Dedicata oggi a Falcone e Borsellino l’aula bunker di Palermo dove venne celebrato il maxiprocesso da loro istruito.

 
 
MAXIPROCESSO ALL’AULA BUNKER – La chiamavano “l’astronave verde” ed era stata costruita per l’occasione nel carcere dell’Ucciardone a Palermo: una grande aula bunker che avrebbe visto andare in scena il Maxiprocesso istruito Falcone e Borsellino con Leonardo Guarnotta e Giuseppe Di Lello Finuoli a Cosa Nostra, tra il 1986 e il 1987.
Alla sbarra, per la prima volta, oltre 400 mafiosi chiamati a rispondere di decine di reati. Si decise di costruirla in Via Enrico Albanese, all’interno del complesso del carcere Ucciardone, per permettere uno spostamento agevole dei detenuti. L’aula fu provvista di sofisticati sistemi di sicurezza, porte blindate e vetri antiproiettile per evitare attentati e fughe, mentre il soffitto fu costruito in modo che potesse resistere ad attacchi aerei.Il costo fu di quasi 36 miliardi di lire. Dato che l’aula doveva essere pronta in un tempo brevissimo, i lavori furono eseguiti ogni giorno, dalle 6 alle 22, anche di domenica. Gli operai che lavorarono furono circa 120. La costruzione fu terminata in appena 6 mesi. All’interno dell’aula il colore predominante è il verde: per questo fu soprannominata “Aula verde” o anche, per via della grandezza e della struttura ottagonale, “Astronave verde”. Le gabbie riservate ai detenuti sono 30, di cui le ultime tre al Maxiprocesso furono riservate ai pentiti. Munite di gabbie di ferro e vetri blindati, possono accogliere ciascuna circa 20 detenuti. Sopra le gabbie ci sono tre tribune da 150 posti ciascuna: quella centrale riservata ai giornalisti, mentre le altre laterali sono destinate al pubblico. Di fronte alle gabbie, sula lato opposto dell’aula, prende posto la Corte; presidente, giudice a latere e giudici popolari. Dietro alla Corte è appeso sul muro un crocefisso di fabbricazione spagnola. Tra le gabbie e la Corte sono posizionate due file di tavoli per i difensori al centro, mentre la fascia destra e sinistra sono riservate ad altri imputati: al Maxiprocesso, a destra sedevano i 35 agli arresti domiciliari, e a sinistra i 112 a piede libero

 

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L’aula bunker intitolata a Paolo Borsellino e Giovanni Falcone
Cerimonia a Palermo con Mattarella. Allestita anche la mostra dell’ANSA che in questi anni è stata ospitata nelle scuole di tutte le regioni
Da oggi l’aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo, teatro del maxiprocesso alla mafia, porta il nome di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, i due giudici che istruirono il primo atto d’accusa alle cosche mafiose.
Una intitolazione, decisa dalla commissione permanente della Corte d’Appello del capoluogo siciliano nel trentesimo anniversario delle stragi costate la vita ai due magistrati, seguita da una cerimonia solenne alla quale hanno partecipato il Capo dello Stato Sergio Mattarella, i ministri della Giustizia e dell’Interno Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, i vertici degli uffici giudiziari palermitani, il procuratore di Roma e alcuni familiari delle vittime della mafia come Maria Falcone, sorella del magistrato assassinato a Capaci.
Nel luogo che vide per la prima volta alla sbarra i vertici di Cosa nostra sono stati ricordati il valore e l’opera di Falcone e Borsellino che con il loro lavoro infransero il mito dell’invincibilità della mafia.
“In quest’aula, esempio unico di efficienza nell’edilizia giudiziaria, costruita in sei mesi per lo svolgimento del maxiprocesso, grazie al lavoro unico di Falcone e Borsellino, alle loro intuizioni e alla loro rivoluzionaria consapevolezza della specificità di Cosa nostra si è potuto celebrare un dibattimento che ha segnato la storia della lotta alla mafia”, ha detto il presidente della corte d’appello di Palermo Matteo Frasca che ha ricordato anche gli attacchi subiti in vita da Giovanni Falcone.
Un tema, quello dell’isolamento del giudice ricordato anche dal ministro della Giustizia Carlo Nordio. “Falcone e Borsellino erano svincolati dalle parrocchie ideologiche.
Le maggiori critiche vennero loro rivolte proprio da una parte della magistratura e furono critiche che addolorarono l’ultimo periodo di vita di Falcone, ma lui non si arrese”, ha sottolineato il Guardasigilli. Di ferita mai rimarginata ha parlato, sempre a proposito degli attacchi subiti dai due magistrati, anche il vicepresidente del Csm David Ermini. “Nella magistratura si è fatta ammenda ma la ferita sarà cicatrizzata solo quando si arriverà alla piena verità sulle stragi”, ha ammonito.
E della necessità che siano dissipati i misteri che avvolgono ancora gli attentati del ’92 ha parlato anche il presidente emerito della Cassazione Giovanni Canzio. Alla intitolazione dell’aula hanno partecipato anche gli studenti di alcune scuole palermitane: “i ragazzi di oggi nel ’92 non erano nati ed è nostro dovere trasmettere loro la memoria di una stagione di lutti, ma anche di successi”, ha detto il procuratore di Palermo Maurizio De Lucia. Memoria a cui ha voluto contribuire anche l’ANSA con la mostra fotografica “L’eredità di Falcone e Borsellino”, allestita per l’occasione nell’aula bunker alla presenza dell’amministratore delegato dell’agenzia Stefano De Alessandri.
La giornata, che chiude le cerimonie del trentennale delle stragi, si concluderà al Teatro Massimo con la rappresentazione del Requiem per le vittime della mafia scritto dopo gli attentati di Capaci e Via D’ Amelio da sette musicisti. Una decisione, quella di celebrare il ricordo delle vittime con la musica, presa nella convinzione che la mafia si combatte anche con l’arte. ANSA

