MATTEO MESSINA DENARO, la malattia la clinica, le cure


 

Matteo Messina Denaro aveva fatto secretare la sua scheda medica: inquirenti a lavoro per capire se c’è un regista dietro questa scelta

Matteo Messina Denaro aveva fatto secretare la sua scheda medica. Dopo la prima operazione al colon subita il 13 novembre del 2020, aveva firmato un modulo – sotto il falso nome di Andrea Bonafede – perché la scheda scomparisse dal sistema informatico. Un particolare, scovato dai Ros, di non poco conto, soprattutto in merito alle accuse rivolte al medico di famiglia Alfonso Tumbarello. I suoi legali si sono infatti rivolti al Tribunale del riesame impugnando la richiesta di carcerazione della Procura di Palermo, guidata da Maurizio De Lucia. Richiesta che è stata giudicata non ammissibile, lo scorso 24 febbraio, dal collegio presieduto da Antonia Pappalardo. Ed è da questo primo confronto tra difesa e accusa di fronte ai giudici che emerge questa richiesta di occultare la scheda medica, cioè di non renderla più visibile nel sistema informatico del Servizio sanitario. Richiesta che qualunque cittadino può fare. In questo caso però a farla era il boss di Castelvetrano, latitante da 30 anni, 28 all’epoca in cui ha firmato questo modulo. Tutto fatto a nome di Andrea Bonafede (classe ’63), paziente di Tumbarello. Secondo la difesa del medico, tutte le richieste di ricovero (due) e le prescrizioni mediche erano fatte senza avere mai davanti il paziente, che aveva fatto espressa richiesta di tenere allo scuro i familiari. Tranne uno, l’altro Andrea Bonafede (classe ’69) cugino del primo, che andava a ritirare tutte le prescrizioni e le richieste per conto del cugino. Le testimonianze, dei due Bonafede e della segretaria di Tumbarello, hanno però presentato più di una contraddizione, facendo ritenere ai giudici non credibile la difesa del medico. Ma c’è un ulteriore tassello che emerge dal giudizio del Riesame, depositato lo scorso 10 marzo, ed è appunto la richiesta di secretare la scheda medica. Tumbarello ha infatti dichiarato di avere compilato la richiesta di ricovero per Andrea Bonafede/Matteo Messina Denaro, non davvero visitandolo come pure era dichiarato nella stessa richiesta ma facendo solo riferimento alla scheda che aveva in archivio nel sistema. Ma di fatto, dopo che il boss, a nome di Bonafede, aveva sottoscritto quel modulo “la scheda sanitaria di Andrea Bonafede risulta non accessibile al medico di famiglia a partire dal 19 dicembre del 2020, per effetto di un’espressa revoca del consenso dello stesso assistito”.

Tutte le prescrizioni mediche successive, quindi, così come la richiesta del secondo ricovero per l’intervento del 4 maggio del 2021, non potevano dunque essere dedotte dalla scheda medica di Bonafede/Messina Denaro. Così, dal primo ricovero, alla richiesta di esami sempre più particolari, a prescrizioni di medicine sempre meno ordinarie, fino al secondo ricovero, il medico non poteva semplicemente dedurre le informazioni dal sistema. Per esempio, “l’11 gennaio 2021 il Tumbarello prescriveva al Bonafede una timoscintigrafia globale corporea (Pet) presso “P.O. ambulatorio di Mazara del Vallo” – scrive la presidente Pappalardo – il 28 gennaio 2021 era invece richiesta l’analisi di mutazione Dna con reazione polimerasica a catena e l’estrazione di Dna o Rna (nucleare o mitocondriale), eseguita presso la Casa di Cura “La Maddalena”, in data 1 febbraio 2021 veniva richiesta l’esecuzione presso la stessa clinica, dell’estrazione di Dna o Rna (nucleare o mitocondriale) e l’analisi di mutazione Dna con reazione polimerasica a catena. Siffatte prescrizioni si susseguivano fino a tutto il novembre 2022, ossia fino a pochi giorni prima del collocamento a riposo del Tumbarello per il raggiungimento del limite di età (settanta anni compiuti in data 9.12.2022). La prima prescrizione di farmaci (un gastroprotettore e l’eparina) effettuata dal Tumbarello, a nome Bonafede Andrea ci. 63, risaliva al 12.5.2021, quindi ad epoca successiva al secondo intervento chirurgico di epatoctomia parziale subito dal Messina Denaro il 4.5.2021”.

