Processo Rostagno, il pentito Sinacori: a Trapani ammazzava Vincenzo Virga…
giovedì, 8 Dicembre, 2011
Ventunesima udienza del processo in corso a Trapani per il delitto di Mauro Rostagno, sociologo – giornalista ucciso il 26 settembre del 1988. Per il suo omicidio sono accusati Vito Mazzara e Vincenzo Virga, come esecutore e mandante, del delitto. Dopo aver sentito Francesco Milazzo, collaboratore di giustizia, oggi è la volta di Vincenzo Sinacori, pentito che ha raccontato negli anni la mafia trapanese, i traffici di rifiuti tossici e quello di armi nella provincia.«Perché è stato ucciso Rostagno? – spiega Sinacori – perché era uno che tutti i giorni macinava su Rtc, era sempre contro Cosa nostra, sempre mafia, mafia, mafia… il motivo era questo, non c’era bisogno di commentare il delitto si sapeva che il motivo era questo, tutti ci lamentavamo di Rostagno, tutta la provincia di Trapani si lamentava di Rostagno, lui sparlava di mafia, parlava male tutti i giorni della mafia». A seguire la cronaca in diretta da Trapani.
9.40 Trapani, 7 dicembre 2011. Aula bunker del carcere di San Giuliano, territorio di Erice. Per la seconda volta il processo per il delitto di Mauro Rostagno si trasferisce dall’aula “Giovanni Falcone” in questa struttura super protetta perché a testimoniare, dopo l’ex boss di Paceco, Francesco Milazzo, sarà un secondo collaboratore di giustizia, l’ex capo mafia di Mazara Vincenzo Sinacori.
E’ l’uomo più vicino ai grandi capi della mafia siciliana da Totò Riina, a Mariano Agate, sino all’attuale latitante Matteo Messina Denaro, con il quale divideva la casa nascondiglio di Trapani, sita in un rione popolare, fino a qualche giorno prima dell’irruzione dei poliziotti della squadra mobile che lo catturarono nel 1996, Messina Denaro riuscì a fuggire prima dell’arrivo dei poliziotti. In quella casa Sinacori, ha ricordato una volta diventato collaboratore di giustizia, furono pianificati alcuni delitti di Cosa nostra, mentre si pasteggiava con lo champagne.
Sinacori in istruttoria ha parlato diffusamente del malumore che dentro le “famiglie” siciliane c’era nei confronti di Mauro Rostagno.
Ore 10,15. Ha avuto inizio l’udienza per il processo Rostagno, la Corte di Assise dispone l’appello delle parti. Tutto è pronto per l’audizione del pentito Vincenzo Sinacori. In aula a seguire l’udienza c’è una folta delegazione di studenti.
Prima dell’avvio del dibattimento c’è stato un lungo faccia a faccia tra uno dei pm del processo, Francesco Del Bene, e la figlia di Mauro, Maddalena Rostagno.
Il presidente legge una ordinanza a proposito della richiesta dei pm di sospensione dei termini di custodia cautelare per l’imputato, Vincenzo Virga (che comunque sconta in carcere diversi ergastoli).
La Corte decide di accogliere la richiesta di sospensione della misura cautelare.
L’interrogatorio di Vincenzo Sinacori ha inizio con il pm Antonio Ingroia.
Sinacori dichiara di essere pentito, ricorda di essersi autoaccusato di tutti i reati mafiosi:
nell’81 entrò dentro Cosa nostra, nel ’91 fu reggente della famiglia di Mazara, fu arrestato nel 1996 e divenne quasi subito collaboratore di giustizia. Agate Mariano è stato sempre capo della cosca di Mazara, quando era in carcere lo sostituiva Francesco Messina, detto “mastro Ciccio”.
Il mandamento era quello di Mazara, Marsala e Salemi, la cupola provinciale era guidata da Francesco Messina Denaro, boss di Castelvetrano.
