ALFREDO MORVILLO : “Non ci sto”

 

23.5.2023 PALERMO, tensioni e scontri nel giorno della commemorazione di Capaci. Tre poliziotti feriti da un manifestante.



ALFREDO MORVILLO: «MARIA FALCONE VEDE LAGALLA? NON CI STO, SERVE INTRANSIGENZA CONTRO CHI TOLLERA I MAFIOSI»

Alfredo Morvillo, magistrato, fratello della moglie di Giovanni Falcone, ed ex Procuratore di Trapani, scrive a Repubblica dopo l’incontro fra il Sindaco di Palermo Roberto Lagalla e Maria Falcone.
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Caro direttore, avendo appreso dal suo giornale del clamoroso riavvicinamento della professoressa Maria Falcone al sindaco Lagalla, le sottopongo una mia breve riflessione.
Ancora un episodio tipico di una Palermo che non trova il coraggio di posizioni di chiusura intransigente verso scelte inaccettabili in tema di lotta alla mafia.
Poco importa chi siano i singoli protagonisti di questa triste storia infinita di una città, che non riesce ad acquisire una mentalità di grande rigore verso tutto ciò che ha anche il più lieve odore di mafia. Contano le idee, conta l’atteggiarsi di una Palermo che ancora oggi riconosce legittimazione etica, sociale e politica a chi l’ha tradita, schierandosi al fianco della mafia.
Dalle pubbliche istituzioni i cittadini dovrebbero ricevere messaggi di chiusura intransigente verso tutto ciò che riecheggia il ben noto compromesso mafioso. Nella nostra Palermo tutto ciò non accade: arrivano sistematicamente messaggi di pacifica convivenza con ambienti notoriamente in odore di mafia. Questa Palermo (fortunatamente con le dovute eccezioni, purtroppo silenziose) non conserva nel suo cuore e nella sua mente alcuna traccia del sacrificio di quei tanti uomini e donne che per la lotta alla mafia hanno dato la vita.
Alfredo Morvillo
 

I precedenti

18.4.2017 I Morvillo fuori dalla Fondazione Falcone: “Francesca e Giovanni mai stati uniti nel ricordo”

Non una polemica tardiva per la trasposizione della salma di Giovanni Falcone a San Domenico ma solo la “presa d’atto definitiva” del mancato raggiungimento di quello che dovrebbe essere l’obiettivo della fondazione Giovanni Falcone-Francesca Morvillo, e cioè “unire nel ricordo delle manifestazioni organizzate chi è stato unito nella vita”. Così Alfredo Morvillo, fermo nella sua decisione di non voler alimentare alcuna polemica nei confronti della famiglia Falcone, si limita a spiegare la decisione sua e di sua madre di abbandonare definitivamente il consiglio della Fondazione e dunque di togliere il nome della sorella. Una decisione che, alla vigilia del venticinquesimo anniversario della strage di Capaci che quest’anno verrà ricordato con due giorni di manifestazioni di respiro internazionale, inevitabilmente apre comunque una polemica che “addolora” Maria Falcone che risponde dicendo: ” Per me Francesca rimarrà sempre Francesca Falcone ed è sempre in cima al nostro ricordo”.
Alfredo Morvillo però ci tiene a far sapere che la decisione della sua famiglia di abbandonare la Fondazione è solo la conclusione di un percorso iniziato nel 2011 dopo una serie di incomprensioni all’interno del consiglio della Fondazione, scaturite in sostanza dalla pochissima attenzione dedicata in tutti questi anni nel corso delle manifestazioni al ricordo della figura della sorella. Da qui la sola dichiarazione del magistrato: ” Le nostre dimissioni dalla Fondazione risalgono al 2011, dunque ben prima della trasposizione della salma del dottor Falcone al Pantheon, una decisione sulla quale abbiamo poi temporeggiato su invito di tanti amici e colleghi ma che adesso abbiamo ritenuto di dover rendere definitiva perchè Francesca e Giovanni, uniti nella vita e nella morte, non lo sono mai stati nel ricordo nelle tante manifestazioni organizzate dalla Fondazione”.
Maria Falcone, che si dice stupita dalla decisione della famiglia Morvillo, sottolinea il profondo legame che ha sempre avuto con la cognata: “Francesca per me è sempre una ferita. Togliere Giovanni dalla tomba di famiglia per me è stato un dolore ma ho voluto farlo per donarlo alla memoria collettiva del paese, ho lavorato 25 anni per questo. Ancora a Natale ho fatto consacrare la nostra cappella di famiglia a Giovanni e Francesca. Questa è una decisione che mi addolora profondamente. Credo che così facendo la famiglia Morvillo cancelli definitivamente la memoria di Francesca”.
Per quest’anno sono moltissime le manifestazioni previste dalla Fondazione anche per il 22 maggio quando a Palazzo di giustizia di svolgerà un convegno internazionale di magistrati in ricordo della figura di giurista di Giovanni Falcone. Sarà presente anche una delegazione dell’Fbi con il nuovo capo. Prevista anche una maratona con i grandi nomi dello sport. Il 23 poi, nell’aula bunker, alla cerimonia istituzionale dovrebbe essere presente anche il Capo dello Stato Mattarella e i ministri della giustizia Orlando, dell’Interno Minniti, della pubblica istruzione Fedeli.
Il ricordo di Francesca Morvillo sarà affidato ad una serata organizzata il 22 a Palazzo di giustizia dalla Anm di Palermo con la recita di un’ode a lei dedicata opera della scrittrice Concetta Brancato. LA REPUBBLICA 