Tutto al buio, cioè senza la scheda e senza visitarlo? Non è quel che credono i giudici che hanno rigettato la richiesta della difesa e che scrivono come non fosse possibile che Tumbarello deducesse dal “contenuto della scheda sanitaria del paziente, ossia del contenuto dell’archivio informatico ove il prevenuto aveva annotato la storia clinica del Bonafede”, perché “in rapporto alla prima prescrizione di ricovero del 5.11.2020, detto archivio non poteva di certo recare menzione della patologia tumorale, siccome insorta in epoca coeva alla richiesta di accesso ospedaliero, sia perché, quanto alle prescrizioni di ricovero successive, ove il sanitario afferma di avere tratto “dalla scheda sanitaria”, la dettagliata esposizione dell’evoluzione della patologia tumorale del Bonafede, detto richiamo era in pratica impossibile, avendo il Bonafede cl. ’63 “secretato” anche al proprio medico curante, dal 19 dicembre 2020, la propria scheda sanitaria”.

Poteva, invece, Tumbarello essere rimasto addirittura vittima di un raggiro, beffato dai due Bonafede, considerando che il primo si faceva curare senza mai apparire lasciando al secondo l’incombenza di ritirare le prescrizioni e perfino richiedendo che fosse tutto secretato? Non è quel che ha ritenuto il collegio del Riesame che ha invece sottolineato come “nessuno dei protagonisti di questo escamotage semplice, ma efficace, a partire dai due cugini Bonafede ed a finire con lo stesso latitante, poteva accettare il rischio che il suo ineludibile snodo attuativo, ossia il medico che firmava ed ordinava le prescrizioni ed i ricoveri, potesse anche solo ex post, incontrando il Bonafede del ’63 o richiedendone (come suo dovere) anche una sola volta, la presenza in studio per una visita, rendersi conto dell’artifizio e potesse, quindi, svelarlo agli inquirenti, mettendoli sulle tracce del boss”. Una trafila medica quella seguita da Matteo Messina Denaro sulla quale ancora c’è molto ancora capire, come, sottolineano i giudici del Riesame, per esempio, non è chiaro chi abbia sottoscritto la richiesta per la colonscopia che i primi di novembre del 2020 ha svelato il tumore e dato il là alle cure del boss: “Deve infatti essere ancora dipanata la modalità specifica e concreta della relazione dell’indagato con il Messina Denaro e con il suo circuito di assistenza associativa, ma anche sanitario – scrive la giudice – Si pensi, a titolo esemplificativo, alle modalità delle forme di esecuzione della prima richiesta diagnostica della colonscopia, che il Tumbarello ha escluso fosse allo stesso riferibile, per essersi egli limitato a ricopiare l’esito dell’indagine”.

La Procura di Palermo sta proseguendo le indagini proprio su questo solco, ritenendo che ci sia un regista occulto in tutta la trafila sanitaria di Messina Denaro che non a caso avrebbe richiesto la secretazione della scheda medica: raro che un paziente sia a conoscenza di questa possibilità, per questo i magistrati ritengono che il boss sia stato consigliato. Ma anche indirizzato, per questo infatti dopo il primo intervento a Mazara del Vallo, si sarebbe rivolto prima al primario di oncologia a Trapani e poi a La Maddalena indirizzato da un esperto vicino al latitante. Un’ipotesi sulle quali stanno proseguendo le indagini. L’arresto di Messina Denaro è stato “un importante risultato” ma “non bisogna fermarsi, bisogna capire come mai questa persona sia riuscita a stare libera per tanti anni e chi siano stati i suoi complici”, così ha detto Fiammetta Borsellino, figlia del magistrato ucciso nella strage di via D’Amelio, incontrando gli alunni dell’Istituto comprensivo ‘Giuliana Saladino‘, stamattina a Palermo. “Bisogna guardare avanti – ha aggiunto la più piccola dei figli del magistrato – e non pensare che l’arresto di un grosso mafioso possa essere un punto di arrivo. Non bisogna abbassare la guardia, l’attenzione deve restare alta”. di Manuela Modica| 3 Aprile 2023 FATTO QUOTIDIANO 