A Trapani a comandare il mandamento furono Totò Minore, Cola Gucciardi e da ultimo dopo la metà degli anni ’80, Vincenzo Virga e nell’88 – anno dell’omicidio Rostagno – Virga era il capo del mandamento.
Chi era Mauro Rostagno, chiede il pm a Sinacori? «So che era un giornalista e che fu ucciso – risponde Sinacori – ho saputo che mentre ero con Mastro Ciccio a Castelvetrano, Messina disse in quell’occasione che gli era stato dato l’incarico di uccidere Rostagno».
Sinacori disse che quel colloquio avvenne alla presenza di Messina Denaro e che questo aveva parlato con mastro Ciccio dicendogli per l’appunto che Rostagno doveva essere ucciso».
«Non ho mai saputo chi materialmente uccise Rostagno, l’ordine era di Cosa Nostra».
«Io – prosegue Sinacori – posso fare supposizioni chi poteva essere il braccio armato di Vincenzo Virga, uno di fiducia era Vito Mazzara, quello di maggiore fiducia, poi c’erano Pietro Bonanno ed altre persone».
Il pm legge un verbale nel quale Sinacori, a suo tempo, fece anche altri nomi come Nino Todaro, Vincenzo Mastrantonio, Salvatore Bica.
Sinacori risponde che comunque si trattava ieri come oggi di supposizioni che questi potevano essere il braccio armato, «se a Trapani succedevano delitti, se non sparavamo noi, erano quelli di Trapani».
10.45 Chi è Vito Mazzara chiede il pm a Sinacori.
«L’ho conosciuto, mi ha aiutato durante la latitanza, l’uomo d’onore e rappresentante di Valderice so che è stato nella squadra nazionale di tiro al piattello, penso che la sua abilità nelle armi è stata usata da Cosa Nostra. Se non ricordo male ha commesso l’omicidio Montalto, l’ho saputo da Virga che era stato Vito a sparare a Montalto, non so se era stato in compagnia di altri. Vincenzo Mastrantonio era impiegato all’Enel e camminava con Virga, so che l’hanno trovato morto, ma non so il perché”. Perchè fu ucciso Rostagno, chiedono i pm?
«Perché era uno che tutti i giorni macinava Rtc, sempre contro Cosa nostra, sempre mafia, mafia, mafia… il motivo era questo … non c’era bisogno di commentare il delitto, si sapeva che il motivo era questo….tutti ci lamentavamo di Rostagno, tutta la provincia di Trapani si lamentava di Rostagno, era una insofferenza infinita quella nutrita, lui non parlava di mafia, sparlava di mafia, parlava male tutti i giorni della mafia ».
«Il proprietario di Rtc era Bulgarella, non lo conoscevo, ma sapevo che c’era un Bulgarella che aveva rapporti con Siino e Brusca, ma non so se era la stessa persona, l’ho sentito dire da Brusca di questo Bulgarella”. I
l pm Ingroia cede il microfono per le domande al pm Paci.
10.55 Dal verbale redatto nel 1997 …”Nessuno è venuto a dire come mai, e poi io sapevo che Messina Denaro Francesco davanti a me aveva dato incarico a mastro Ciccio di uccidere Rostagno”…..Il teste Sinacori conferma quelle dichiarazioni.
Su Vito Mazzara a proposito dell’uso di armi….”era il numero uno” e aggiungeva “per il fatto che faceva parte della nazionale di tiro al volo”….Anche per commettere gli omicidi era il numero uno? “Penso di sì”, risponde Sinacori…nel verbale disse di più, “per lui è facilissimo colpire l’obiettivo e basta”.
Si passa alle domande in merito al tecnico dell’Enel che venne ucciso poco dopo il delitto Rostagno, Enzo Mastrantonio.
Sinacori in istruttoria aveva ricordato “Mastrantonio era uno che parlava molto, è stato dentro Cosa nostra pochissimo, da Natale Santo Stefano, non era un personaggio conosciuto, confermo queste dichiarazioni oggi non ho ricordi precisi”.