18.4.2017 Maria Falcone, mi spiace Morvillo fuori da Fondazione

Sorella magistrato, spero in un ripensamento

   “A noi spiace quanto è successo.  E’ da due anni che abbiamo cercato una mediazione per evitare la decisione della famiglia Morvillo di uscire dalla Fondazione che è stata ratificata dal consiglio”.
Lo dice Maria Falcone, sorella di Giovanni Falcone morto nella strage di Capaci, il 23 maggio ’92, con la moglie Francesca Morvillo e tre poliziotti della scorta, commentando la notizia pubblicata dal Corriere della sera: il fratello e la madre della moglie di Falcone lasciano la fondazione “Giovanni Falcone e Francesca Morvillo” ritirano il nome della congiunta ed escono dal consiglio direttivo.
Maria è la presidente della fondazione. Da anni si parla di incomprensioni tra le famiglie dei due magistrati uccisi dalla mafia e la goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso sarebbe stato lo spostamento della bara di Giovanni Falcone dal cimitero Sant’Orsola, dov’era in una tomba con la moglie, alla basilica di San Domenico il Pantheon dei siciliani illustri, nel 2015.    ANSA 18.4.2017


Messina Denaro e le polemiche: l’antimafia non sorride mai

I cattivi piangono, ma i buoni non sorridono mai. Viene catturato Matteo Messina Denaro, dopo una latitanza trentennale, grazie a uno splendido colpo investigativo. Uno si aspetta il giubilo commisurato al peso criminale del personaggio. Invece, quello che tutti, quando non era ancora compiuto, avrebbero definito il più clamoroso arresto degli ultimi anni, si è come successivamente dissolto e banalizzato, nel giudizio di troppi, nel suo divenire realtà.

Proprio come una sorta di strano meccanismo psicologico che toglie valore a ciò che si è, finalmente, concretizzato. Per non parlare dei sospetti, così, tanto per sospettare a vanvera, senza elementi di conforto. L’attitudine a porsi delle domande è sacrosanta, purché ci si basi su dati di fatto. Al contrario, si è assistito all’insorgere di una sfiducia morbosa, qualunquista e ingenerosa nei confronti di chi ha lavorato notte e giorno per assicurare alla giustizia un latitante di prima grandezza, nella classifica dell’orrore mafioso.

Correttamente, il procuratore di Palermo, Maurizio de Lucia, ha annotato:“Non c’è stato nemmeno il tempo di ringraziare le forze dell’ordine che già si sentiva di ombre sull’ attività investigativa condotta. Ciascuno può fare i commenti che vuole, d’altronde esistono anche i terrapiattisti, ma le speculazioni devono fermarsi davanti ai fatti”.

Già il professore Costantino Visconti aveva detto a LiveSicilia.it: “Ci fa paura la prospettiva di vivere senza mafia. Come se non potessimo psicologicamente rinunciare a un punto di riferimento anche negativo, a una orrenda certezza, ma pur sempre certezza. C’è una radice di fondo, un vaso comunicante tra chi sta dalla parte dei cattivi e alcuni che, stando dalla parte dei buoni, non riescono a non riempire ogni evento di retro-pensieri complottisti. Questo legame oggettivo è, appunto, la sfiducia nello Stato”. 

Nuovo giro, altra polemica, differente nello specifico e, tuttavia, profonda come una crepa. Qualche giorno fa il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, ha incontrato Maria Falcone, sorella di Giovanni, con tanto di foto social. Una ricucitura dopo le tensioni dei mesi scorsi, quando la stessa Falcone aveva aspramente criticato il candidato sindaco del centrodestra, sulla vicenda dei cosiddetti ‘impresentabili’. “E’ inaccettabile – diceva la professoressa Falcone – che in una città che per anni è stata teatro della guerra che la mafia ha dichiarato allo Stato e che ha contato centinaia di morti sia ancora necessario ribadire che chi si candida a ricoprire una carica importante come quella di sindaco e qualsiasi altra carica elettiva debba esplicitamente prendere le distanze da personaggi condannati per collusioni mafiose”.

Ancora una volta il riferimento scontato – scrivemmo allora – era a Totò Cuffaro, condannato per favoreggiamento di Cosa nostra, e a Marcello Dell’Utri, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. Il primo alleato, nel centrodestra, il secondo simpatizzante di Lagalla.

Ieri, una lettera pubblicata da ‘Repubblica’ ha registrato il cocente disappunto del giudice Alfredo Morvillo, fratello di Francesca: “Caro direttore, avendo appreso dal suo giornale del clamoroso riavvicinamento della professoressa Maria Falcone al sindaco Lagalla, le sottopongo una mia breve riflessione. Ancora un episodio tipico di una Palermo che non trova il coraggio di posizioni di chiusura intransigente verso scelte inaccettabili in tema di lotta alla mafia. Poco importa chi siano i singoli protagonisti di questa triste storia infinita di una città, che non riesce ad acquisire una mentalità di grande rigore verso tutto ciò che ha anche il più lieve odore di mafia”.

Una posizione durissima, chiosata dalla replica di Maria Falcone: “Una volta che i cittadini l’hanno eletto, Lagalla è il capo dell’amministrazione. Non legittimo nessuno. Lo hanno legittimato gli elettori. Giovanni mi ha lasciato un insegnamento. Le istituzioni vanno rispettate e Lagalla è il sindaco di Palermo”.

Quali che siano i pensieri circa il terrapiattismo sulla cattura di Messina Denaro o sull’ennesimo squarcio nel fronte dei buoni, di coloro, cioè, che dovrebbero portare, con spirito di condivisione, il vessillo della memoria e della militanza, l’evidenza delle cose appare sconsolante. La mafia sta, verosimilmente, abbastanza male, grazie ai colpi inferti dagli onesti servitori dello Stato. Ma l’antimafia non sta affatto bene. O, perlomeno, non sorride mai. (Roberto Puglisi 31.1.2023 LIVE SICILIA)