Il piano di Messina Denaro in un pizzino segreto alla sorella: “Mi ucciderò a casa, non morirò di tumore”

L’ultima beffa studiata dal boss durante la sua trentennale latitanza: farsi trovare morto come già aveva fatto il padre nel 1998 Aveva già scritto il finale della sua storia in un pizzino segretissimo inviato alla sorella Rosetta: “Non morirò di tumore, appena non ce la faccio più mi ucciderò a casa e mi troverai tu. Ti dirò quando arriverà il momento”. Qualche mese prima dell’arresto, Matteo Messina Denaro progettava l’ultimo colpo di scena. Dopo una vita trascorsa a dare la morte a decine di uomini, donne e bambini voleva essere lui a decidere il momento esatto della sua fine.


24.2.2023 Dalla chat di Messina Denaro emerge la paura di morire: «Tradito dal mio corpo»

L’arresto di Matteo Messina Denaro ha svelato un’altra delle facce dell’ex padrino di Cosa nostra. Difficile definirla come la parte «umana» dell’ex boss, diciamo piuttosto una parte nascosta fino ad oggi ed emersa solo con l’arrivo della malattia. Ed è proprio alle amiche conosciute mentre faceva la chemioterapia a Palermo, dove è stato arrestato lo scorso 16 gennaio, che Messina Denaro, che non aveva avuto alcuna esitazione ad uccidere una donna incinta di tre mesi o a sparare ad un commissario di polizia imbracciando un Kalashnikov o a sciogliere nell’acido un bambino di 14 anni, rivela la sua paura di morire. Insomma proprio lui che pensava di essere «un felino, invincibile e imprendibile» gli era capitato un fatto così grave. Alle amiche scrive così che quel corpo con quella malattia non gli apparteneva e non lo voleva, perchè lui era una persona diversa prima, uno che si divertiva che aveva attraversato il mondo. «Ancora io non riesco a capacitarmi, il mio corpo mi ha tradito, non lo sopporto. Io avevo una vita bellissima e non avevo previsto ciò, non ci avevo mai pensato e non lo accetto, ma sono un guerriero e non lo dico per farmi coraggio o per retorica, ma perché non la do vinta a nessuno, neanche all’intruso. Anche se la creatura è dura a morire». GDS


23.2.2023 I medici a disposizione del boss Messina Denaro, indagini anche alla clinica La Maddalena


17.2.2023 Il tumore di Matteo Messina Denaro fu diagnosticato da un medico di Castelvetrano


 

9.2.2023 Tutti gli ospedali di Matteo Messina Denaro: la strana storia del boss miliardario che sceglie di di curarsi con la sanità pubblica


4.2.2023 Messina Denaro sta male. Portato al Pronto Soccorso

Matteo Messina Denaro sta molto male. Tanto che ieri si è reso necessario, al carcere de L’Aquila, dove si trova rinchiuso al 41bis, trasferirlo al pronto soccorso dell’ospedale. Il tumore al colon e al fegato continua la sua corsa, con il boss che iniziato in carcere la chemioterapia. Per le cure oncologiche a cui deve sottoporsi, è stata predisposta una cella nello stesso carcere in località Costarelle, ma ieri le sue condizioni di salute sono apparse talmente gravi da rendersi necessario l’invio del paziente al pronto soccorso,  naturalmente sotto l’attenta scorta della polizia penitenziaria. Intanto prosegue la bonifica dei covi scoperti a Campobello di Mazara, anche attraverso sonar e georadar.