A proposito del delitto Ristagno, Sinacori ricorda che il luogo del delitto non era illuminato. Ma aggiunge che per ricordi approfonditi oggi non è possibile procedere perché è passato troppo tempo: «Io ho cancellato tutto”, dice Sinacori.
Il pm Paci procede come prevede il rito a leggere passaggi di verbale.
In quel verbale Sinacori a proposito dell’assenza della luce fece il collegamento tra la circostanza che non c’era luce con un possibile coinvolgimento di Mastrantonio, chiamato perché lavorava all’Enel.
«Feci questo collegamento ma come mia supposizione – dice oggi – non me lo ha detto nessuno».
Termina il pm Paci, prosegue il pm Francesco Del Bene.
Ore 11.00 Il pubblico ministero Del Bene chiede dei rapporti tra lui e Francesco Messina Denaro. «Eravamo paesani, appartenevamo tutti e due alla stessa famiglia, ci vedevamo quasi tutti i giorni, era un rapporto tutto mafioso, di Cosa Nostra. Le informazioni che ci passavamo come regola dovevano essere vere».
Il pm chiede dell’incontro con mastro Ciccio dopo il delitto Rostagno.
«Mastro Ciccio mi disse che erano stati i trapanesi».
«Non so cosa intendeva mastro Ciccio, per me i trapanesi erano Vincenzo Virga che era il capo mandamento».
Il pm chiede chi poteva aver dato ordine di uccidere Ristagno.
«In quel periodo senza consenso di Riina non si uccideva nessuno, poi si passava per il capo provincia o la provincia, ma sempre col consenso di Riina, capo provincia era Messina Denaro Francesco, il delitto poteva essere demandato ad altri o lo poteva eseguire lui con l’assenso della provincia, la regola di Cosa nostra era che l’omicidio doveva essere autorizzato, a Trapani competente per i delitti era Virga che doveva anche lui autorizzare il delitto se commesso nel suo territorio, nel 1988 Virga era un potente, capo del mandamento di Trapani».
«Qualche trasmissione di Rostagno all’ora di pranzo l’ho vista…lui sparlava di Cosa nostra ……io ricordo in generale, non di attacchi a soggetti specifici..»..
11. 15 Francesco Messina Denaro era l’uomo di fiducia di Riina a Mazara.
Sinacori rispondendo ad una domanda ammette di avere conosciuto il boss di Paceco, Francesco Milazzo, e di averlo visto a Mazara incontrarsi con Mastro Ciccio, Francesco Messina (boss morto suicida negli anni ’90 trovato senza vita vicino la sua abitazione).
Tra il momento in cui sente parlare del delitto ordinato ed il momento della esecuzione quando tempo trascorre?
«Non ricordo ma credo che sia passato un mese, un mese e mezzo».
Ci furono commenti dopo il delitto?
«Non ricordo – risponde Sinacori.
Viene letto un verbale di sue dichiarazioni rese durante l’istruttoria, in data 7 marzo 1997: “Poi non ho saputo nulla, c’è stato solo quel fatto del fucile che è scoppiato, ma può scoppiare per qualsiasi motivo».
«Ricordo – risponde adesso Sinacori – del particolare, ma non ricordo se l’ho letto sul giornale o me lo disse qualcuno del fucile scoppiato».
Nel verbale c’è scritto che lui lo apprese dal giornale.
Alla contestazione del verbale Sinacori risponde confermando di avere reso quella dichiarazione resa 15 anni addietro.
Il pm Paci chiede ancora se in altre occasioni erano scoppiate armi.
«Non lo ricordo – risponde Sinacori che però in istruttoria ha parlato di un revolver che scoppiò, per il delitto di Natale L’Ala (tentato omicidio), era una partita di revolver che erano fasulli.
Il pm fa anche una contestazione a proposito di dichiarazioni rese sempre da Sinacori in istruttoria a proposito di un traffico di armi passato per Trapani.
«Io ho saputo che hanno scaricato una volta marsalesi e alcamesi una partita di armi dove c’erano anche questi revolver che non funzionarono».
