ARCHIVIO – Il prefetto: a Milano la mafia non esiste

Poi Gian Valerio Lombardi precisa: cosche sì, ma imprenditoriali più che criminali. Il Pd: vergogna

All’audizione  della Commissione parlamentare sul crimine organizzato

 
 

Soltanto una questione di semantica? Che cosa intendeva Gian Valerio Lombardi? Dall’entourage del prefetto di Milano garantiscono: non è in discussione l’ammettere la presenza delle organizzazioni criminali quanto il loro modo di agire. Un agire, proseguono, da intendersi più imprenditoriale (appoggi in luoghi di potere, scalate a società, accumulo di ditte soprattutto nel settore dell’edilizia) che esecutivo-criminale (avvertimenti, spari, estorsioni). Eppure la frase, nella sua essenzialità, è questa: a Milano ci sono sì singole famiglie mafiose ma la mafia non esiste. Il Pd parla di «vergogna». A parlare, appunto, è stato il prefetto. E l’ha fatto, ieri, direttamente nella prima audizione della commissione parlamentare antimafia che, dopo anni, è tornata a Milano in vista dell’Expo, dei suoi cantieri e di un allarme legato alla ’ndrangheta (ri)lanciato, pochi giorni fa, dal ministro dell’Interno Maroni e dal capo della Polizia Manganelli. Dove? Sempre a Milano, sempre in Prefettura.

La frase di Lombardi è caduta subito a inizio seduta. E ha agitato e scombussolato così tanto il resto dell’incontro da prolungarlo oltre ogni limite di tempo previsto e da posticipare la convocazione del sindaco Letizia Moratti. La quale, per la cronaca, non ha nascosto i fatti anche se ha fatto una postilla. Perché se è vero, come è vero, inutile nasconderlo, che gli emissari delle cosche calabresi a Milano vivono e lucrano, di certo non è stata lei, la Moratti, a bocciare la commissione comunale antimafia, voluta dall’opposizione per monitorare i cantieri dell’Expo. E chi sarebbe stato l’autore materiale dell’affossamento? Qualcuno tra i presenti, ma sono voci non confermate, sostiene che il sindaco avrebbe puntato l’indice proprio sul prefetto. Comunque, abbiamo detto dei presenti. Ce n’erano 19, ieri: 8 del Pdl e 11 del Pd, compreso Walter Veltroni e Laura Garavini che ha detto: «L’uscita del prefetto? Preoccupa. Anzi, scoraggia».

La commissione, presieduta dall’ex ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu, venerdì mattina, con inizio poco dopo le 9, ha ascoltato uno dopo l’altro gli interventi di magistrati in prima linea: come Ferdinando Pomarici, come Ilda Boccassini. Nel pomeriggio, la chiusura dei lavori e, uditi anche i vertici di categoria di commercianti (Carlo Sangalli) e imprenditori (Alberto Meomartini) l’incontro di Pisanu con la stampa. In quella sua recente visita, Manganelli aveva annunciato che, a dirigere il Gruppo interforze centrale per i controlli antimafia per le opere dell’Expo era stato scelto Giuseppe Cannizzaro. Cannizzaro conosce la ’ndrangheta e ha operato nella Piana di Gioia Tauro (per intenderci, l’area di Rosarno). La ’ndrangheta, a Milano, riempie pagine di inchieste della magistratura e di informative delle forze dell’ordine, con investigatori che lamentano una lancinante, cronica, inascoltata mancanza di uomini e mezzi.

Andrea Galli
22 gennaio 2010 CORRIERE DELLA SERA