1.2.2023 Perché Matteo Messina Denaro due anni fa è stato costretto a tornare a Campobello

Sul finale della sua latitanza l’ex super latitante poteva contare soltanto suoi fedelissimi a Campobello di Mazara e per questo ha deciso di ritornare a casa.
Era solo Matteo Messina Denaro. Quella rete di fedelissimi che aveva costruito attorno a sé negli anni da boss di Cosa Nostra non esisteva più ormai da tempo: negli ultimi dieci anni era stata piano piano azzerata delle tante indagini della Procura siciliana. Sul finale della sua latitanza il boss poteva dunque contare solo sul sostegno di alcuni fedelissimi residenti a Campobello di Mazara.
Non aveva altra scelta: Matteo Messina Denaro quando ha scoperto della sua grave malattia è stato costretto a scegliere se lasciarsi morire o rivolgendosi a una delle cliniche del territorio vicino casa con il rischio di esporsi a un possibile arresto.
Come spiega a Fanpage.it la Procura di Palermo, Matteo Messina Denaro non poteva più ricorrere ad altre strutture sanitarie lontane da casa e contare sulla protezione di tutti i medici e tanti prestanomi, come era avvenuto per le precedenti operazioni chirurgiche a cui si era sottoposto.
Negli ultimi dieci anni di arresti le forze dell’ordine avevano prosciugato il bacino di favoreggiatori. In altre parole, se gli arresti di questi dieci anni non ci fossero stati, lui avrebbe potuto curarsi lontano da casa. E allora nessuno lo avrebbe mai più trovato. Così è stato anche per tutti gli altri boss di mafia finiti in manette: sapevano che una volta malati e senza più fedelissimi la latitanza avrebbe avuto i giorni contati.
La fortezza di Cosa Nostra attorno al boss trapanese si era completamente sgretolata già lo scorso settembre quando l’operazione antimafia Hesperiaaveva portato all’arresto di 35 persone vicine a Matteo Messina Denaro e tutte residenti nel territorio di Campobello e dintorni. A finire in manette erano amici e parenti del boss: nomi noti della criminalità di Marsala, Campobello e Castelvetrano. Allora durante le intercettazioni, gli indagati avevano precisato: “Matteo Messina Denaro è vivo e vegeto”. La sua latitanze però èfinita pochi mesi dopo.
Gli inquirenti stanno ricostruendo il passato di Matteo Messina Denaro. Certo è che il boss a Campobello di Mazara è arrivato solo due anni fa quando ha iniziato a stare male. Ora il boss di Cosa Nostra si trova in carcere a L’Aquila. Non parla: al momento non ha nessuna intenzione di collaborare. Come precisa la Procura a Fanpage.it, si sta curando ed è assistito dai medici.
 

La cartella clinica di Messina Denaro, operato due volte: “Regalava l’olio ai medici”

 

 La cartella clinica di Messina Denaro, operato due volte: "Regalava l'olio ai medici"

 

Operato due volte, la prima nel novembre del 2020, e ricoverato in day hospital almeno sei volte in due anni. Andrea Bonafede, alias Matteo Messina Denaro, era ormai di casa alla clinica La Maddalena di Palermo. Tanto che ogni volta che tornava per le chemioterapie, portava regali per tutti: “Era molto generoso, come i pazienti più facoltosi.


Post di Alessia Randazzo, responsabile legale de La Maddalena, clinica in cui Matteo Messina Denaro si era rivolto :

La volgarità, l’insinuazione, l’illazione sono state le scorciatoie più imboccate in queste ore quando invece le responsabilità e le risposte sono scritte tutte nella cartella clinica della Repubblica Italiana.
Per la quale – mi pare evidente – non c’è schema di terapia che possa condurre a guarigione.
Ci sono persone che da oltre vent’anni escono di casa ogni mattina per servire e non per apparire e che con il loro lavoro hanno dimostrato concretamente che il miglior medico in Sicilia non è più l’aereo.
Non è la prima, né sarà l’ultima volta che saremo chiamati a pagare un prezzo per i nostri sforzi, per quel peso quotidiano che ci opprime l’anima ma che abbiamo imparato a trasformare in abbraccio.
Le spalle oramai si sono fatte larghe.
Un giorno qualunque, i riflettori si posano un’altra volta su questo arcobaleno orgoglioso e un istante dopo, ignari di come si sta al mondo, gli elefanti dei giudizi sommari gli riversano addosso giacimenti di cattiveria liquida.
Scegliere la strada più faticosa e meno illuminata è il rischio che si corre quando nella vita si sceglie consapevolmente di evitare qualsiasi scorciatoia.
La dignità, si sa, costa fatica ed è in questa fatica che, insieme a tanti, anch’io io ho trovato il senso della mia vita.
Al signor Andrea Bonafede avrei da dire una sola cosa: se, facendoti prestare una vita che non meriti, nel cammino della malattia ti fossi specchiato in ognuno dei tuoi errori, adesso parla, fallo ora che sai che non manca molto al momento in cui quel bambino sciolto nell’acido e tutti gli altri te li ritroverai davanti. 25.1.2023