Sinacori conferma ancora che si tratta oggi di ricordi troppo lontani, risponde dicendo di non sapere collocare nel tempo quando avvennero questi traffici di armi, «penso – dice – che siamo negli anni 80».
Il pm Paci torna sul delitto Rostagno. Lo avete commentato?
Ancora un non ricordo e una contestazione del pm (lettura verbale)….«nessuno si lamentò, tutti si complimentarono (per il delitto Rostagno ndr)….
Tutti chi erano, chiede il pm?
«Non mi ricordo i nomi, intendevo dire tutti perché era risaputo che Rostagno per quello che faceva doveva fare questa fine»
11. 30 Il capo mandamento dell’epoca, Vincenzo Virga, ricorda Sinacori, era potente aveva imprese edili ma aveva anche interessi nella gestione di rifiuti ospedalieri, le imprese non erano intestate a lui ma ad altri.
Il pm Del Bene chiede del boss di Campobello, Natale L’Ala.
Credo – risponde Sinacori – che fosse uno estromesso dalla famiglia di Campobello negli anni ’50- ’60, ucciso perché dava fastidio ai campobellesi.
Nel 1988 non contava nulla, non ricordo quando fu ucciso.
Tornando a Ristagno, Sinacori dice che in quel periodo (1988) «Rostagno ogni giorno parlava male della mafia, dei processi contro i mafiosi, del processo per il delitto del sindaco di Castelvetrano, Lipari. E poi portava le telecamere nel processo in corso contro Mariano Agate. Rostagno – dice oggi Sinacori – parlava del processo Lipari e di tutte le cose che riguardavano Cosa nostra, ma secondo me – con il processo Lipari il delitto Rostagno non c’entra niente».
Sui rapporti tra Bulgarella e Siino Angelo…..
«Bulgarella era un costruttore – dice Sinacori – era uno che lavorava, aveva tanti lavori anche a Palermo. Non so da cosa nascevano i rapporti tra Bulgarella, Siino e Brusca ma penso che questi rapporti nascessero dagli appalti”.
Ancora Sinacori espone alla Corte le sue dichiarazioni come supposizioni, di non avere avuto conoscenze dirette, ma alla luce di altri indagini e processi, come quelle sugli appalti pilotati o ancora su Virga, queste supposizioni si presentano sempre come verità.
Il pm chiede se altri giornalisti davano fastidio.
«Non ricordo”, dice Sinacori.
Intervengono le parti cvili.
L’avvocato Carmelo Miceli legale (parte civile Chicca Roveri e Maddalena Rostagno) legge il verbale del 1997 nel quale Sinacori spiega che Rostagno fu ucciso a Trapani perché a Trapani all’epoca le forze dell’ordine non avevano contezza dell’organizzazione mafiosa.
L’esecuzione del delitto avvenne a Trapani proprio perché non si conosceva l’essenza mafiosa locale.
Sinacori dice che non è a conoscenza di motivi specifici che portarono all’omicidio Ristagno, ma ricorda che il giornalista fu ucciso per i suoi interventi televisivi.
Il legale introduce possibili scenari come la gestione dell’appalto per il porto di Mazara, fa entrare nel processo il nome di Pino Lipari, noto geometra palermitano legato alle famiglie di Palermo per la gestione di appalti.
Il legale Miceli legge ancora il verbale del 1997 nel quale Sinacori dove si parla di rifiuti tossici, “erano quello che loro facevano, la raccolta che facevano negli ospedali, gli interessi erano quelli di Virga, Pino Lipari e Udine, un ingegnere”…
Sinacori conferma, ma dice di non sapere aggiungere altro. Su mafia e massoneria, dice: «come regola non dovrebbero esserci rapporti».
Rispondendo ancora all’avv. Miceli, Sinacori esclude ogni rapporto tra Cosa Nostra e la comunità Saman.
La parola all’avvocato Vito Galluffo, difensore di Vito Mazzara, presunto killer del delitto Rostagno.
