindi, come io lo definisco, è ‘inutilizzabile‘, ma mi basta dire inattendibile. Scarantino ha la terza elementare, ma ha vissuto la strada ed è furbo. Piano piano – ha sostenuto l’avvocato Seminara – comincia ad elaborare e a strutturarsi rispetto a quello che gli viene prospettato, e comincia a mentire usando le informazioni che aveva a disposizione”.