26.1.2023 – Messina Denaro ai medici: “Ho letto centinaia di libri, trattate il mio tumore con terapie migliori”

Sono le parole che il boss – che da 10 giorni è recluso nel carcere di massima sicurezza dell’Aquila – avrebbe ripetuto più volte: le sue preoccupazioni sono legate alla cura del cancro al colon

Toni pacati e cordiali. E una richiesta: “Curatemi bene”. Dall’interno del carcere di massima sicurezza dell’Aquila dove si trova recluso da dieci giorni, Matteo Messina Denaro avrebbe ripetuto più volte: “Non ho ricevuto una educazione culturale ma ho letto centinaia di libri, sono quindi informato sulle cure, vi prego di poter essere trattato con farmaci e terapie migliori”. Sono le parole del boss di Castelvetrano che sono state riportate dall’agenzia Ansa.A medici e personale penitenziario, le uniche persone con cui gli è permesso di parlare visto il regime del 41bis, Messina Denaro avrebbe “confessato” che le sue preoccupazioni sono legate alla cura del tumore al colon. Per Messina Denaro seconda chemio nelle prossime settimane. “L’ex super latitante – si legge sull‘Ansa – è in buone condizioni: ha superato i postumi della prima chemio di mantenimento, avrebbe avuto solo qualche problema gastrointestinale, secondo quanto si è appreso gli oncologi prevedono di fare la seconda seduta entro le prossime settimane. Il boss ha sostenuto, nell’ambulatorio ad hoc allestito accanto alla sua cella, la prima chemio nei giorni scorsi. I medici che lo hanno in cura, quelli dell’equipe guidata dal professor Luciano Mutti, primario oncologo dell’ospedale aquilano, lo avrebbero rassicurato che si stanno seguendo procedure all’avanguardia come da protocolli internazionali”.  PALERMO TODAY 

 

26.1.2023 La firma di Matteo Messina Denaro, il grafologo: «Sembra depresso»


25.1.2023 Matteo Messina Denaro vuole «cure speciali» contro il cancro in carcere: «Non creo problemi, ditemi cosa devo fare»


24.1.2022 L’appello a Messina Denaro dalla clinica di Palermo: «Stai morendo, non manca molto: parla»


L’ENTRATA e l’USCITA dalla CLINICA di MESSINA DENARO – video CARABINIERI


MATTEO MESSINA DENARO entra in clinica –  VIDEO


Messina Denaro ricoverato con il falso nome di “Andrea Bonafede”

Matteo Messina Denaro aveva il nome di Andrea Bonafede, nato il 23 ottobre 1963 e stamattina aveva l’appuntamento per il ciclo di chemioterapia. Lo si è appreso in ambienti sanitari della clinica Maddalena di Palermo dove era in cura per un tumore. Nella scheda di accettazione della clinica è scritto “Prestazioni multiple – infusione di sostanze chemioterapiche per tumore”. Che ci fosse qualcosa di anomalo oggi in clinica i pazienti in fila per entrare l’hanno capito vedendo decine di carabinieri del Ros a volto coperto che presidiavano la struttura. Nessuno, per ore, è potuto entrare. Solo in mattinata si è scoperto che era in corso un blitz per la cattura del boss mafioso
Matteo Messina Denaro è stato ricoverato per sei volte in day hospital negli ultimi due anni con il falso nome di Andrea Bonafede. Tanto che ogni volta che tornava per le chemioterapie, portava regali per tutti: “Era molto generoso, come i pazienti più facoltosi”, racconta sotto shock un camice bianco che chiede di restare anonimo

 

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Matteo Messina Denaro, la prima diagnosi di cancro nel 2020 e quella foto col medico a Palermo

Dalla sua cartella clinica si evince come il boss trapanese abbia subito il primo intervento chirurgico nel novembre del 2020 a Mazara del Vallo. Poi invece una seconda operazione nel maggio del 2021 a La Maddalena, dove si è sottoposto a diversi cicli di chemioterapia in day hospital.