La domanda è sulle regole dentro Cosa Nostra.
«La regola era una sola, Riina Salvatore – risponde Sinacori. Nel senso che si faceva quello che Riina diceva…»
11. 40 L’avv. Galluffo chiede se Rostagno dava fastidio al mafioso Mariano Agate.
«Rostagno dava fastidio anche ad Agate ma dava fastidio a tutti».
Ma Agate c’entra con il delitto, chiede ancora l’avvocato?
Sinacori risponde di no.
L’avv. Galluffo chiede se al momento delitto un teste vede i killer, quale è la regola?
«Dipende da chi spara”, risponde Sinacor».
La domanda suscita l’opposizione dei pm. Secondo le indagini tre testimoni avrebbero visto i presunti killer del delitto Rostagno.
Lei ritiene che se i killer fossero stati uomini di Cosa Nostra i killer li avrebbero fatti restare vivi? Ancora una volta i pm si oppongono e anche la Corte contesta, l’avvocato riformula la domanda, riferendosi in generale alle regole di Cosa Nostra sulla presenza di testimoni al momento della esecuzione di delitti. Opposizione ancora dei pm. Per uccidere il “povero Rostagno” a Trapani i boss potevano usare anche killer di altra zona, chiede Galuffo.
“Sì”, risponde Sinacori.
Il processo viene sospeso.
12.20 L’udienza riprende.
Le domande sono dell’avv. Mezzadini, difensore di Vincenzo Virga.
Chiede da quanto tempo gli esponenti di Cosa Nostra si lamentavano di Rostagno. «Non so a quanto tempo prima del delitto risalgono le lamentele, se ne parlava da sempre – risponde Sinacori – non so dire né se erano anni né se erano mesi».
In merito al coinvolgimento di Riina: «è una mia supposizione perché so che non si faceva niente senza il consen so di Riina, non so se nel caso Francesco Messina Denaro ha chiesto a Riina. Quanto a Virga, essendo lui campo mandamento a Trapani, considerato che il delitto doveva compiersi a Trapani, per forza deve essere stato lui a dare l’incarico». L’ordine di uccidere Rostagno arrivò da Messina Denaro Francesco, ribadisce Sinacori rispondendo all’avv. Giuseppe Ingrassia difensore di Virga.
Ingrassia chiede di conoscenze dirette sul coinvolgimento di Virga nel delitto.
Sinacori risponde di non conoscere nulla.
Il pm Paci finite le domande della difesa riprende la parola, chiede dei rapporti tra la cupola provinciale e Vincenzo Virga.
«Nel 1996 ero latitante a Trapani i rapporti erano buoni, ero lì – conferma Sinacori – con l’avallo di Vincenzo Virga, ci può essere stato qualche contrasto ma non ricordo».
Soi passa alle domande della Corte.
Sinacori viene invitato a descrivere l’organizzazione di Cosa Nostra negli anni ’80. Poi proseguie sul delitto. «Una mattina con Mastro Ciccio siamo andati a Castelvetrano a parlare con Messina Denaro Francesco, tra una parola e l’altra (parlavamo di discorsi di Cosa nostra) Messina Denaro gli disse a mastro Ciccio che aveva dato l’ordine a Virga di farsi a Rostagno, a Trapani per forza deve essere stato lui a dare l’incarico».
Rispondendo ad una domanda dell’avv. Crescimanno, Sinacori ricorda di avere partecipato all’inizio degli anni ’80 all’omicidio del sindaco di Castelvetrano, Vito Lipari, «portavo l’auto e con me c’erano Giovanni Leone e Andrea Gancitano».
Il delitto Lipari era quello nel quale era imputato il boss Mariano Agate e quello era un processo che Rostagno seguiva tantissimo.
12.40 L’udienza odierna si conclude. La prossima si terrà il 21 dicembre e verranno sentiti i pentiti Vincenzo Calcara e Rosario Spatola. Per gennaio 2012 le udienze si terranno l’11e il 25. E poi ancora il 1 febbraio 2012.