L’aula bunker dell’Ucciardone intitolata a Falcone e Borsellino,

L’aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo sarà intitolata ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Sabato pomeriggio la cerimonia alla presenza del Capo dello Stato, Sergio Mattarella, e del ministro alla Giustizia, Carlo Nordio. I dettagli sono stati illustrati questa mattina in conferenza stampa, nell’aula magna del rettorato di Palermo. L’iniziativa, a conclusione delle celebrazioni previste per il trentennale delle stragi del 1992, è stata organizzata dall’Associazione nazionale magistrati, dalla Fondazione Progetto Legalità, dalla Fondazione Vittorio Occorsio e dalla Fondazione Teatro Massimo di Palermo.

Sabato la cerimonia inizierà alle 16. A seguire, dalle 16.45, il convegno dal titolo “Quando l’arte si fa strumento di legalità”, con l’introduzione di Giovanni Canzio, presidente emerito della Corte Costituzionale. Ancora a seguire, il presidente del Tribunale di Palermo, Antonio Balsamo, e il procuratore della Repubblica, Maurizio de Lucia, interverranno sul “percorso dall’ira alla pace attraverso la ricerca della verità”.

In serata al Teatro Massimo, l’esecuzione del “Requiem per le vittime di mafia” scritto nel 1992, poco dopo le stragi di Capaci e via D’Amelio da sette musicisti: Lorenzo Ferrato, Carlo Galante, Paolo D’Arcà, Matteo D’Amico, Giovanni Sollima, Marco Betta e Marco Tutino.

“Il maxiprocesso alla mafia, celebrato nell’aula bunker che verrà intitolata a Falcone e Borsellino, segna una linea di confine tra un prima e un dopo ed è la prima vera risposta dello Stato capace, finalmente, di affermare la propria autorità e rappresentare il crollo del mito dell’invincibilità della mafia”, ha detto il presidente della Corte d’Appello Matteo Frasca che ha sottolineato l’importanza di trasmettere la memoria alle giovani generazioni.

“Vogliamo che la memoria diventi germe vivifico attraverso la la cultura e l’arte è la massima espressione della cultura.
Perciò abbiamo pensato di rappresentare, a distanza di 30 anni dalla sua composizione, il requiem per le vittime della mafia scritto da sette musicisti dopo le stragi del ’92 su testo di Consolo, con l’idea di farlo sentire alle giovani generazioni”, ha spiegato Lia Sava, procuratrice generale di Palermo.

Alla presentazione dell’evento hanno partecipato anche il presidente del tribunale di Palermo Antonio Balsamo, Leonardo Agueci, presidente della Fondazione Progetto Legalità, il sovrintendente del Teatro Massimo Marco Betta, tra i compositori del Requiem, il rettore Massimo Midiri e la presidente dell’Anm palermitana Clelia Maltese. La rappresentante dell’Associazione nazionale magistrati ha annunciato che il 12 novembre la rappresentanza dei giudici del capoluogo siciliano passerà il testimone ai colleghi fiorentini in vista del trentesimo anniversario delle stragi del Continente culminate, il 27 maggio del 1993, nell’attentato ai Georgofili.

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