La prima volta è stato operato in piena pandemia all’ospedale Abele Ajello di Mazara del Vallo – precisamente il 13 novembre del 2020 – per un “adenocarcinoma mucinoso del colon”, cioè una forma aggressiva di tumore che attacca il tratto terminale dell’apparato digerente. Questo si evince leggendo la cartella clinica di “Andrea Bonafede”, alias Matteo Messina Denaro. Il documento è firmato da un patologo dirigente dell’Asp di Trapani all’ospedale Vittorio Emanuele II di Castelvetrano, sua città natale.
Da qui il superboss inizia il suo percorso nella lotta al cancro che lo porterà a curarsi a Palermo, nella clinica dove è stato arrestato ieri mattina. Ed è proprio a La Maddalena che Messina Denaro – sempre col nome di Andrea Bonafede – viene sottoposto a un secondo intervento il 4 maggio del 2021 per “l’asportazione di noduli a livello del peri toneo sottodiaframmatico destro per metastasi”. Il tumore di cui è affetto Messina Denaro è aggressivo “ulcerato, con pattern di crescita di tipo infiltrativo”. “La neoplasia – si legge – infiltra la parete delle viscere a tutto spessore, interessando anche la sottosierosa e focalmente la sierosa”. Dunque gli vengono prescritti dei cicli di chemio. Che effettua nella struttura di San Lorenzo dove, pare, viene ricoverato almeno 6 volte negli ultimi due anni in day hospital. “Faceva la chemio con me ogni lunedì. Stavamo anche nella stessa stanza, era una persona gentile, molto gentile”. Così una donna racconta di aver condiviso le sedute di chemioterapia con l’ex Primula Rossa. E Messina Denaro a quanto pare aveva “legato” anche con i medici che l’avevano in cura. Tant’è che nelle ultime ore sui social è saltata fuori una foto dove l’ultimo dei Corleonesi appare sorridente accanto a un medico dell’ospedale La Maddalena (che non risulta indagato).

 

Matteo Messina Denaro con un medico della clinica La Maddalena

Il selfie con Messina Denaro diventa virale: il medico rischia una sanzione disciplinare

La foto risale a un anno fa, quando il boss fu operato alla clinica “La Maddalena”. Dopo il suo arresto, il chirurgo ha inviato lo scatto via WhatsApp a pochi colleghi e qualcuno l’ha postata sui social Un selfie con il boss Matteo Messina Denaro, scattato in corsia più di un anno fa, diventa virale su WhatsApp e inguaia un giovane chirurgo de “La Maddalena” di Palermo, che rischia ora un procedimento disciplinare. Lo scatto, che nel giorno della cattura ha fatto il giro dei cellulari di medici e sanitari, lo ritrae abbracciato al latitante arrestato, in cura sotto la falsa identità di Andrea Bonafede.

 

 

 

 

Arresto Messina Denaro, una paziente della Maddalena: “Facevo chemio ogni lunedì con lui”

“Faceva la chemio con me ogni lunedì. Stavamo anche nella stessa stanza, era una persona gentile, molto gentile”. Così una donna, in un video di Tv2000 anticipato stasera dal Tg2000, racconta di aver condiviso le sedute di chemioterapia con Matteo Messina Denaro all’interno della clinica privata ‘La Maddalena’ di Palermo in cui stamane il boss mafioso è stato catturato dai carabinieri del Ros.

Nel video, che sarà trasmesso integralmente dal programma ‘Siamo noi’ domani 17 gennaio alle ore 15.15, le parole della paziente: “Ci sono anche mie amiche che hanno il suo numero di telefono. Lui mandava messaggi a tutti. Ha scambiato messaggi con una mia amica fino a questa mattina. Lei è ora sotto shock a casa”. 

“Lui veniva chiamato Andrea”, prosegue la donna. “Ho fatto la chemio con un boss, incredibile – ripete la signora nel video di Tv2000 – ho fatto terapia da maggio a novembre. Abbiamo fatto la terapia insieme per tutta l’estate e lui veniva anche con la camicia a maniche lunghe”. PALERMO TODAY

 

 

“Mi chiamo Messina Denaro”: l’audio del boss | Video

 

 


Messina Denaro e il giallo del selfie in clinica

In una foto i sorrisi durante le cure. I racconti dei pazienti: «Mandava messaggi a tutti»

Al momento è un giallo. Ma quella foto che rimbalza nelle chat, se confermata, racconterebbe molto meglio di tante parole gli ultimi tempi da latitante di Matteo Messina Denaro. Un signore, dice chi frequenta la clinica in cui è stato arrestato, gentilissimo, elegante, col parlare forbito seppure con un accento trapanese, spesso col foulard al collo come appare in una vecchia foto in possesso degli investigatori. Insomma, un vero e proprio dandy, così com’era stato descritto nella leggenda che ha accompagnato la sua latitanza.

Messina Denaro, il vicino di casa del boss racconta le sue abitudini

Messina Denaro era arrivato alla Maddalena nel gennaio 2021. Il 13 novembre 2020 era stato operato per un cancro al colon nell’ospedale “Abele Ajello” di Mazara del Vallo. Il boss, alias Bonafede, aveva un medico curante a Campobello di Mazara che sicuramente gli ha fatto una prescrizione di accompagnamento. Nella clinica palermitana i medici gli hanno fatto una risonanza magnetica scoprendo che metastasi al fegato.


L’operazione

Il “male” non è stato estirpato. Cominciano allora quattro cicli di chemio da gennaio ad aprile sul paziente che risulta pesare 68 kg per 177 cm di altezza. Il 4 maggio 2021 viene operato per la resezione di alcune metastasi. Lui si raccomanda prima dell’intervento: «Forza dottore ce la facciamo. Mettetemi a posto che devo tornare in palestra». Poi ringrazia appena si risveglia. E lascia pure della latte di olio extravergine di oliva per i sanitari. Per loro è un paziente come tutti gli altri. Alcuni si fanno pure dei selfie con lui. Cominciano quindi altri cicli di chemioterapia: 12 nel 2021 e 10 nel 2022. E deve continuare anche quest’anno.

Messina Denaro, la testimone: “Faceva le chemio con me. Le mie amiche hanno il suo numero”

I racconti
Ma com’era Messina Denaro secondo chi lo ha visto e ha parlato con lui in questi anni per ragioni professionali mediche senza sapere che fosse il ricercato numero uno d’Italia? Un uomo elegante, che in reparto aveva la giacca da camera, metteva soprabiti in pelle con camicie stile hawaiano, parlava del suo amore per le donne. Aveva detto di avere due figlie che però vivevano fuori e di non avere altri parenti. Le restrizioni per il Covid non hanno fatto peraltro sorgere sospetti durante il ricovero perché l’uomo non riceveva visite in quanto i familiari non sarebbero potuti entrare.

La profezia del prestanome dei boss Graviano su Messina Denaro che ha anticipato l’arresto.

Anche i pazienti che lo hanno conosciuto lo ricordano come una persona affabile. A una donna che faceva chemio con lui avrebbe pure chiesto il numero di cellulare. «Stavamo nella stessa stanza – ha raccontato – era una persona gentile, molto gentile». E poi aggiunge: «Ci sono anche mie amiche che hanno il suo numero di telefono, lui mandava messaggi a tutti. Ha scambiato messaggi con una mia amica fino a questa mattina».


Intervista a Alfonso Sabella: “Messina Denaro boss spietato che va curato come tutti i cittadini”

 


“Matteo Messina Denaro operato agli occhi sotto falso nome”, 4 anni fa la confessione del pentito Spatuzza